
Il confine sottile tra l’analisi e la dietrologia. La storia di Limes rassicura, e le valutazioni di Luciano Pollichieni quando sostiene che per comprendere il senso di queste notizie bisogna valutarne il tempismo accade nel contesto nelle relazioni russo-africane è decisamente convincente. Proviamo a farlo assieme.
1, Putin assente ai BIRCS. Evitando di presenziare di persona al vertice di Johannesburg (solo in video), Putin salvaguarda la linea africana del ‘non allineamento’ che poteva essere pregiudicata dalla non esecuzione sudafricana del mandato d’arresto della Corte penale internazionale. In più, evita, la sovraesposizione che sta travolgendo il collega ucraino.
2, Wagner in Africa. La conferma del Wagner nella Repubblica Centrafricana che mette a tacere i timori di un possibile abbandono del continente da parte dei mercenari russi dopo l’ammutinamento in patria. Come sempre ‘nel mondo di Wagner’, «resta da capire chi e perché abbia davvero preso questa scelta tra Prigožin e il Cremlino».
3, l’accordo sul grano. L’uscita dall’accordo di Istanbul sul grano è più direttamente legata al vertice di San Pietroburgo, dove il presidente russo, avrà facilità a spiegare che è l’Occidente ad accaparrarsi il grano che comunque c’è, ma che viene sottratto con l’escalation dei prezzi all’Africa poi povera. Ma come per il gas, anche per il suo grano la Russia userà una politica di favore.
L’annullamento sostanziale dell’intesa per garantire le esportazioni di cereali dai porti ucraini ha riproposto il problema della dipendenza delle economie africane dalle importazioni alimentari. I tecnici della Mauritania hanno già denunciato l’aumento del costo del grano e la possibilità di trovare gli scaffali vuoti per i consumatori locali.
Più grave la situazione in Nigeria. Il nuovo presidente Bola Ahmed Tinubu ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, prima volta nel Paese ma forse nel mondo per la sicurezza alimentare. Questo s’inserisce in un momento particolarmente complesso per Abuja, la capitale, dove la combinazione tra aumento del costo del grano e cancellazione dei sussidi sulla benzina rischiano di agitare le piazze.
Il Corno d’Africa una delle aree a rischi elevatissimo. Somalia e Sudan, entrambi in preda a una guerra civile endemica che si trascina, dipendono rispettivamente per il 68% e il 79% del loro fabbisogno alimentare dalle importazioni estere. Non è quindi un caso se persino il presidente dell’Unione Africana Moussa Faki Mahamat uno dei più osservanti sostenitori del non allineamento sulla guerra d’Ucraina, abbia rotto gli indugi ed espresso via Twitter la sua preoccupazione per la fine dell’accordo.
La rottura di Mosca dell’accordo sul grano ucraino a una settimana dal vertice Russia-Africa di San Pietroburgo, offre diverse possibili letture politiche anche maliziose. Ma Mosca ripete le accuse all’Occidente ricco che accaparra, mentre la disponibilità russa difende la sicurezza alimentare del continente. Probabili accordi bilaterali per l’export di grano e fertilizzanti in Africa col Cremlino ad attrarre liquidità.
Scenario geopolitico, rafforzare il peso diplomatico, economico e di sicurezza di Mosca in Africa con un messaggio oltre la guerra in Ucraina: il multilateralismo anche economico anti Occidental-coloniale americano.