Assad e il mondo arabo sempre più critico ad occidente

Il presidente siriano Bashar al Assad invitato alla prossima riunione della Lega Araba a Riyad il 19 maggio. Dopo quasi 12 anni di esclusione dalla Lega Araba, l’organizzazione ha approvato domenica scorsa il reintegro del governo siriano nel consesso inter-arabo.
Parallelamente, Arabia Saudita e Siria hanno annunciato la ripresa formale dei rapporti diplomatici con la conseguente apertura delle rispettive ambasciate a Damasco e Riad.

Geopolitica Mediorientale rivoluzionata

Senza dubbio la riammissione della Siria nella Lega Araba rappresenta un successo personale per Bashar al-Assad. Damasco era stata sospesa nell’ormai lontano 2011, su iniziativa dell’Arabia Saudita molto vicina, in quel periodo, agli Stati Uniti. Gli americani intendevano punire il presidente siriano per la repressione brutale delle manifestazioni contro il suo governo.
Ora, però, il quadro è molto cambiato. La diplomazia cinese ha favorito uno storico riavvicinamento tra i sauditi sunniti e gli iraniani sciiti, e l’influenza Usa nella regione è diminuita sino a toccare i minimi storici. L’uomo forte di Riad, il principe ereditario Mohammad bin Salman, si sta sempre più staccando da Washington perseguendo una politica estera autonoma, attenta agli interessi di Mosca e di Pechino.

La sfida planetaria ricompone sunniti-sciiti

Si attenua quindi, fino quasi a scomparire, la tradizionale ostilità tra musulmani sunniti e sciiti. Com’è noto Assad, che appartiene alla setta sciita degli Alauiti (presente soprattutto in Siria), è stato per molto tempo sostenuto dalla Russia di Putin e dall’Iran, che ha pure promosso il coinvolgimento militare a favore di Assad degli Hezbollah libanesi (anch’essi sciiti).
Il fatto è che, dopo il riavvicinamento favorito dalla Cina, Riad e Teheran hanno concluso che è inutile farsi la guerra, com’è per esempio accaduto in Yemen. Preferiscono incrementare gli scambi commerciali reciproci e le trattative diplomatiche.

Assad riabilitato dall’errore occidentale Isis

Assad, considerato per anni un paria tanto nel mondo occidentale quanto in quello arabo, è uno dei beneficiari principali di questo nuovo clima. Gli viene riconosciuta l’efficacia della sua lunga lotta contro l’Isis, e la debole opposizione siriana trova ora meno ascolto all’estero.
All’interno della Lega Araba manifestano perplessità Egitto, Qatar e Kuwait, senza tuttavia avere la forza di bloccare la riammissione. Contrari, ovviamente, anche gli Usa, che però, con la presidenza Biden, hanno perduto quasi interamente l’influenza che in precedenza avevano.

Politica in MO, ora gli Usa devono trattare

Resta il nodo dei rifugiati interni e nella confinante Turchia. Tuttavia i sauditi e altre nazioni della Lega hanno promesso ingenti aiuti finanziari per attenuare il problema e promuovere la ricostruzione dopo decenni di guerra civile, cui si è aggiunto pure il recente terremoto. Per l’ancora giovane dittatore siriani si tratta, un’indubbia vittoria.

Né si vede come Washington possa bloccare questo processo ormai avviato. Non a caso, alcuni Stati della Lega che hanno ancora buoni rapporti con gli Usa stanno premendo per la fine delle sanzioni americane contro la Siria.

 

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AVEVAMO DETTO

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