Il ministero della salute ha disposto l’obbligo di sottoporsi a tampone anti Covid a tutti i passeggeri in arrivo dalla Cina. Prima del ministero la Regione Lazio aveva disposto i test per chi sbarca a Fiumicino da Pechino o Shanghai. Stessa linea era stata adottata martedì dalle autorità sanitarie della Lombardia per l’aeroporto di Malpensa. «Su un volo proveniente da Pechino il 52% dei passeggeri è stato trovato positivo al Covid» ha detto l’assessore alla sanità della Lombardia Guido Bertolaso. Peccato che la maggior parte dei cittadini cinesi non viaggino verso l’Europa con voli diretti e non sono quindi controllati
C’è preoccupazione da parte delle autorità sanitarie mondiali per la situazione dei contagi in Cina. Dai dati elaborati dagli istituti occidentali di analisi sanitaria, come la britannica Airfinity, quasi 1 cinese su 5 risulterebbe positivo, le terapie intensive sarebbero sature di pazienti e il numero dei morti avrebbe superato i 5.000 al giorno, come racconta sul Corriere Guido Santevecchi.
L’abbandono della politica «zero Covid» da parte della Cina, ormai definitivo, sta per segnare ulteriori passi con relative minacce sanitarie: dall’8 gennaio Pechino riprenderà l’emissione e il rinnovo dei passaporti per l’estero e già alla notizia, la ricerca di aerei e destinazioni all’estero si era moltiplicata per dieci rispetto all’anno scorso. Oltre all’apprensione per i malati gravi in Cina, allarme anche per la possibilità che una tale diffusione del virus generi nuove varianti anche più letali.
Perché nuove varianti? «I coronavirus -spiega sul Corriere Paolo Bonanni, epidemiologo, all’Università di Firenze- ogni volta che si riproducono fanno degli ‘errori’ chiamati ‘mutazioni’. Nella maggior parte dei casi le mutazioni non determinano cambiamenti importanti nella struttura del virus. Tuttavia, in termini probabilistici, più un virus circola più è probabile che nascano varianti significative, con caratteristiche di maggiore diffusività o patogenicità». Un azzardo modello slot machine: più tentativi vengono fatti, più è elevata la probabilità che emerga una combinazione più diffusiva, o anche più aggressiva del virus.
Ulteriore allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla situazione in Cina. Dalla politica «zero Covid» la popolazione non ha quasi avuto precedenti esposizioni al virus e ha sviluppato poca immunità. Pochi gli anziani vaccinati (solo il 48 per cento dei cinesi tra i 70 e i 79 anni e il 20 per cento degli over 80 hanno ricevuto tre dosi) e i vaccini tra i meno efficaci. In base alle stime disponibili, quindi, solo il 25% della popolazione cinese avrebbe un qualche grado di immunità a Omicron, in confronto, in Italia l’84,4% della popolazione è vaccinato, senza considerare i guariti.
«Ed ancora rimane una pandemia», avverte David Quammen, divulgatore scientifico statunitense. «Il virus è ovunque, continua ancora a trasmettersi velocemente e in maniera invisibile da persona a persona, provoca gravi disfunzioni nei soggetti sensibili, ed è causa di decesso, circa 1.500 morti ogni giorno nel mondo, al momento in cui scrivo questo articolo. Se questo non è una “pandemia”, cos’altro può esserlo?».
Joe Biden aveva rilasciato dichiarazioni il cui messaggio era, ‘La pandemia è finita’. Commenti secondo cui il virus sarebbe entrato nella sua fase ‘endemica, che vuol dire che il Covid è con noi e ci resta, in una condizione presumibilmente meno grave e allarmante della pandemia. Ma cosa significa per un virus diventare ‘endemico‘? Significa che quella cosa che sappiamo pericolosa si è stabilizzata in maniera permanente nel mondo. «Il concetto di endemicità non descrive una soluzione a lungo termine per il Covid-19. È piuttosto il nome dato ad un atteggiamento fatalista che riflette l’assenza di una soluzione di lungo termine».
Altra falsa rassicurazione diffusa, è che questo virus, come altri prima, diventerà meno virulento col passare del tempo, man mano che raggiungerà uno stato di convivenza con i suoi ospiti umani. Domerà la sua ferocia e diventerà solo un fastidio, come i virus che causano un banale raffreddore. Ma la nozione secondo cui i virus evolvano sviluppando una minore virulenza negli esseri umani è erronea. Se una variante più mite del virus si dimostra più efficace in termini di trasmissione e se infetta più persone e più rapidamente, questa variante si diffonderà e diventerà prevalente. Forse ucciderà di meno ma moltiplicando gli infettati i conti non tornano affatto.
Probabilmente non riusciremo mai ad estirpare del tutto questo virus dalla popolazione umana, avverto gli scienziati. Si siamo riusciti con il vaiolo, ma non è ancora successo con il virus del morbillo o con il virus della poliomielite, nonostante decenni di costosissimi tentativi. «Inoltre, morbillo e poliomielite sono virus esclusivamente umani, e non nascondersi anche in animali –spiega l’esperto-. Come lo fa invece il dannato SARSC Covid che sappiamo ha contagiato anche cani, gatti, tigri, leoni, leopardi delle nevi, gorilla, criceti e visoni, per citare solo alcuni mammiferi».
Imparare a gestire il nuovo virus limitandone gli spazi d’azione, come abbiamo fatto con la poliomielite, il morbillo e di altri nemici virali. La scienza e una efficiente sanità, e non i tagli continui che vediamo colpire sanità pubblica e ricerca universitaria ancora oggi. E anche una sollecitazione che riguarda noi che scriviamo.
Riempiendo le onde radio-tv e gli spazi digitali con forme di giornalismo attento e riflessioni razionali che possano contrastare la disinformazione e le menzogne diffuse spesso in maniera melodrammatica, ed infine educando i nostri figli, fin da piccoli, alle meraviglie e alle realtà della scienza, alla storia, e al pensiero critico.