Gentiloni: ‘L’inverno sarà duro ma l’economia va bene’. Però il Wall Street Journal dice altro

Quello che Gentiloni non dice in Italia elettorale sull’inverno che aspetta l’Europa, dice e non dice in una intervista a Der Spiegel. Ma quella che non può fare a meno di esprimere il Commissario europeo all’Economia, è una visione pessimistica, corretta da tanto miele di acacia. L’albero pieno di spine. E il succo del suo intervento è così riassunto nel titolo dell’articolo: «Il prossimo inverno potrebbe essere uno dei peggiori della storia».

Ottimismo a dosi politiche

L’ottimismo manifestato nelle scorse settimane con i media italiani, sembra essersi liquefatto, sotto i ripetuti (elettro) shock della crisi energetica. Cozza anche, quasi tragicamente, con le ripetute “assicurazioni” che arrivano da Bruxelles, dove un caravanserraglio di burocrati comunitari non riesce a mettersi d’accordo nemmeno sulle procedure più elementari. Come dimostra il feroce attacco di ieri, del Primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, alla Germania. Per non parlare della vicenda del “price cap” sul gas. Ma che dice in sostanza Gentiloni, con più chiarezza di quella che finora ha dimostrato in Italia?

Gentiloni export chiaro

L’inflazione che stiamo attualmente vivendo farà precipitare la nostra economia in turbolenze e (come da titolo n.d.r.) il prossimo inverno potrebbe essere uno dei peggiori della storia. Stiamo vivendo un livello di insicurezza senza precedenti”. Poi, quasi a correggere questa sorta di deprofundis, scappato durante un attacco di “pessimismo dell’intelligenza”, ecco spuntare l’ottimismo della volontà: “Ma i numeri per l’economia dell’UE restano positivi e la situazione sul mercato del lavoro è buona”. Beh, Gentiloni è una persona perbene e parla da politico. Ma l’economia, quella vera, che bada ai fatti e non alle chiacchiere è tutta un’altra cosa.

Il severo Wall Street Journal

Proprio ieri, mentre veniva pubblicata l’intervista col Commissario italiano, il Wall Street Journal sparava in prima pagina un’analisi sulla crisi del sistema-Europa. Un report di grande interesse, perché il “visti da lontano” degli esperti statunitensi non è inficiato da approcci di tipo politico-ideologico. Insomma, in America ce la raccontano per come è. E dove Gentiloni vede “numeri positivi”, il Wall Street Journal, invece, scorge profondi abissi, che si aprono davanti alle nostre economie. Ecco il titolo: “I produttori europei muoiono per il blocco del gas russo”. Il report, siglato da ben quattro analisti, (Joe Wallace, Davide Uberti, George Kantchev e William Boston), aggiunge che “la crisi energetica ha lasciato intatte poche aziende e alcune fabbriche potrebbero non riaprire mai”.

A che gioco giochiamo?

Gentiloni come fa a dire, allo stesso tempo, che il prossimo sarà uno degli inverni più duri della storia, ma che le prospettive dell’economia europea restano buone? Diciamo la verità, la situazione è talmente malmessa che il Commissario italiano, nella sua lodevole intenzione di gettare acqua sul fuoco, a precisa domanda finisce per non dire niente. Svicola, anzi sguscia come un’anguilla. I programmi di spesa pubblica continueranno, ma “alcuni Paesi” dovranno stare attenti. Grazie. Ma dove, secondo noi, Paolo Gentiloni lascia gli analisti di sasso è quando gli chiedono dei tassi di interesse, deficit di bilancio e difesa del cambio dell’euro. Che poi significa anche difesa dall’inflazione. La stupefacente risposta del Commissario è che “da nessuna parte riesco a vedere la crisi economica sovrapporsi al settore finanziario”. A questo punto, con tutto il rispetto per la persona, non abbiamo più voluto leggere il resto. Tempo perso.

La verità americana del dio dollaro

Tornando a un discorso più concreto e, soprattutto, il Wall Street Journal, come dicevamo, ha lanciato un allarme. Da prendere sul serio, perché gli americani non si fanno condizionare né dalla politica, né dalla partigianeria ideologica, ma solo dal dollaro. Quando c’è in ballo l’economia “dicono la verità, tutta la verità, niente altro che la verità”, come giuravano una volta i testimoni nei film di Perry Mason. L’Europa ha “giocato” alla geopolitica, sottovalutando clamorosamente la crisi in cui si stava cacciando. E le crisi non sono l’atto finale, ma una fase di transizione verso la trasformazione o un collasso di sistema. L’ampio report del Wall Street Journal, che riproporremo presto su Remocontro, spiega nei minimi particolari perché l’industria europea è ormai con l’acqua alla gola. Secondo il prestigioso giornale finanziario americano, l’Unione ha già preso delle decisioni che non rende ancora pubbliche.

L’energia da razionare a chi e quando?

 “La maggior parte dei governi – scrive WSJ – sarebbe favorevole a rallentare e chiudere le fabbriche ora, piuttosto che interrompere l’elettricità agli ospedali e alle scuole durante l’inverno… La chiusura delle fabbriche ha un costo rovinoso e le aziende ad alta intensità energetica affermano di poter fallire quest’inverno senza il sostegno dei governi. Le complesse catene di approvvigionamento in settori come l’industria automobilistica e alimentare si stanno gonfiando, aumentando le pressioni inflazionistiche, proprio mentre il ringhio della pandemia mostra segni di allettamento”. Un consiglio a Gentiloni? La prossima intervista se la faccia fare dal Wall Street Journal.

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