La ‘Forza spaziale’ era stata creata nel 2019 da Trump con il compito di elaborare strategie e sistemi militari in questo settore. Insomma, potenziare le operazioni americane nel cosmo. Mentre allo Space Command, vero e proprio comando militare, è assegnato il ruolo di difendere il territorio americano da minacce provenienti dalla Spazio. La Space Force degli Stati Uniti in Corea del Sud, il primo centro di questa ‘branca’ delle Forze armate Usa operativo in un paese straniero, segnala su Limes Giorgio Cuscito. E la scelta geopolitica non è certo casuale.
La nuova unità è almeno ufficialmente incaricata di coordinare operazioni e servizi come l’allarme in caso di lanci missilistici nemici, comunicazioni e navigazione satellitare. Competenze un po’ confuse con lo Space Command, ma serve a Washington per mettere pressione a Cina e Corea del Nord, rassicurare gli alleati nell’Indo-Pacifico, accrescere con questi ultimi la collaborazione tecnologica e fare raccolta informativa.
«Certamente P’yŏngyang sarà un’osservata speciale in virtù delle sue imperiture ambizioni nucleari e dei periodici lanci di vettori in direzione del Giappone», sottolinea Limes. Ma la partita più grande è quella con Pechino. «La Repubblica Popolare non può diventare una potenza spaziale senza prima aver conseguito il controllo del Mar Cinese Orientale e Meridionale», dicono gli esperti. Molto distanti dalla costa per proteggere le infrastrutture militari nel cuore del territorio cinese. E Pechino, dice lo spionaggio, lo sta facendo. «Valgono come esempio le basi di lancio sull’isola di Hainan (che ospita anche sottomarini nucleari), ad Haiyang (vicino Pechino e rivolta verso la Corea del Sud) e l’uso di piattaforme galleggianti per la messa in orbita di vettori».
E alla Cina serve ‘una cornice tecnologica’ per dominare le ‘orbite basse’ (spazio aereo e lancio di missili). «Il loro controllo condiziona qualunque operazione militare», e tutti pensano a Taiwan. Ecco quindi i progressi cinesi nell’esplorazione del cosmo. Lo scorso novembre Pechino ha completato la costruzione della stazione spaziale Tiangong». E ora la farà crescere in vista di missioni sulla Luna.
La Repubblica Popolare sta intensificando la messa in orbita di satelliti a uso civile e militare. Nel 2022 ha compiuto oltre sessanta lanci. Anche di dispositivi appartenenti al ‘sistema Yaogang’, ufficialmente dedicati alla ricerca scientifica ma probabilmente –accade ovunque e sempre-, impiegati anche a fini bellici. Anche se non tutto fila sempre liscio.
A metà dicembre LandSpace Technology, società privata cinese rivale dell’americana SpaceX, non è riuscita lanciare un satellite montato su un razzo alimentato con metano liquido, grande innovazione, che però non ha funzionato. Un sollievo per la società di Elon Musk, visto che nessun altro paese è stato in grado di lanciare avvalendosi di quel carburante, più pulito rispetto ai propellenti solidi o all’idrogeno liquido.
Il settore privato spaziale cinese è in forte crescita e oggi conta 95 mila aziende, tutte coinvolte . nel processo di “fusione” (ronghe) tra industria militare e civile, così da favorire il trasferimento tecnologico verso le Forze armate e colmare più rapidamente il divario con gli Stati Uniti nell’esplorazione del cosmo. E soprattutto da questo a dipende la crescente presenza della Space Force nell’Indo-Pacifico.