Il ministro dell’interno kosovaro Xhelal Svecla, a cui spetterebbe di garantire ordine pubblico e convivenza, sulle orme del premier Albin Kurti ha poi dichiarato, «La Repubblica del Kosovo non si tira indietro davanti ai criminali fascisti della polizia serba». Chi sa se ancora una volta le forze internazionali testimoni sul campo, tra Kfor Nato ed Eulex Ue, faranno ancora una volta finta di non vedere e, soprattutto, decideranno di ‘non fare’.
Gli ultimi arresti di serbi sono stati duramente condannati dalla dirigenza di Belgrado e dal partito Srpska Lista, la maggiore forza politica dei serbi del Kosovo, accusano il governo di Pristina e il premier Albin Kurti di voler esasperare la situazione con continue provocazioni, avendo l’obiettivo finale di provocare un nuovo conflitto armato nella regione. Utile ricordare che Balgrado ha spostato suoi reparti speciali sul confine a ridosso dell’area delle tensioni.
Una situazione di crescente tensione e contrapposizione che non è un buon presupposto in vista del nuovo incontro al vertice fra il premier Kurti e il presidente serbo Aleksandar Vucic, convocato per la prossima settimana a Bruxelles dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell. O forse proprio per quello da parte di chi deve affermate di volere l’accordo per poi non impedirlo.
L’esercito kosovaro vietato travestito da forza speciale di polizia. Più marines che sbirri. Un corpo che il governo definisce di ‘polizia speciale’ e ha schierato nelle cittadine a maggioranza serba nel nord del Kosovo dove si sono concentrate le tensioni delle ultime settimane, compresa la manifestazione dei kosovari di etnia serba in cui sono stati feriti i soldati italiani del contingente NATO in Kosovo.
«La polizia speciale è un corpo armato kosovaro albanese dalle caratteristiche piuttosto peculiari: i suoi membri sono vestiti con equipaggiamento militare, cioè molto più simile a soldati che a poliziotti, sono persone esclusivamente di etnia albanese, che in Kosovo è maggioritaria, e alcuni hanno il sospetto che il Kosovo li utilizzi soprattutto per intimorire e scoraggiare iniziative pubbliche dei kosovari di etnia serba».
La ‘polizia speciale’ è attiva dal 2021 a Leposavić, uno dei paesi a maggioranza serba in cui grazie al boicottaggio delle elezioni amministrative da parte dei kosovari di etnia serba è stato eletto con poche decine di voti un sindaco di etnia albanese, che il governo centrale ha fatto regolarmente insediare. Dal 26 maggio la polizia speciale kosovara ha insediato il nuovo sindaco, Lulzim Hetemi, albanese, aprendo a forza le porte dell’edificio.
Da allora Hetemi non ha più lasciato l’edificio, e con lui una scorta di truppe della polizia speciale.
Gli abitanti serbi di Leposavić ritengono che la polizia speciale li discrimini sistematicamente, con posti di blocco e atti di violenza: a gennaio e ad aprile la polizia speciale ha aperto il fuoco contro kosovari serbi a un posto di blocco, ferendo alcune persone. «Sta iniziando ad assomigliare a una presenza permanente. La gente la considera un’occupazione», ha denunciato a Politico Aleksandar Arsenijević, leader di Piattaforma Civica.
Il governo centrale del Kosovo, ovviamente, racconta una ‘polizia speciale’ virtuosa che lavora in contesti difficili, in cui le provocazioni e le violenze dei kosovari serbi sarebbero frequentissime. Il governo centrale kosovaro per esempio ritiene Piattaforma Civica un partito che compie anche attività criminali e che «per anni ha terrorizzato i nostri cittadini», secondo il ministro dell’Interno kosovaro, Xhelal Svecla, della cui moderazioni abbia visto all’inizio.
La condotta della polizia speciale è stata condannata anche dai paesi occidentali, molti dei quali alleati del Kosovo (che fin dalla sua nascita ha avuto governi filo-europeisti e filo-occidentali). Dopo che la polizia speciale aveva fatto irruzione nei municipi delle cittadine a maggioranza serba per insediare i sindaci di etnia albanese, il dipartimento di Stato americano aveva diffuso un duro comunicato per condannare queste operazioni, «compiute contro il consiglio degli Stati Uniti e degli alleati europei del Kosovo».
Finora il primo ministro kosovaro Albin Kurti ha difeso l’operato della polizia speciale, spiegando che la sua presenza è necessaria per contenere le «gang criminali serbe che operano in quelle zone», e ha respinto gli inviti degli alleati occidentali a ritirare la polizia speciale dai paesi a maggioranza serba nel nord del Kosovo.
Forse il problema Kosovo, a sintesi estrema, si chiama Albin Kurti.
Kosovo, il diritto a geometria variabile, e fu il disordine mondiale