Guerra, follia che ammazza più che può e poi litiga sul punteggio dei morti

Il bombardamento ucraino a Makiivka. 63 militari russi uccisi, o forse 89, come ora ammette Mosca, o 400 come sostiene Kiev, forse esagerando? Per chi ha frequentato qualche guerra da vicino, la prima cosa che impari è che la morte non bada agli schieramenti, non distingue tra aggredito ed aggressore, tra buoni e cattivi. La morte è la risposta assoluta e irrimediabile a tutte le possibili stupidità umane, e chi la infligge per qualsiasi ragione merita il peggiore insulto che ciascuno di noi riesce ad immaginare. Più spregevole di lui, solo chi contabilizza quei corpi per usarli ancora una volta come arma, uccidendoli due volte.

Quei razzi Himars americani che hanno colpito, quegli imprudenti segnali telefonici dei soldati a scoprire la numerosa presenza russa, l’intelligence satellitare occidentale a dare le coordinate del bersaglio e poi la strage favorita da tanti soldati assieme a ridosso del fronte e da una deposito munizioni accanto. Errori russi che ora qualcuno dovrà pagare, e ritorsioni contro l’Ucraina da temere.

L’atroce guerra dei numeri

«È guerra, tra Ucraina e Russia, anche sui numeri: in particolare, sul numero di morti causati da un attacco delle forze armate ucraine nella regione di Donetsk sotto controllo di Mosca -ci informa ISPI, l’Istituto di studi di politica internazionale-. Secondo Kiev nell’attacco sarebbero stati uccisi 400 soldati russi, ma Mosca smentisce e parla di 63 militari uccisi». Per evitare chi creare altre assurde tifoserie tra morti buoni e morti cattivi, va aggiunto che Mosca continua i bombardamenti sulle città mentre è stallo sul fronte sud. Quindi altri morti, e neppure in divisa.

Unità di misura di forza militare?

Secondo il Ministero russo della Difesa il raid ucraino ha colpito un punto di schieramento temporaneo a Makiivka, nella regione orientale. «Le restrizioni in vigore nell’area hanno reso impossibile finora ogni conferma indipendente sull’accaduto. Ma – come fa notare Bbc – è estremamente raro che Mosca confermi notizie di vittime sul campo di battaglia». L’attacco perciò deve aver causato un numero di vittime tale da rendere impossibile tacerlo.

Lanciarazzi Himars

L’attacco ucraino alla base russa di Makiivka, il bombardamento con i lanciarazzi Himars che ha distrutto una scuola adibita a caserma e deposito munizioni e la sua strage di coscritti russi costretti alle armi sta lasciando il segno su molti fronti. Di sicuro qualche alto ufficiale russo dovrà pagare in modo esemplare. Lo chiedono i blogger militari russi, primo su tutti il famoso ‘Semyon Pegov’ che gestisce il seguitissimo canale ‘Wargonzo’, segnala Sabato Angieri sul  Manifesto. «Anche perché il Cremlino finora non si era mai sbilanciato rispetto al numero dei caduti, e il fatto che ne abbia annunciati 63, implica che ce ne sono molti altri, come sospettano gli stessi russi e sostengono gli ucraini».

Dalla conta dei morti ai droni abbattuti

Ore dopo l’attacco di Makiivka, Kiev è tornata ad essere bersaglio di massicci bombardamenti che hanno colpito’ infrastrutture critiche’, ha detto il governatore della regione. L’allarme antiaereo è scattato anche a Zaporizhzhia e Dnipropetrovsk. Un bollettino diffuso dall’esercito su Telegram, le forze ucraine riferiscono di aver abbattuto tutti i 42 obiettivi aerei – 41 droni e un missile – lanciati dai russi. Forzature di propaganda rispetto alle infrastrutture energetiche della capitale colpite e distrutte, come denunciato dal sindaco.

Contabilità discutibili e incerte

Sempre su Telegram, il comandante in capo delle forze armate ucraine, il generale Valery Zaluzhny ha sostenuto che il 40% dei territori occupati dall’esercito russo dall’inizio dell’invasione è stato liberato. Dalla gara dei morti a quella dei chilometri. Come riporta la Cnn (tv semi ufficiale in campo), «l’attuale linea del fronte è lunga 1.500 chilometri, mentre –altro dettaglio pericoloso e vanteria dubbia-, le forze armate ucraine hanno ricevuto un addestramento militare nel territorio di 17 paesi europei».

La popolazione civile oltre il bersaglio

Sempre da ISPI apprendiamo che nel 2022, più di 600mila persone sono state evacuate dalle zone dei combattimenti, «e sono state introdotte più di 2 milioni di tonnellate di beni umanitari». Terminologia stessa da brivido. Ma l’aspetto ‘umanitario’ lo scopri subito d’occasione, a forzata lettura militare, con alcuni passaggi logici impervi. «L’avanzata delle truppe a Bakhmut in Donetsk è complicata da centinaia di linee di difesa delle forze armate ucraine» ha dichiarato all’agenzia di stampa statale russa Ria Novosti, Yevgeny Prigozhin, fondatore del gruppo di mercenari Wagner.

Sostegno continuo? (il punto di domanda è di ISPI)

Russia in difficoltà anche militare oltre che politica, sembrerebbe di capire. Mentre sul fronte occidentale qualcuno ce la racconta. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato l’invio di «generatori, lampadine, rifugi e scuolabus per la popolazione civile». E dopo la prima telefonata dell’anno tra i due, Zelensky ha reso nota la data del prossimo vertice Ue-Ucraina, il 3 febbraio a Kiev. Fuori dalla ufficialità, i leader avrebbero parlato della fornitura di altre ‘armi adeguate’(?), e di un nuovo programma di assistenza finanziaria da 18 miliardi di euro.

Ue a ventisette dubbi e Nato in attesa di ordini

Il mese scorso, l’Unione Europea aveva superato molte difficoltà interne decidendo la concessione di aiuti cercando di farli pagare alle multinazionali con una tassa del 15%. «Qualcosa si muove anche nel blocco Nato che il prossimo 18 e il 19 gennaio per discutere dell’Ucraina e delle capacità militari del blocco», ci dice ISPI. Discutere su coisa? «Alcuni paesi vorrebbero aumentare le spese militari, tenendo l’attuale soglia del 2% del Pil come obbiettivo minimo», insiste ancora Jeans Stoltenberg, Segretario generale in uscita, accusato da molti di essere semplice ventriloquo di Washington.

Tornando alla conta dei morti

Il commento ISPI di Eleonora Tafuro Ambrosetti. «Che le vittime siano 89 come dicono i russi, o 400, come dicono gli ucraini, la sostanza rimane la stessa: questo è l’attacco più pesante subito da Mosca in oltre dieci mesi di conflitto».

E ora si scopre che la base di Makiivka è stata individuata e presa di mira per l’aumento dell’attività dei telefoni cellulari con SIM russe, spionaggio cibernetico trasformato in coordinate di puntamento per gli armamenti occidentali, razzi Himars, ora in uso ucraino. Chi arma, chi dice dove colpire, e dei comandanti russi irresponsabili o incapaci che lasciano i loro uomini a fare da bersaglio.

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