
La centrale nucleare di Khmel’nyc’kyj (Ucraina occidentale)
Il leader di Minsk, a sorpresa e con molta malizia, come rileva indirettamente Limes con Mirko Mussetti con ha sostenuto l’esigenza di negoziare «sulla terra e sulla pace», ricordando a Kiev le recenti parole del portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti John Kirby, secondo cui «gli aiuti americani al paese invaso non sono illimitati». Lukashenko ritiene che Kiev potrebbe trovarsi in una situazione in cui l’Ucraina non sarà più in grado di utilizzare le armi fornite a causa della mancanza di risorse umane.
«Le persone fuggono dall’Ucraina, nessuno vuole combattere. Avranno armi ma non avranno persone».
Valutazione geopolitica immediata. «A muovere le labbra è Lukashenko, ma il ventriloquo siede al Cremlino». Le parole riportate dalla Tass costituiscono di fatto un tentativo di Mosca di accordarsi per un congelamento del conflitto con Washington, già distratto (o impegnato) dalla crisi in Israele/Palestina.
Nel frattempo, il nuovo governo ‘filorusso’ di Robert Fico in Slovacchia ha ufficialmente sospeso il trasferimento di armi all’Ucraina. Sebbene Bratislava non disponga più di materiale bellico alienabile nei propri magazzini, l’annuncio è significativo poiché costituisce una crepa ulteriore nel fronte occidentale che si vorrebbe solidale con Kiev.
Contemporaneamente, a Bruxelles per la riunione del Consiglio Ue, il premier dell’Ungheria Viktor Orbán (tra i pochi che hanno votato con Stati Uniti e Israele contro la sollecitazione Onu ad una tregua per Gaza), ha annunciato che si opporrà allo stanziamento di nuovi fondi comunitari per il paese invaso dalla Russia:
«Oggi tutti sanno, ma non osano dirlo ad alta voce, che questa strategia ha fallito. Gli ucraini non vinceranno in prima linea».
Nella notte del 26-27 ottobre sono stati abbattuti nei cieli della regione di Kursk (Federazione Russa) tre droni ucraini, di cui uno sopra la città di Kurčatov, sede di un’importante centrale nucleare. Non si registrano danni a cose o persone e i livelli radioattivi risultano nella norma. Non è la prima volta che proiettili volanti di Kiev vengono intercettati nelle vicinanze dell’impianto atomico poco distante dal confine ucraino. Difficilmente quanto accaduto può essere imputato alla Russia, a cui non servono ‘operazioni false flag’ (sotto falsa bandiera) per giustificare le azioni belliche contro l’Ucraina.
All’indomani del bombardamento russo attorno alla centrale nucleare di Khmel’nyc’kyj (Ucraina occidentale), il presidente Zelensky ha avvertito che l’Ucraina «non si difenderà soltanto ma risponderà agli attacchi terroristici contro le infrastrutture critiche della Russia». Il lancio di droni sull’ ‘oblast’ di Kursk sarebbe dunque una risposta simmetrica delle Forze armate di Kiev.