È quanto hanno dedotto 82 studiosi di scienze sociali, economiche e umanistiche dell’Ipbes, la «Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici», massima autorità scientifica mondiale in tema di biodiversità, analizzando le tendenze globali della natura. Nell’ultimo rapporto, dal titolo ‘Assessment Report on the Different Value and Valuation of Nature’, presentato ieri a Roma in una conferenza organizzata dall’Ispra nella sede italiana del Parlamento Europeo, l’Ipbes avverte: «circa un milione di specie animali e vegetali (un quarto di quelle conosciute) è a rischio d’estinzione. Di queste specie, il 50% potrebbe estinguersi entro la fine del secolo in corso. Almeno mille sono minacciate nell’immediato».
Le hanno chiamate «dead species walking». Circa 500 mila specie animali e vegetali che ancora si muovono sulla terra ma che, a causa di sovra-sfruttamento, inquinamento, cambiamenti climatici e diffusione di specie aliene al loro habitat e invasive, nel lungo periodo potrebbero non sopravvivere. Nell’insieme, spiegano gli esperti, se il 9% di tutte le specie di mammiferi allevati per l’alimentazione o l’agricoltura sono state portate all’estinzione in questi ultimi secoli, il 25% delle specie animali e vegetali è minacciato di estinzione totale. In particolare tra qualche generazione umana sulla Terra potrebbe sparire oltre il 40% delle specie di anfibi, quasi il 33% dei coralli che formano la barriera corallina e dei mammiferi marini, e almeno il 10% degli insetti.
In sostanza, spiegano gli esperti, negli ultimi cento anni l’abbondanza media di specie autoctone, nella maggior parte degli habitat terrestri, è diminuita di almeno il 20%. Troppo rapidamente. E, sulla base dei dati disponibili, gli scienziati indicano che gli attuali tassi di estinzione delle specie in natura sono da cento a mille volte superiori alla media delle estinzioni della storia del pianeta. Ma altri dati sono ancora più feroci. L’Ipbes afferma che quella dei mammiferi selvatici è la specie diminuita dell’82% e, secondo uno studio recente, mentre il 94% della biomassa dei ‘mammiferi terrestri oggi viventi’ è rappresentata da esseri umani (36%) e animali domestici (58%). Con noi umani che pure ci diamo molto da fare in molte parti del mondo a sterminarci reciprocamente.
Per aiutare la politica a comprendere meglio le azioni da intraprendere per salvaguardare il più possibile la ‘wilderness’, il Rapporto fornisce una classificazione nuova e più completa dei valori della natura e di come diverse visioni del mondo e diversi sistemi di conoscenza influenzano il modo in cui le persone poi interagiscono e apprezzano la natura.
Non basterà a salvare quelle specie animali e vegetali in via di estinzione entro il secolo, ma potrebbe aiutare a cambiare il ‘paradigma di interazione’ tra l’uomo e la madre Terra.