
Una situazione di stallo che potrebbe allontanare il viaggio già annunciato di Joe Biden a Belfast in aprile, per celebrare il 25° della firma degli Accordi del Venerdì Santo. Una ricorrenza che porta con sé acuite tensioni fra unionisti e repubblicani.
Il premier conservatore britannico Rishi Sunak era convinto di aver risolto il problema dell’Ulster, dove la Brexit ha lasciato pesanti pendenze. Non era così. Lo scorso maggio i nazionalisti cattolici del Sinn Féin hanno vinto le elezioni nell’Irlanda del Nord, la zona settentrionale dell’isola che fa parte del Regno Unito assieme a Inghilterra, Scozia e Galles.
Secondo l’ultimo censimento demografico, la popolazione cattolica è ormai in maggioranza rispetto a quella protestante. I cattolici raggiungono infatti il 45,7%, e i protestanti il 43,8%. Sembra poca cosa, e invece è una notizia molto importante, anche per Londra.
Alle sei contee settentrionali dell’Ulster venne riconosciuto il diritto di restare nel Regno proprio perché, in esse, la maggioranza degli abitanti era formata da lealisti protestanti fedeli alla corona britannica. Ma il più recente censimento, rovescia la situazione, e potrebbe condurre a un distacco dell’Irlanda del Nord dal Regno Unito e, in prospettiva, all’unificazione con la Repubblica irlandese (Eire).
Per decidere per la Repubblica d’Irlanda è necessario un referendum con la maggioranza assoluta dei votanti schierata a favore del distacco, e i numeri – come si è visto prima – sono assai risicati. Non si deve tuttavia scordare che la tensione tra cattolici e protestanti ora è meno pronunciata, dopo decenni di scontri, attentati ad opera dell’IRA e pesanti interventi dell’esercito inglese.
Il problema è che la Brexit ha di nuovo irrigidito il confine tra le due Irlanda, rendendo più difficili gli scambi economici e commerciali. Proprio per questo molti lealisti protestanti cominciano a guardare con favore la possibile riunificazione con la Repubblica d’Irlanda, quasi totalmente cattolica.
Sunak ha firmato con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, un protocollo d’intesa noto come ‘Protocollo di Windsor’ che sembrava aver risolto i problemi. Si tratta però di un accordo diretto tra Londra e Bruxelles, e Sunak ha fatto i conti senza l’oste, non coinvolgendo lo “Stormont”, il parlamento di Belfast. Di qui la ribellione dei deputati nordirlandesi, ivi inclusi quelli che siedono nel parlamento britannico di Londra.
Particolarmente contrario il partito unionista dei protestanti (Dup) che, dopo la firma dell’accordo, ha proclamato una sorta di Aventino, bloccando di fatto l’insediamento del nuovo governo dell’Ulster. Sunak ha tentato una mediazione con gli unionisti protestanti, ma finora non ha ottenuto alcun risultato. Il suo governo conservatore è quindi in affanno, anche perché non è chiaro quale strategia adotterà in futuro.
Il problema dell’Irlanda del Nord si aggiunge alle molte difficoltà che già affliggono il Regno Unito. La situazione economica è pesante, e il Paese è stato travolto da un’ondata di scioperi che lo hanno in pratica paralizzato. E pure la politica inglese in Ucraina è sotto pesante attacco. Il Regno Unito è totalmente in sintonia con gli Usa e continua a fornire armi al governo di Kiev.
Una parte consistente dell’opinione pubblica critica in modo aspro la politica estera di Sunak che, al pari dell’ex premier Boris Johnson, vorrebbe restituire al Regno Unito il ruolo di potenza mondiale perduto nel 1945.
A ciò va aggiunto che, dopo la morte della regina Elisabetta, la monarchia ha perso parte del suo fascino, e crescono le contestazioni nei confronti dell’erede Carlo III.