Il «forte calo di pressione» annunciato lunedì 26 settembre dall’operatore di Nord Stream sarebbe stato causato da un attacco ai gasdotti 1 e 2. A sostenerlo sono fonti del governo tedesco, secondo le quali «un incidente è altamente improbabile»: per Berlino entrambe le linee sarebbero state «attaccate». Lo riporta il quotidiano tedesco Tagesspiegel.
La rete sismica nazionale svedese ha comunicato poi di aver rilevato ieri, due esplosioni nell’area interessata dalla fuga di gas. Una delle due ha avuto una magnitudo di 2,3 gradi ed è stata registrata in ben 30 stazioni di misurazione nel sud della Svezia. La prima esplosione è stata registrata alle 2.03 di notte e la seconda alle 19.04 di lunedì.
Bolle in superficie sul Mar Baltico. I ribollimenti al largo dell’isola danese di Bornholm hanno un diametro che va da 200 a 1.000 metri, annuncia l’esercito danese. Secondo le autorità, gli incidenti non hanno conseguenze per la sicurezza o la salute dei residenti delle vicine isole danesi di Bornholm e Christianso. Inoltre, l’approvvigionamento energetico del paese non è coinvolto.
Ipotesi attacco sottomarino
Sabotaggio. La pista ritenuta più plausibile dagli esperti, può essere stata commessa soltanto da uno Stato, sommozzatori o con un sommergibile. Secondo il quotidiano Tagesspiegel, da fonte governativa a Berlino, si dibatte su due ipotesi principali: «All’origine dell’agguato potrebbe esserci l’Ucraina o qualche suo alleato. Oppure un’operazione russa sotto falsa bandiera, per alimentare maggiore insicurezza e far salire i ulteriormenteprezzi del gas».
Sulla questione è intervenuta la Russia, che ha parlato di «una situazione senza precedenti che richiede un’indagine urgente». Mosca non esclude che i danni al gasdotto Nord Stream possano essere frutto di un sabotaggio. «Adesso nessuna singola opzione può essere esclusa», ha detto il portavoce del presidente russo, con maggiore prudenza di altre fonti.
«La fuga di gas dal Nord Stream 1 non è altro che un attacco terroristico pianificato dalla Russia e un atto di aggressione nei confronti dell’Ue», spara su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino. «La migliore risposta e investimento per la sicurezza è fornire «carri armati all’Ucraina. Soprattutto quelli tedeschi…», il messaggio incrociato a due bersagli.
Poche ore prima dell’inaugurazione di ‘Baltic Pipe’, che da ottobre trasporterà il gas norvegese a Danimarca e Polonia, segnala Limes, suggerendo altre ipotesi contrastanti. Queste fughe di gas creano un danno oggi nullo ma che domani può risultare grave. L’Europa dà per scontata la prossima interruzione dei flussi di gas russo e sta cercando alternative. Il danno maggiore è il rischio di un’escalation delle tensioni, ‘narrazioni confliggenti’, che se ne possono fare. Esempio immediato le forzature da Kiev e Varsavia.
La Russia ha già dimostrato di voler usare il gas come arma per fare pressione sui paesi europei e in particolare sulla Germania: «Il calcolo sinora errato del presidente Vladimir Putin che l’impennata dei costi dell’energia dovuta all’interruzione dei flussi gasieri e per le sue ricadute industriali e sociali induca Berlino e il resto dell’Ue a un ripensamento sulle sanzioni contro Mosca», la premessa di Limes.
Sabotare i gasdotti sarebbe inutile per i russi dal punto di vista pratico – basterebbe continuare a non inviare gas – salvo non immaginare una sorta di ‘strategia della tensione’ per spaventare gli europei, annota Niccolò Locatelli.
Se avesse la certezza che si è trattato di un sabotaggio russo, il segnale della disponibilità a colpire infrastrutture strategiche dei paesi dell’Unione e a spezzare anche fisicamente i legami tra Mosca ed Europa (nel consorzio proprietario di Nord Stream Gazprom è in maggioranza, ma il 49% è in mano a imprese tedesche, olandesi e francesi). E la concomitanza tra i guasti a Nord Stream e l’inaugurazione di Baltic Pipe non sarebbe una coincidenza, ma un avvertimento.
«Da qui una serie di domande inaggirabili», propone Locatelli. «Putin è pronto anche a colpire i convogli che trasportano armi occidentali all’Ucraina? O addirittura i gasdotti che trasportano gas non russo? che potrebbero portare alla conclusione che sia attualmente impossibile pensare a negoziare e bisogni ma piuttosto aumentare il sostegno all’Ucraina e la pressione sulla Russia».
Il sabotaggio e la successiva attribuzione della responsabilità alla Russia sarebbero dunque l’ennesimo complotto a stelle e strisce. Questa ricostruzione aiuterebbe a giustificare il proseguimento dell’invasione e la rottura totale dei rapporti con l’Occidente; potrebbe essere inoltre diffusa tra i filorussi d’Occidente per incrinare il fronte anti-putiniano.
Un’alternativa a questo conflitto di narrazioni sarebbe ridimensionare il sabotaggio per evitare l’escalation; questa alternativa implicherebbe la rinuncia a capitalizzare geopoliticamente l’ondata emotiva generata da episodi così allarmanti.