Ong Usa bersaglio mirato, esercito IDF nell’anarchia con licenza d’uccidere

Tragico errore? Equivoco scaturito da una mancanza di informazioni? Ma quando mai! L’attacco israeliano contro un piccolo convoglio di operatori umanitari, a Gaza, che ha ucciso sette persone, è stato consapevolmente condotto. Bisognerà solo stabilire chi lo ha ordinato. E poi Al Shifa, i fantasmi nell’ospedale degli orrori

Haaretz e Servizi segreti

Questa è la versione che dà il prestigioso quotidiano di Tel Aviv, Haaretz, che si basa su ‘fonti confidenziali’ dei Servizi segreti dello Stato ebraico. Gli israeliani davano la caccia a un palestinese armato che, secondo loro, era stato individuato sul camion che accompagnava i rifornimenti in magazzino. All’uscita, qualcuno ha pensato che nel piccolo corteo di vetture, su cui si spostavano i cooperanti, ci fosse anche il presunto terrorista. «Le auto – precisa Haaretz – viaggiavano lungo un percorso pre-approvato e coordinato con l’esercito israeliano. A quel punto, la war room dell’unità responsabile del controllo di sicurezza, ha ordinato a un drone (probabilmente un Hermes 450), che seguiva le vetture, di colpirne una». E questo, è bene sottolinearlo, nonostante i veicoli fossero contrassegnati, con grande evidenza, con i loghi e le iscrizioni di appartenenza all’organizzazione umanitaria World Central Kitchen.

Missili due e tre

Il racconto di Haaretz prosegue con un’ulteriore incredibile mossa degli israeliani: i cooperanti feriti dal primo missile, sono stati colpiti di nuovo, dopo essersi trasferiti in una seconda auto. E tutto questo mentre, telefonicamente, segnalavano all’IDF la loro situazione di emergenza. Ma non è finita qui. La terza vettura, nonostante la situazione di estremo pericolo, è tornata indietro e si è avvicinata per dare soccorso ai compagni. Alcuni dei quali erano forse già morti. Ma i superstiti non avevano nemmeno avuto il tempo di completare il trasbordo, che è arrivato un terzo missile, completando la carneficina. Si è trattato, dunque, di un triplo attacco, svoltosi a distanza di tempo e di spazio. Anche se non è possibile, per ora, quantificare queste due variabili.

Dettagli da brivido

Ma il resoconto del giornalista Yaniv Kubovich, agghiacciante, è talmente dettagliato da far sorgere seri interrogativi sull’affidabilità e sulla correttezza dell’IDF, l’Israel Defense Force. Il fatto è un tale boomerang per l’immagine del Paese, che gli stessi vertici governativi hanno dovuto ammettere le loro responsabilità, scusandosi e attribuendolo a non meglio precisati «difetti di comunicazione». Lo ha detto il premier Benjamin Netanyahu e lo ha ripetuto il Capo di Stato maggiore dell’IDF, Hertzl Halevi. Assieme all’ormai consueta tattica utilizzata dagli israeliani in questi casi: «Apriremo un’inchiesta approfondita». E invece, questa volta, l’inchiesta abbastanza approfondita l’ha aperta un foglio liberal come Haaretz, che difende la democrazia israeliana.

Anarchia e licenza d’uccidere

Uno dei report che il giornale dedica al tragico evento, è una sintesi efficace della situazione che vivono le forze armate israeliane. «Fonti dell’esercito: operatori umanitari di Gaza uccisi perché gli ufficiali dell’IDF sul campo fanno quello che vogliono», titola il quotidiano di Tel Aviv e aggiunge che «l’incidente non ha alcun coordinamento col collegamento, ed è stato causato dal fatto che ogni comandante stabilisce le regole per se stesso». Pesantissimo la disamina successiva, che mostra l’esercito israeliano in confusione totale, come un gigante dai piedi di cartone. «L’uccisione di 7 operatori umanitari nella Striscia di Gaza è dovuta alla scarsa disciplina dei comandanti sul campo e non alla mancanza di coordinamento tra l’esercito israeliano e le organizzazioni umanitarie. Gli ufficiali e i soldati coinvolti hanno violato gli ordini e i regolamenti nelle nostre Forze di difesa».

‘Comando Sud’ senza autorità

Le fonti di Haaretz, in pratica, accusano il Comando Sud di aver tentato di deviare le colpe dell’eccidio dei cooperanti a Deir al-Balah. «Anche se il Comando – aggiungono gli ufficiali dell’Intelligence che parlano a condizione di anonimato – sa quale è stata la causa dell’attacco. A Gaza ognuno fa quello che vuole». In questo caso, sostiene Haaretz, non è ancora chiaro se la decisione di aprire il fuoco sul convoglio umanitario, sia stata concordata preventivamente con lo Stato maggiore. Anche se tutto farebbe pensare, invece, a una mossa ‘faidate’, di qualche ufficiale di grado intermedio, accecato da una sorta di fondamentalismo militare. Il punto è proprio questo. Le fonti di Haaretz criticano, in particolare, sia il Ministro della Difesa Yoav Gallant, che il Capo di Stato maggiore dell’IDF, Hertzl Halevi. Entrambi hanno parlato di «difetti di comunicazione», tra le forze armate israeliane e le organizzazioni umanitarie.

Ministri e generali bugiardi

C’è, è vero, un difetto di comunicazione. Ma è all’interno dello stesso esercito israeliano, che non riesce assolutamente a fare rispettare le cosiddette «regole d’ingaggio». E, senza regole, qualsiasi guerra, si trasforma in un indegno carnaio, dove, alla fine, si perde di vista qualsiasi differenza tra il bene e il male.

Al Shifa, i fantasmi dell’ospedale degli orrori

Nel racconto di Angelo Stefani sul Manifesto, medico volontario del Pcrf, Palestine Children’s Relief Fund, istituito nel 1992 negli Stati Uniti

  • Le rovine annerite dell’ospedale di Al-Shifa, a Gaza City. Era il più grande complesso ospedaliero dell’intera Palestina occupata. Dopo due settimane di assedio israeliano è un cumulo di macerie. Aveva 800 posti letto ed era una eccellenza: si eseguivano trapianti di rene, chirurgia a cuore aperto, neurochirurgia avanzata, oltre a chirurgia generale, medicina interna e maternità. Al Shifa, per i palestinesi di Gaza la «casa della guarigione». Per Israele, nascondeva il principale centro di comando di Hamas.
  • Le forze israeliane avevano già fatto irruzione nello Shifa a novembre provocando gravi danni e costringendo pazienti e personale medico a uscire, lasciando dietro di sé reparti devastati e neonati senza incubatrici. La seconda incursione è durata due settimane: l’ultimo giorno il personale medico riferiva di  107 pazienti, molti in terapia intensiva, e 60 operatori sanitari, incarcerati in un vecchio edificio dell’ospedale privo di tutto. 
  • Situazione «orribile e disumana», nessuna ventilazione, squallide condizioni di pulizia, farmaci quasi assenti con ferite settiche purulenti. I medici, al posto dei guanti ormai esauriti, usavano sacchetti di plastica. Gli accompagnatori dei pazienti sono stati giustiziati, arrestati o evacuati dai militari, i pazienti e il personale lasciati senza cibo e acqua per giorni.
  • La Cnn riporta la testimonianza di Khader Al Za’anoun, giornalista di Wafa, che denuncia «un film dell’orrore». «I bulldozer hanno schiacciato i corpi delle persone ovunque intorno e nel cortile dell’ospedale – ha detto. Molte famiglie cercano i loro cari e non riescono a identificarli. Abbiamo trovato intere famiglie morte e i loro corpi decomposti nelle case intorno all’ospedale».
  • «Le persone ancora vive all’interno soffrono la fame con una bottiglia d’acqua al giorno da condividere con sei persone». Secondo Euro-Med Human Rights Monitor, organizzazione indipendente con sede a Ginevra, «l’esercito israeliano ha attaccato i palestinesi senza distinzione di status civile, posizione professionale, sesso, età o condizioni di salute».
  • Tra i morti sono stati ritrovati, crivellati di proiettili i corpi di due dei medici palestinesi più stimati di Gaza, madre e figlio. Lei, Yusra al-Maqadmeh, medico generico, e lui, Ahmad al-Maqadmeh, chirurgo plastico vincitore di una borsa di studio del Royal College of Surgeons of England per il suo lavoro sulle ferite da arma da fuoco. Secondo il britannico Middle East Eye, sarebbero stati giustiziati mentre cercavano di fuggire.
  • Difficile il calcolo delle vittime. Le forze israeliane affermano di avere ucciso 200 persone e arrestate 900. La protezione civile di Gaza parla di circa 300 persone uccise. L’esercito sostiene di non aver danneggiato civili e personale medico. Le organizzazioni mediche e i testimoni oculari denunciano la menzogna. Secondo l’Oms, almeno 21 pazienti sono morti durante l’assedio per assenza di cure e sostentamento.
  • I sopravvissuti hanno detto a Middle East Eye che decine di civili sono stati uccisi. Euro-Med conferma che centinaia di cadaveri, tra cui alcuni bruciati e altri con testa e arti mozzati, sono stati scoperti sia nell’ospedale che nell’area circostante. Rapporti preliminari suggeriscono che oltre 1.500 palestinesi siano uccisi, feriti o dispersi, con metà delle vittime donne e bambini.
  • L’esercito israeliano ha impedito a squadre di soccorso e a organizzazioni internazionali di entrare allo Shifa per svolgere missioni umanitarie o evacuazioni. Il brutale attacco al complesso medico Al-Shifa è l’aspetto più visibile del piano sistematico di Israele di distruggere il settore sanitario della Striscia, negando alla popolazione ogni possibilità di cure mediche e in ultima analisi, di sopravvivenza.

 

 

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