Prima i fatti, sconvolgenti e ancora con pochi dettagli, poi il tempo delle congetture se non sarà subito tragedia. Ripetiamo la successione degli avvenimenti. Oggi cade il quarto anniversario della uccisione del Generale Qassem Soleimani per mano statunitense in Iraq, e migliaia di persone si erano radunate a Kerman, dove il personaggio molto popolare e amato, è sepolto, quando ci sono state delle esplosioni sulla strada che porta al cimitero di Kerman dove si doveva celebrare una cerimonia in suo onore.
Due distinte esplosioni a distanza di tempo e di luogo tra di loro, stesso affollamento e stesso bersaglio per la strage. La prima esplosione è avvenuta a 700 metri e la seconda a un chilometro di distanza dalla tomba del generale Soleimani. L’Irna ha anche citato una fonte secondo cui i due pacchi esplosivi o gli ordigni comunque occultati sono esplosi a cinque-dieci minuti l’una dall’altra. Finora nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità delle esplosioni.
«I terroristi dietro l’esplosione nel cimitero di Kerman sono mercenari di potenze arroganti (termine che l’Iran usa per gli Stati Uniti e i suoi alleati) e saranno certamente puniti», ha dichiarato il capo della magistratura iraniana, Gholamhossein Ejei, citato da Irna. «Dopo aver fallito nel mettere in sicurezza il Paese attraverso diversi complotti -riferimento quasi esplicito ad Israele-, i terroristi hanno tentato di vendicarsi del popolo iraniano. Provano un profondo odio verso il movimento di Resistenza e il generale Soleimani».
«Questi terroristi brutali e dal cuore malvagio e i loro governanti assassini dovrebbero sapere che anche a causa di queste mosse maligne l’Iran non smetterà mai di sostenere le sue sacre cause», ha sottolineato Ejei, ed è una promessa su cui il mondo farà bene ad interrogarsi, cercando di capire e di collegare almeno tra di loro, eventi diversi ma non estranei tra loro.
Ad allarmare il mondo, l’inevitabile collegamento almeno temporale con l’attacco israeliano di ieri notte in Libano contro la base Hezbollah dove era rifugiato il numero due di Hamas Saleh Aruri, ucciso con un drone. Otto giorni prima, vigilia del nostro Natale, ucciso in Siria in un attacco sempre israeliano il generale dei pasdaran Razi Moussavi, lì con ruolo diplomatico. E già stamane, con l’assassinio di Aruri, una temuta guerra regionale -denunciavano in molti «è più vicina». In attesa dell’intervento del leader sciita Nasrallah, sul fronte delle milizie Hezbollah, quella guerra estesa ora è «molto più vicina».
La notizia dell’attacco terroristico in Iran sull’Israeliano Haaretz, conferma il sospetto collegamento tra i diversi avvenimenti. «Giorno 89 della guerra Israele-Hamas | Iran: almeno 103 persone uccise in un ‘attacco terroristico’ vicino alla tomba di Soleimani; Nasrallah di Hezbollah affronterà lo sciopero di Beirut (dopo l’uccisione del vertice di Hamas). Hezbollah afferma che Saleh al-arouri ha ucciso ‘ non rimarranno senza risposta». Ed ecco cosa riporta Haaretz del lungo intervento di Nasrallah alla tv libanese.
Nasrallah ha affermato che tutte le organizzazioni coinvolte nella guerra agiscono in modo indipendente e non ricevono ordini dall’Iran. «Ogni organizzazione o paese nell’asse della resistenza gode di indipendenza in ogni decisione strategica, nessuno è obbligato o imposto. Noi nell’asse della resistenza non siamo schiavi o strumenti al servizio di un padrone». Il leader di Hezbollah ha parlato anche della causa palestinese, che è tornata nell’agenda internazionale e dell’immagine globale danneggiata di Israele. di fatto un intervento moderato, a frenare i timori diffusi di una chiamat alla armi delle sue milizie.
Acqua sul fuoco anche da parte russa, alleata chiave di Tehran. In un messaggio di cordoglio alle autorità iraniane, il presidente russo Vladimir Putin ha condannato come «scioccanti nella loro crudeltà e cinismo gli attentati avvenuti oggi a Kerman, durante le celebrazioni per il quarto anniversario dell’uccisione del generale Qassem Soleimani da parte degli Usa». Parole di maniere affidate all’agenzia Ria Novosti, senza chiamare in causa nessun nemico da combattere.