
«La centrale nucleare di Zaporizhzhia è rimasta isolata dalla rete elettrica, facendo temere il peggio per i suoi reattori». Ad essere isolata è stata la rete ucraina non sotto controllo russo. «Per ora il pericolo è scampato», ma non si sa bene da cosa e perché. «A un passo da un disastro radioattivo» afferma il presidente ucraino Zelensky che evidentemente diventa fonte indiretta. E il blocco dell’energia alla parte ucraina, da severa azione di ritorsione, diventa effetto un irresponsabile bombardamento russo che ha danneggiato una centrale a carbone che rifornisce di energia l’impianto. «La Russia ha messo l’Ucraina e tutti gli europei a un passo da un disastro radioattivo…», ma è ancora e sempre Zelensky.
Fonti ufficiali russe hanno però subito risposto incolpando l’Ucraina. In una telefonata con il presidente francese Macron, Putin aveva acconsentito a far ispezionare la struttura a ispettori delle Nazioni Unite che da domani saranno sul posto. Ma è da settimane che va avanti il rimpallo di responsabilità fra Russia e Ucraina, tenendo il mondo col fiato sospeso per paura di un incidente nella più grande centrale nucleare in Europa. E quanto accaduto lsa scorsa settimana, leggibile sempre in versioni contrapposte, ci dice comunque di un minaccioso uso politico militare di quella enormità nucleare creata sulla rive del Dniepr che non rassicura anche per la relativa credibilità di parti in guerra.
Dunque, per la prima volta in quarant’anni di attività (un po’ tanti, anche troppi), «I due reattori ancora funzionanti della centrale nucleare di Zaporižžja è sono stati disconnessi dalla rete elettrica», denuncia l’ente nazionale per la produzione elettronucleare ucraina Energoatom. Dopo qualche ora la linea di alimentazione all’impianto è stata ripristinata, ma Energoatom riferisce su Telegram che tutte le unità elettriche della centrale restano ancora disconnesse dalla rete nazionale. Versione russa. Contrariamente a quanto affermato dalla compagnia di Stato, la sospensione dell’immissione in rete dell’energia è stata diretta conseguenza dei colpi d’artiglieria ucraini che hanno causato incendi di vegetazione e un corto circuito tale da generare vasti blackout nelle oblast’ di Kherson e Zaporižžja
«È implausibile che le Forze armate di Mosca abbiano bombardato un’area su cui vantano il controllo dal 4 marzo 2022», afferma Mirko Mussetti su Limes.
Le perduranti schermaglie attorno alla centrale di Zaporižžja sollevano il problema dei rischi bellici, ambientali ed energetici, denunci a ancora Limes. «Il fatto che i reattori siano progettati per resistere all’impatto di un aereo di linea non cancella i rischi diretti o collaterali ai bombardamenti militari ravvicinati». E qui entrano in campo informazioni non a disposizione di tutti e conseguenti cansiderazioni politiche delicatissime. «La disinvoltura con cui le munizioni di origine occidentale vengono impiegate dal paese aggredito potrebbe indurre alcune cancellerie dell’Europa economicista a rallentare o sospendere le forniture militari a Kiev, come nel caso della Germania direttamente investita dalla crisi energetica».
La ministra degli Esteri Annalene Baerbock, verde e pacifista ma non troppo. «Vogliamo sostenere militarmente l’Ucraina con tutto ciò che abbiamo, ma purtroppo soffriamo di un’assoluta carenza di riserve. L’industria deve pertanto produrre materiali specifici per l’Ucraina». Tradotto, sempre Mirko Mussetti: «prima di infilare proiettili teutonici negli obici ucraini debbono essere ricostituiti i depositi tedeschi». Considerazione politica a seguire, «Un pronunciato rischio nucleare potrebbe indurre anche i “falchi verdi” a propendere per la sospensione temporanea del flusso di armi tedesche al fine di ridurre il rischio di danni ambientali irreversibili e schivare la complicità politica in un incidente alla centrale nucleare nella zona più fertile d’Ucraina».
Altra possibile lettura dei fatti. «Mosca potrebbe optare per mantenere la disconnessione della centrale atomica dalla rete elettrica dell’Ucraina, allacciando l’impianto in via esclusiva alla rete della Crimea». Un po’ quello che Mosca sta facendo con il gas negato all’Europa. E in vista dell’inverno, il danno sarebbe insostenibile per una Kiev dipendente dal gas russo come il resto del continente ad ovest.
Un’Ucraina anche super armata da occidente e temibile sul campo di battaglia, ma alle prese con un ormai prossimo inverno senza gas, senza l’elettricità nucleare di casa, e senza l’accesso al bacino carbonifero del Donbas. Ed è la fotografia strategica che ancora molti in occidente fanno finta di non vedere per non doverci fare i conti prima di allora.
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