
Sorpresa: Narendra Modi può essere sconfitto anche se crede di essere invincibile. È accaduto nello Stato meridionale Karnataka, 68 milioni di abitanti, uno dei più sviluppati della Federazione Indiana.
Le elezioni locali sono infatti state vinte dal Partito del Congresso di Rahul Gandhi, di ispirazione laica e fiero oppositore della politica integralista favorevole agli indù praticata dall’attuale premier.
Il partito di Modi, il ‘Bjp’, deteneva la maggioranza anche nel Karnataka. La recente tornata elettorale ha modificato radicalmente la situazione. Il partito del premier ha conquistato solo 66 seggi a fronte dei 135 andati al Congresso.
Modi, che non è abituato alle sconfitte, ha reagito con ira, ma i risultati non lasciano dubbi. Gli elettori si sono stancati della retorica induista e delle discriminazioni contro le minoranze religiose, musulmani in primis.
Hanno quindi deciso di premiare gli eredi della tradizione laica che ha fondato il Paese, privilegiando tematiche come il “welfare” e il dialogo interreligioso.
Modi, ancora una volta, ha cercato di appellarsi alla superstizione, assai diffusa tra gli strati più poveri della popolazione. Ha inoltre reiterato gli appelli alla “purezza induista”, confermando che a suo avviso la Federazione deve diventare uno Stato integralmente indù.
Questa volta, però, tali appelli non hanno funzionato e gli argomenti dei laici del Congresso sono apparsi più convincenti agli elettori. Il Karnataka cambia quindi maggioranza e governo, qualcosa che sembrava impossibile sino a poco tempo fa.
Naturalmente Modi e il suo partito mantengono una solida maggioranza nel parlamento federale, e la possibilità di scalzarlo sembra ancora remota. Il segnale, tuttavia, è molto significativo. Potrebbe preludere a cambiamenti di grande portata nel futuro, poiché sta crescendo il malcontento nei confronti delle politiche discriminatorie praticate dall’attuale governo.
Non a caso, il Partito del Congresso sta promuovendo provvedimenti a favore delle donne e per contrastare la divisione in caste, tuttora importante nel Paese.
Si tratta ora di vedere se il segnale verrà raccolto anche in altri Stati che hanno in programma tornate elettorali. Se così fosse, sarebbe la fine per un premier e un partito che hanno puntato tutto sulla divisione e la discriminazione.