
L’accusa via tweet del presidente ucraina di non aver mantenuto la parola. La parola data da chi e su cosa? «Kiev vuole impegni specifici su quando e come potrà aderire all’alleanza di difesa. Ma con l’amministrazione Biden tra coloro che sono riluttanti a stabilire condizioni preliminari chiare per l’Ucraina mentre è in corso la guerra con la Russia, la questione chiave per l’alleanza potrebbe essere cos’altro può negoziare durante il vertice di due giorni per rassicurare Kiev e inviare un messaggio inequivocabile a Mosca. Gli Stati membri sono pronti a discutere di ulteriori aiuti militari e sostegno politico all’Ucraina», ma -tradotto in italiano- , non sposare rischiosi oltranzismi baltici a rischio di un allargamento catastrofico del conflitto.
«Gli Stati Uniti, la Germania e alcuni altri grandi membri della NATO si sono rifiutati di offrire dettagli sui tempi o sulle condizioni per l’adesione all’alleanza. La controversia, che si riduce alla formulazione di una singola frase nel comunicato ufficiale del vertice di due giorni, è uno dei numerosi disaccordi che tengono in disaccordo i 31 membri della NATO». «Negoziare sempre fino all’ultimo minuto per raggiungere un accordo completo», ha affermato il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg in un’intervista. «Zelensky, il mese scorso, aveva dichiarato al Wall Street Journal che potrebbe non partecipare al vertice di Vilnius, in Lituania, se l’Ucraina non si assicura gli impegni sull’adesione che sta cercando».
«Zelensky contro la Nato: Assurdi i rinvii sull’Ucraina. Non c’è un calendario né per l’invito né per l’adesione». «E’ inaudito e assurdo che non ci sia un calendario né per l’invito né per l’adesione dell’Ucraina alla Nato e che si aggiungano strane formulazioni sulle condizioni anche solo per l’invito»: lo scrive il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, sul suo canale Telegram, nel quale dice anche che l’incertezza sul futuro di Kiev nell’Alleanza incoraggia la Russia a continuare la guerra. «Rispettiamo i nostri alleati – scrive il leader ucraino che si sta recando a Vilnius. Apprezziamo la sicurezza condivisa. E apprezziamo sempre una conversazione aperta. Ma anche l’Ucraina merita rispetto».
Zelensky nella NATO ma non troppo, mentre Erdogan che ci ricatta ora merita applausi, un’altra possibile versione dello stesso vertice delle troppe Nato presenti. «Sono assolutamente certo che sull’Ucraina saremo uniti e invieremo un messaggio forte»: aveva azzardato questa mattina il pluri prorogato segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, quando tutti sapevano -lui compreso-, del finale che si preparava e che ora, gli ‘sherpa’ stanno cercando faticosamente di comporre a nascondere le divisioni e a far apparire una unità formale che nei fatti poco conta.
‘Non lasciare che l’Ucraina entri nella Nato’, il titolo dell’articolo apparso sulla prestigiosa rivista Foreign Affairs a pochi giorni dal summit dell’Alleanza Atlantica di Vilnius. Autori dell’articolo, Justin Logan e Joshua Shifrinson, due ricercatori del ‘Cato Institute’, uno dei principali think tank della destra conservatrice americana. Che sintetizzano in un concetto chiaro, ispirato all’analisi costi-benefici, la prospettiva che a loro avviso rende poco auspicabile accogliere Kiev nel campo atlantico: «La resistenza di Kiev all’aggressione russa è stata eroica, ma alla fine gli stati fanno ciò che è nel loro interesse. E qui, i benefici per la sicurezza degli Stati Uniti dell’adesione dell’Ucraina impallidiscono in confronto ai rischi che potrebbero emergere se si concretizzasse l’idea di portare Kiev nell’alleanza».
«La certezza che Mosca non conquisterà l’Ucraina completamente appare chiara e la resistenza dell’Ucraina alla bellicosità russa è nobile». Ma i due studiosi scientificamente cinici, sottolineano come «le azioni nobili e persino l’efficace autodifesa non giustificano di per sé l’assunzione degli alti rischi di un impegno di sicurezza a tempo indeterminato». Brutale da dire agli ucraini, ma «la Russia ha pagato un prezzo altissimo senza che l’Ucraina fosse ammessa direttamente nella Nato, impegnando i membri dell’Alleanza a morire per lei».
Kiev utile come bastione antirusso perché priva di potere decisionale nella Nato. E nella disponibilità degli Usa, la prospettiva di un termine del conflitto. Argomento di riflessione politica in casa ucraina e non soltanto.