Al Ministero degli Esteri di Pechino è tornato il vecchio e collaudato Wang Yi, e il Dipartimento di Stato ha subito invitato Wang per un incontro con Blinken. Per la verità, l’invito era già stato rivolto al precedente Ministro, Qin Gang, nominato e poi velocemente silurato dallo stesso Xi Jinping. Cambio di programma in corsa, e Wang sarà il nuovo gradito ospite di Antony Blinken. Se accetterà l’invito. E lo accetterà.
Sembra di assistere a una ripartenza del dialogo tra le due superpotenze. Anche, perché sono trapelati dettagli su un piano di colloqui, in corso di elaborazione. Secondo Nikkei Asia, al Dipartimento di Stato si sono incontrati il Vicesegretario Usa (con delega per l’Asia orientale e il Pacifico) Daniel Kritenbrink e il cinese Yang Tao, Direttore generale degli affari nordamericani e dell’Oceania. A concordare il complicato percorso diplomatico che bisognerà affrontare, i nodi da sciogliere, con qualche possibilità di successo.
Il Financial Times così li elenca: «Washington e Pechino creeranno due gruppi di lavoro. Il primo si concentrerà sulle questioni regionali dell’Asia-Pacifico e sugli aspetti marittimi; il secondo, invece, esaminerà eventuali occasioni di confronto in tutte le altre aree, praticamente su scala planetaria. E, in definitiva, Europa compresa». Ma l’ampiezza del contenzioso è tale, aggiungiamo noi, che naturalmente non si limiterà soltanto a un’analisi di tipo geopolitico. Anzi, fondamentale sarà il confronto sulle limitazioni al commercio internazionale e sulle sue ricadute, dal ‘disaccoppiamento’ a una divaricazione meno accentuata delle linee commerciali, il cosiddetto ‘derisking’. Secondo diversi analisti, questa potrebbe essere una fase di ‘cointeressenza’ economica tra Cina e Stati Uniti.
Un momento che potrebbe servire a smussare gli spigoli taglienti delle questioni politiche più ingarbugliate, come la guerra in Ucraina o la crisi per lo status di Taiwan. Ma il Presidente Biden non ha le mani libere, perché è sotto il costante attacco dell’opposizione repubblicana. Un accordo commerciale con la Cina sarebbe un buon affare pure per lui. E per le sue prospettive elettorali. Il problema è che dopo l’esorbitante impegno finanziario con l’Ucraina, il GOP non gli perdonerà nessuna esitazione su Taiwan. Proprio per questo, attualmente, la politica estera dell’Amministrazione Biden nei confronti della Cina appare ‘schizoide’, drogata cioè da condizionamenti di politica interna.
Da un lato cerca il dialogo, ma dall’altro continua a prendere decisioni e a esprimere posizioni di forza, che sotto l’alibi della ‘sicurezza nazionale’ mascherano altri obiettivi. La confusione strategica che ne deriva, si trasferisce sul piano diplomatico, confondendo anche i punti di vista degli interlocutori. Bastone e carota. Quindi, se da un lato c’è una scuola di pensiero, dentro la Casa Bianca, che spinge per il dialogo con la Cina, dall’altro, probabilmente, c’è anche un altro team che punta tutte le sue carte sul ‘containment’, la vecchia filosofia del contenimento dell’avversario. Non è la prima volta (né sarà l’ultima) che si crea una condizione del genere all’interno del Consiglio per la Sicurezza nazionale, il vero ‘king maker’ della rotta politica statunitense nel pianeta.
Se il dialogo Usa-Cina è ripartito, probabilmente un peso decisivo ha avuto, oltre a Blinken, la visita della Ministra del Tesoro, Janet Yellen. È lei, più del Segretario di Stato, ad avere convinto Biden che queste è l’ora del dialogo ‘conveniente’ con Pechino. Così come un altro contatto, che probabilmente avrà effetti ‘miracolosi’, sarà quello di Gina Raimondo, il Segretario americano al Commercio. Segnali potenti, di un dialogo che può riprendere sulla base di una condivisione ‘asimmetrica’: quello dei dollari e non quella dei modelli politici. Secondo gli analisti giapponesi, «la mossa di Xi, di richiamare al Ministero degli Esteri Wang Yi, potrebbe essere cruciale in vista del vertice con Biden di novembre». In particolare, il teorico della diplomazia del ‘guerriero-lupo’, pur essendo un duro e un pragmatico, è un profondo conoscitore del panorama delle relazioni internazionali contemporanee.
Da questo punto di vista, parla un linguaggio chiaro ed esprime concetti privi di ambiguità. Valori importanti, per il modo di fare diplomazia, in un momento in cui siamo entrati in una vera e propria fase di caos degli equilibri geopolitici. E allora, qual è il vero obiettivo ‘a corto raggio’ della Casa Bianca, in questo momento, nei confronti della Cina? Il lavoro di Blinken, Yellen e Raimondo sarà di fare in modo che Xi Jinping partecipi, in autunno, al vertice Asia-Pacifico, che si svolgerà negli Stati Uniti e che, in quell’occasione, si incontri con Biden.
Se l’Amministrazione americana, non dovesse essere capace di creare le condizioni per il viaggio del leader cinese, ciò potrebbe rivelarsi un vero boomerang per Joe Biden. Con ricadute imprevedibili sull’avvio della sua campagna elettorale per le Presidenziali del 2024.