‘Guerra mangia guerra’, la sintesi brutale. «Tutto il resto è scomparso, dietro i riflettori puntati sull’Ucraina e poi sul Medio Oriente. Il secondo escludendo il primo dall’attenzione del mondo ed entrambi mettendo sotto il tappeto tutte le guerre che si combattono. Guerre dimenticate, o meglio nascoste».
Qualcuno la chiama ‘distrazione di massa’, decisamente crudele visto che in gioco ci sono migliaia di vite umane spente e di altre migliaia a rischio. Crudele forse, ma certo uno scenario realistico visto che crisi altrettanto sanguinarie «resteranno anche nell’anno che sta arrivando destinate ad appelli che cadono nel silenzio più assordante». Come il mancato ‘cessate il fuoco’ a Gaza.
Nel 77esimo giorno della guerra tra Israele e Hamas il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza è salito a 20.057 morti e 53.320 feriti. A Gaza un quarto della popolazione rischia di morire di fame, denunciano varie agenzie delle Nazioni Unite. «Procurarsi del cibo nell’enclave, dove il 90% della popolazione è sfollata, è più difficile di quanto sia stato negli ultimi anni in Afghanistan o in Yemen, Paesi tra i più disperati al mondo», denuncia Anna Maria Brogi.
93% della popolazione alla fame, 500mila fame da morire
L’intera popolazione di Gaza, 2,3 milioni di persone, è in crisi alimentare – analizza il rapporto – e oltre 576.600 persone vivono la carenza di cibo a livelli catastrofici. «Non ho mai visto qualcosa delle dimensioni di quanto sta accadendo a Gaza. E a questa velocità», ha dichiarato Arif Husain, capo economista del Programma alimentare mondiale dell’Onu.
Le bombe che uccidono nel raggio di 300 metri, di cui ci ha scritto Orteca, mentre l’offensiva prosegue, sul terreno e dal cielo, ci informano le agenzie stampa. E l’esercito israeliano ha chiesto ai residenti di Bureji, nel centro della Striscia, di evacuare al Sud e dirigersi verso i campi profughi di Deir al-Balah. Segnale che, dopo aver praticamente distrutto il Nord, le truppe stanno scendendo in profondità nell’enclave. Mentre la controffensiva ucraina non è riuscita a ribaltare le sorti del conflitto che ora si trova in una preoccupante situazione di stallo.
Nel 2023, anche se hanno fatto decisamente meno notizia, Sudan e Myanmar sono stati teatro di due guerre civili rovinose, causa di diffuse atrocità e crimini di guerra. Entrambi i Paesi sono sprofondati in una spirale di crisi umanitarie.
Sempre durante l’anno che sta per concludersi, l’Africa subsahariana è stata segnata da una serie di golpe militari – Gabon e Niger, in passato Burkina Faso, Mali e Guinea – oltre ai crescenti flussi migratori dal Continente – come conseguenza dell’instabilità sociale e delle pressioni economiche post-pandemia.
Un elenco lungo con analisi necessaria che Alberto Negri ci proporrò domani. Con questo piccolo assaggio. Hezbollah Golan e Libano, per restare in Medio Oriente. La Siria e l’ex Isis mai morta, La Turchia anti curda. La Mesopotamia offesa e lacerata. L’Afghanistan tradito. Bahrein, Marocco e Arabia Saudita. E il Sinai d’Egitto pensato come futuro campo di prigionia palestinese.