L’amicizia tiepida fra Stati Uniti e Francia: tanta storia e difficile attualità

Ogni volta che un presidente francese incontra un presidente americano, a prescindere da divergenze politiche e differenze caratteriali, il cerimoniale prevede un’enfasi solenne sui valori comuni di libertà e democrazia e sulla storica amicizia fra due popoli, peraltro gli unici al mondo che non si sono mai direttamente affrontati su un campo di battaglia.

Macron primo da Biden

È stato naturalmente così anche questa volta, con ulteriore sottolineatura, essendo quella di Macron la prima visita di Stato di un leader straniero da quando Joe Biden è entrato in carica. Sembrano passati anni luce da quando l’ex presidente Trump sosteneva che l’Europa dovesse sbrigarsela da sola in materia di difesa, Macron affermava la «morte cerebrale» della Nato e Angela Merkel era l’architrave delle politiche europee, compreso il rapporto dialettico con la Russia. La guerra in Ucraina ha cambiato il mondo, riacceso il confronto Usa/Urss, rafforzato ed allargato il ruolo della Nato. Di conseguenza, l’Europa ha ritrovato una forte centralità nelle strategie americane.

Dopo Brexit, senza Markel e con la Cina

In questa Europa, la Brexit e l’uscita di scena di Angela Merkel, oltre a relazioni non proprio idilliache fra Washington e Berlino – in particolare per quanto riguarda i rapporti commerciali con la Cina -, hanno offerto a Macron – presidente dell’unica potenza nucleare europea e con un seggio nel consiglio di sicurezza dell’Onu – il ruolo dell’interlocutore privilegiato degli Usa. Ruolo che Macron intende esercitare nel solco tradizionale della diplomazia francese: amicizia storica e alleanza strategica non significano allineamento e conformistica adesione, tanto più che negli ultimi tempi si sono accentuati i contrasti, soprattutto per le politiche industriali, commerciali ed energetiche che stanno avvantaggiando gli Usa e penalizzando pesantemente l’Europa.

Sottomarini australiani fuori rotta

Era anche urgente voltare pagina sulla vicenda dei sottomarini franco-australiani, un contratto di vendita interrotto nel 2021 dall’alleanza tra Australia, Stati Uniti e Regno Unito (Aukus), all’origine di una grave crisi diplomatica tra i due Paesi. Quanto alla questione più grave e più urgente – la guerra in Ucraina – pur nella condivisione delle strategie finora adottate (sostegno politico e militare a Kiev, condanna dell’aggressione russa e sanzioni), non mancano le differenze.

Via diplomatica, tenere aperto il dialogo con Mosca

Macron insiste sul fatto che la via diplomatica non può essere spezzata e che occorre mantenere aperto il dialogo con Mosca. Biden è più rigido, anche se, nelle ultime settimane, l’opportunità di una finestra diplomatica sul Cremlino è stata seriamente valutata anche alla Casa Bianca. Inoltre, Macron ha detto apertamente che le conseguenze della guerra sulle economie occidentali devono essere più equamente ripartite. Washington, con il gigantesco piano d’investimenti sull’economia green ha di fatto introdotto misure protezionistiche che penalizzano le industrie europee e favoriscono qualche trasloco in America. Inoltre, gli Stati Uniti traggono forti profitti dall’esportazione di gas liquefatto.

I veri conti della guerra

Gli Stati Uniti ritengono che l’Europa non stia facendo abbastanza: gli europei non forniscono sufficiente equipaggiamento militare o sostegno finanziario a Kiev e non sono abbastanza fermi con la Cina. Il surplus commerciale dell’eurozona è ora un deficit, mentre le costose importazioni di energia stanno intaccando il potere d’acquisto dei consumatori europei e arricchendo gli esportatori statunitensi. E i recenti sussidi statunitensi alle auto elettriche aumentano le difficoltà dei produttori europei. L’irrequietezza di Macron, che cerca una nuova «architettura di sicurezza» per l’Europa e una maggiore «autonomia strategica» per il continente piuttosto che una continua dipendenza dagli Stati Uniti per la difesa, è stata a volte un’irritazione per l’amministrazione Biden. «Ma in un momento in cui gli Stati Uniti hanno bisogno di un’Europa forte, non hanno un interlocutore più incisivo del presidente francese», è il commento del New York Times. «Vogliamo una forma di concorrenza leale e strategica», ha detto un consigliere di Macron.

La Cina, l’estremismo baltico e le smentite Usa

Tra l’altro, ci sono interessi comuni con gli Stati Uniti nella regione indo-pacifica e nei confronti della Cina. Con quasi 7.000 soldati e 1,5 milioni di cittadini, la Francia è l’unica potenza europea presente nella regione. Il problema di Macron, a parte le difficoltà di politica interna, è di non essere abbastanza popolare in Europa, soprattutto nell’Europa dell’Est e nei Paesi Baltici, sempre più allineati alla politica americana, e in Italia, dopo le recenti polemiche sulla gestione dei migranti. L’amministrazione Biden – secondo Bloomberg – respinge le «false affermazioni» secondo cui gli Stati Uniti starebbero traendo profitto dalla guerra in Ucraina, soprattutto in termini di energia. Insiste inoltre sulle aperture che verranno offerte alle aziende europee, soprattutto francesi. Ma Washington, secondo Le Monde, è ancora influenzata da forti correnti isolazioniste e protezioniste.

‘America first’ con più di mezzo mondo contro

«La politica dell’”America first” di Trump si è in gran parte ripercossa sulle scelte di Biden, penalizzando gli alleati degli Stati Uniti», osserva Alexandra de Hoop Scheffer, del think tank German Marshall Fund, responsabile degli affari geopolitici. «Il contesto internazionale, la guerra in Ucraina e la preoccupazione americana di confrontarsi con la Cina, stanno mettendo alla prova le relazioni transatlantiche, in un momento in cui la cooperazione dovrebbe essere intensificata», aggiunge.

L’Europa se in America torna Trump?

Se l’Europa della difesa rimane embrionale, il conflitto segna, invece, il grande ritorno della Nato. E mostra i limiti della «sovranità» europea, che il capo di Stato francese sta cercando di stabilire. «L’ipotesi di una rielezione di Donald Trump nel 2024 e quella di un confronto con la Cina in Asia, che monopolizzerebbe le forze americane, dovrebbero però, dal punto di vista dell’Eliseo, incoraggiare gli europei a rafforzare la loro autonomia», scrive Le Monde: «Macron approfitterà della visita americana per parlare anche con i leader repubblicani del Congresso. Un modo per non ipotecare il futuro».

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AVEVAMO DETTO

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