Propaganda, armi segrete e immancabili vittorie

In tempi di guerre sempre più diffuse e micidiali, tutti i segnali politici che si intrecciano per il mondo assumono valore particolare. E spesso equivocabile. La tragedia mediorientale ed ucraina, sopra tutte. E i contrapposti orgogli nazionali che si gonfiano e vanno fuori misura.
Un collegamento spaziale definito ‘storico’: la premier italiana Meloni e l’astronauta Villadei a bordo della Stazione Spaziale Internazionale per la missione Axiom Ax-3.«Italia idealmente su quella astronave con lui in questo momento».

La cucina italiana in orbita
«C’è un fatto di cui siamo particolarmente fieri: so che durante la quarantena pre-lancio e in orbita lei e i suoi colleghi astronauti europei avete mangiato e mangerete italiano. E allora anche di questo dobbiamo ringraziarvi perché avete accettato di essere ambasciatori della candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco».

Propaganda e immancabili successi

«Wunderwaffen», armi miracolose

In un celebre discorso pronunciato a Berlino il 13 febbraio 1943, il ministro nazista della propaganda Joseph Goebbels proclamò la ‘guerra totale’. Il momento non era dei migliori: la caduta di Stalingrado aveva fatto piombare la Germania in un’atmosfera molto cupa, densa di inquietanti interrogativi, e si stava avvicinando anche la resa dei conti in Nord Africa, ossia la sconfitta di Erwin Rommel, il generale più popolare e amato dall’opinione pubblica tedesca. Per la popolazione le conseguenze furono drammatiche: mobilitazione totale maschile dai 17 ai 65 anni e femminile dai 18 ai 45 mentre, tra i tanti temi della propaganda, comparve anche quello delle «Wunderwaffen» (armi miracolose) che avrebbero portato immancabilmente alla vittoria finale.
Non si trattava di una trovata propagandistica del tutto campata in aria, perché in realtà da anni decine di scienziati tedeschi erano impegnati in ricerche su armi nuove, ad alta tecnologia, ma queste da sole non produssero i risultati sperati, né tantomeno invertirono l’andamento della guerra. In seguito divennero «Vergeltungwaffen», ossia ‘armi della vendetta’: le più note furono i razzi V1 e V2 che caddero sull’Inghilterra a partire dal giugno 1944 provocando migliaia di vittime, ma rinsaldando lo spirito di resistenza britannico.
Anche l’arma nucleare tedesca – non paragonabile in nessun modo a quella lanciata dagli americani su Hiroshima – si rivelò un bluff, per non parlare del ‘supercannonne’, dei nuovi sommergibili U-Boot XXIII o della ‘stazione orbitante’ chiamata «Sonnengehwehr» ( cannone solare) che non trovò mai un vettore adeguato.

Le chimere italiche

Ad onor del vero la leggenda del «raggio della morte» non nacque in Italia, ma negli Stati Uniti d’America: lo scienziato croato Nikola Tesla, negli anni Venti, annunciò al mondo la scoperta sconvolgente di un’arma di enorme potenziale distruttivo, un fascio di onde elettromagnetiche capace di fondere una massa metallica a più di duecento miglia di distanza. L’annuncio fu però accompagnato da una richiesta al governo federale di una somma assai ingente per condurre ulteriori ricerche che avrebbero assicurato agli Stati Uniti la sicurezza assoluta da ogni attacco: poiché in contropartita fu chiesta la piena libertà di condurre tutte le ricerche necessarie senza interferenze, non se fece nulla e dopo la morte dello scienziato non se ne parlò più. Caddero nel vuoto anche ricerche in Inghilterra e si perse la traccia di una voce che indicava anche un oscuro scienziato sovietico come inventore della nuova arma.
Dove invece, a metà degli anni Trenta, si assisté ad una ripresa della notizia dell’esistenza dell’arma, fu l’Italia fascista: l’invenzione fu così attribuita a Guglielmo Marconi, incarnazione del genio italico, che però smentì nettamente in un’intervista rilasciata ad un giornale americano. A complicare la questione si aggiunse un’altra voce mai confermata: Marconi, devoto cattolico, su pressione del papa, avrebbe nascosto i risultati per non aggiungere un’arma ancora più tremenda a quelle già esistenti.
Tra secchi dinieghi e fantasie scatenate, per conoscere la verità – ossia che nell’ultima fase delle sue ricerche Marconi studiò il radar – si dovette attendere il secondo dopoguerra, ma nella fase finale del conflitto, qua e là rispuntarono voci sull’arma assoluta in grado di assicurare la vittoria alle forze dell’Asse.

Propaganda e ironia

Benché di fronte a questa propaganda delittuosa risulti difficile o quasi impossibile fare ironia, merita di essere ricordata una battuta che circolava a Berlino mentre, quartiere per quartiere, tonnellate di bombe alleate sgretolavano metodicamente la città: «Ieri sera – diceva un anziano berlinese che con il badile sgomberava macerie – gli inglesi hanno lanciato fieno per gli asini che credono ancora alle armi miracolose».
Lo stesso Goebbels del resto pochi giorni prima del suo discorso ammetteva sommessamente con i suoi più stretti collaboratori che ‘forse’ la guerra era perduta, ma la propaganda continuava: per non ammettere la catastrofe che ormai incombeva e per minimizzarla con parole semplici e familiari agli ascoltatori arrivò a dire perfino che «tornando a casa la sera, non sempre la cena è pronta» oppure banalmente «un pericolo riconosciuto, non è più un pericolo», parole nelle quali inganno e auto-illusione si mescolavano al punto di diventare indistinguibili.

Eppure, anche contro la propaganda più roboante e insidiosa, la satira resta sempre un’arma, come ha dimostrato Chaplin in «Il grande dittatore» o in tempi più recenti la spassosa e fantasiosa cronaca di un’impresa spaziale di regime rimasta sconosciuta.
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