Stati Uniti a Ramstein per dettare la linea all’Europa sui carri armati all’Ucraina

In Germania, anzi no, nel pezzetto di Stati Uniti in Europa, base militare e territorio americano di Ramstein, l’incontro tra gli Stati ufficiali Nato e quelli associati per la guerra in Ucraina, a decidere, o forse più vero, anche se indelicato dirlo, a prendere ordini su come sostenere una guerra senza diventarne parte combattente.
Ma non tutto sembra fili liscio visto che Washington preme ancora su Berlino per i carri Leopard, pochi e usati, ma diventati singolo delle ritrosie europee, molto più diffuse di quanto appare. E il cancelliere tedesco Olaf Scholz che avverte apertamente Washington del «Rischio di guerra mondiale».

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È l’ora dei carri armati

Il presidente ucraino sa come tenere la scena e non resiste ad anticipare una vittoria certa, almeno sul campo della propaganda: carri armati europei a spinta americana. «Prima di Ramstein ci siamo preparati a fondo, abbiamo tenuto decine di conversazioni importanti. Ci sono Paesi ai quali ci inchiniamo, perché danno tutto ciò che hanno per permetterci di mantenere tutto ciò che è nostro, cioè il nostro popolo. Le aspettative sono positive», dichiara Volodymyr Zelensky a proposito dell’incontro in Germania di oggi e riferisce Sabato Angieri sul Manifesto.

La Nato allargata

Gli Stati ufficialmente della Nato, quelli dell’Ue e di altri alleati dell’Occidente, sono stati convocati nella base aerea americana a Ramstein per discutere i prossimi passi. ‘Padrone di casa ospite’, così leggiamo sul sito della Nato, «l’incontro è ospitato dal segretario alla Difesa degli Usa, Lloyd J. Austin III, e si concentrerà sulla crisi in corso in Ucraina e sulle relative questioni di sicurezza che gli alleati e i partner della Nato devono affrontare».

Il segretario generale Stoltenberg, sempre ‘a margine’, «parlerà col ministro ucraino della difesa Oleksii Reznikov», forse a frenare qualche troppo facile sulla forza risolutiva dei carri armati europei.

Grandi attese, forse troppe

«Il clima di attesa stavolta è molto alto, sia da parte del governo di Kiev sia dagli altri attori coinvolti. Il primo incontro del genere si era tenuto a due mesi dall’inizio della guerra, il 26 aprile 2022, quando Usa e Ue si erano rese conto che i piani della Russia rispetto alla ‘vittoria lampo’ erano oramai naufragati», la valutazione di Angieri. Allora era nato un ‘gruppo di contatto globale’ -parolone-, ‘per coordinare le forniture volte a rafforzare le capacità di difesa dell’Ucraina’.

La guerra si trasforma, la politica rincorre

Droni, missili da crociera e missili balistici da Mosca e nuova strategia comunicativa di Kiev. La richiesta insistita di sistemi antiaerei, di missili a più lungo raggio e, soprattutto, di carri armati per far fronte allo scontato attacco russo di primavera. E di questo si parlerà oggi, con qualche informazione in più da satelliti e spie in carne ed ossa, ma la partita è e resta quella.

Quali, quanti e quando i carri armati

Ciò che non verrà detto stamane a Ramstein, se tutto questo ‘ambaradan’ sui carri armati europei e soprattutto tedeschi, che cvi sono e non ci sono, avrà qualche risultati reale sul campo visti i numeri, pochi, i soprattutto i tempi di consegna dei primi Leopard 2 previsti per fine anno. Nel frattempo questi dannati ‘super carri’ diventano l’occasione di attacchi politici. La Polonia vorrebbe fornirne un intero squadrone che ha in licenza tedesca, e i Paesi baltici premono genericamente per ‘tutto e di più’.

A cingoli verso la guerra mondiale?

Ieri dal consigliere presidenziale di Zelensky, Mikhaylo Podolyak, a proposito dei carri armati europei, sono uscite parole grosse: «Carri armati: la chiave per porre fine alla guerra in modo appropriato», cioè vincerla. Come? «È ora di smettere di tremare davanti a Putin e fare il passo finale». E non serve interprete dall’ucraino per capire che la sollecitazione è alla guerra diretta dell’Occidente contro la Russia.

Non allargare la guerra

«Lo stesso passo finale che il cancelliere tedesco Olaf Scholz in un intervento di mercoledì diceva di non voler compiere in quanto bisogna a tutti i costi evitare una guerra tra Russia e Nato».

Perché in carri europei non quelli Usa?

Secondo l’agenzia Reuters, un anonimo funzionario tedesco avrebbe dichiarato che il suo Paese acconsentirà alla fornitura dei Leopard se gli Usa invieranno i loro tank Abrams. Ma Washington finora non si è mai sbilanciata sui suoi mezzi. Ieri –notizia lasciata ai margini-, la delegazione statunitense è volata in Germania in anticipo, per incontrare faccia a faccia il nuovo ministro Boris Pistorius. Uno degli obiettivi del vertice, convincere la Germania ad archiviare il veto che impedisce ai governi che li possiedono di inviare i carri Leopard 2 in Ucraina.

Pressioni e furberie

Gli Stati Uniti hanno interesse a che sia la Germania a farsi carico delle consegne di carri armati Leopard 2, proprio per scansare i solleciti ucraini per il trasferimento di carri armati Abrams di produzione statunitense. Sostenendo piuttosto l’invio di blindati leggeri, come gli Stryker e i Bradley, il consigliere politico del Pentagono Colin Kahl è stato chiaro: «Il carro armato Abrams è un equipaggiamento molto complicato. È costoso. È difficile addestrarvisi. Ha un motore a reazione».

Tradotto: i russi non devono studiare sul campo come neutralizzarlo, né metterci le mani sopra per praticare ‘reverse engineering’ (ingegneria inversa, studio della tecnologia altrui).

Escalation Usa in conto Europa

La pressioni statunitensi e l’influenza della strategia Biden sull’Unione europea è evidente fin dai primi mesi di guerra e oggi rischia di inasprirsi, lasciando il finale sempre più incerto oltre che minaccioso. Difficile, a questo punto, per noi europei, negare chi decide realmente sulla nostra strategia estera.

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AVEVAMO DETTO

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