
La Germania è decisamente impegnata in una grande operazione di “maquillage politico”: come far credere di essere preoccupata del futuro dell’Unione, mentre invece tira dritto per curare i suoi interessi di bottega. È già da un pezzo che a Berlino suonano con due spartiti, ma nelle ultime settimane, con l’aggravarsi della crisi economica, gli “smarcamenti” del Cancelliere Scholz sono diventati sempre più evidenti. La Germania predica bene e razzola male, insomma, dimostrando un attaccamento ai principi di solidarietà comunitaria vicino allo zero. Dopo il molto discutibile piano per sostegno energetico “alle famiglie e alle imprese”, per 200 miliardi di euro, che in effetti è un programma di “aiuti di Stato” mascherati (perché lede la concorrenza), all’orizzonte si profilano altre novità poco “unioniste”.
Il Ministro delle Finanze del governo Scholz, Christian Lindner, ha detto che il suo Paese è contrario a fare debito comune per cercare di risolvere assieme la crisi energetica. Tradotto in termini spiccioli, significa solo “si salvi chi può”, cioè chi ha denari da erogare per fronteggiare l’emergenza lo faccia da solo. E chi non li ha, se li faccia prestare. Tutto questo il beffa ai proclami solenni che, un giorno si e l’altro pure arrivano da Bruxelles a imbonire sperando di convincere.
La verità è che di fronte al dilagare di una crisi di cui non si vedono i confini, l’Unione Europea traballa. E la Germania, che finora è stata il suo pilastro, perde pezzi. Lindner sostiene che, visto il rialzo dei tassi di interesse, non c’è più il vantaggio di prima per la Commissione (a fare debito collettivo) ed è quindi meglio che ogni Stato membro s’indebiti per conto suo. Cioè tutto il contrario di quello che aveva fatto credere la Von der Leyen. Così Scholz tratta l’Europa, come una tela di Penelope, scucendo di notte tutto quello che viene faticosamente tessuto di giorno. Il pensiero corre al faraonico progetto da 800 miliardi di euro messo in campo dall’Unione per arginare l’impatto devastante della pandemia. Ora si vorrebbe varare qualcosa di simile per la transizione energetica, con un occhio rivolto alla realizzazione delle infrastrutture di trasporto e di stoccaggio.
Lo stesso Fondo monetario internazionale aveva suggerito di finanziare un impegno così gravoso con l’emissione di debito comune. Un’idea che evidentemente non piace a Berlino che, a quanto pare, pensa di avere le carte in regola per trovare una sua “way out” alla crisi, senza dover “bruciare” risorse per gli altri. Una posizione, occorre sottolinearlo, condivisa da molti altri Paesi del Nord Europa. D’altro canto, Lindner ha ricordato come l’intervento per la pandemia fosse da considerare un’eccezione e che “non possiamo intervenire con debito comune ogni volta che abbiamo bisogno di maggiori investimenti”. Viene poi portato ad esempio il differenziale tra i rendimenti dei prestiti UE nel 2021 con quelli francesi e belgi. Allora, indebitarsi per l’Unione costava la metà, oggi, invece, le obbligazioni decennali comunitarie sono vendute al 2,89%, quelle francesi al 2,63% e quelle belghe al 2,71%.
Però il discorso di Lindner è monco, perché non cita i tassi di interesse, molto elevati, che dovranno pagare diversi altri Paesi come l’Italia. Il Ministro delle Finanze tedesco ha anche aggiunto che, nei prossimi anni, l’Unione Europea dovrà sborsare molti più soldi per pagare interessi sui debiti, derivanti da numerosi programmi di sviluppo. Lo “sforamento” che bisognerà ripianare nel solo 2023 è già di 450 milioni di euro. Un altro nodo che bisognerà sciogliere, secondo Lindner, è quella del Patto di stabilità, che era stato congelato per la pandemia. La Germania è contraria a rivedere le norme e a decidere un nuovo percorso (che consentirebbe nuovo debito) con una trattativa Stato per Stato, sotto la supervisione della Commissione.
Non poteva mancare un accenno all’inflazione, che per i tedeschi rimane un chiodo fisso. Più che il rappresentante di un governo socialdemocratico, Lindner parla come un nipotino di Milton Friedman: “Nell’attuale contesto macroeconomico, con un elevato grado di incertezza, c’è la necessità di ricostruire le riserve finanziarie e di non alimentare ulteriormente l’inflazione. Il contesto è cambiato e tutti noi abbiamo la responsabilità di garantire che la situazione rimanga stabile”. La verità però è più banale. Lindner è un liberale FDP, reduce da batoste elettorali in Bassa Sassonia, che comincia a non condividere alcune delle scelte di Scholz e degli altri alleati Verdi.
In effetti e detto senza malanimo, il governo tedesco è una difficile aggregazione di scuole politiche molto diverse, unite dall’obiettivo di chiudere l’epoca Merkel. Così, Scholz è socialdemocratico, ma con gli altri Paesi UE (specie i più poveri) si comporta come il triumviro Marco Licinio Crasso, li pesa e li tratta per quanto possono dare. L’ambientalista Baerbock, invece, Ministra degli Esteri, tollera il nucleare, apre centrali a carbone a tutto spiano e se parla di verde, dovrebbe solo diventare rossa in volto.
Del Presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, e delle sue frequentazioni russe parliamo la prossima volta. Per ora vi basti sapere che Zelensky l’ha ricevuto a Kiev solo qualche giorno fa. Dopo avergli fatto fare cinque mesi d’anticamera.