
Marcos Jr e Biden
Per la prima volta il micidiale e mostruoso ‘drone-scorpione’ ieri è volato intorno a Taiwan. Ha oltrepassato la linea mediana a sud ovest dell’isola, l’ha circumnavigata per tre quarti, per poi rientrare oltre la linea mediana a nord-est dello Stretto. L’impiego di droni -spiegano gli esperti di cose militari e riferisce Lorenzo Lamperti sul Manifesto-, è per Pechino una componente chiave di un’ipotetica azione militare su Taiwan.
Con l’impiego l’inedito del ‘TB-001’, il nome meno pittoresco della nuova arma aerea cinese comandata a distanza, e la sua rotta ben più prolungata delle consuete manovre oltre la linea mediana, la Cina manda un nuovo messaggio di sovranità sull’area. «Insieme allo scorpione a due code, il ministero della Difesa di Taipei ha segnalato i movimenti di sei navi e 37 jet, 19 dei quali oltre la linea mediana o nello spazio di identificazione di difesa aerea». Esibizione senza violazione.
Sempre ieri, fronte opposto, l’Esercito popolare di liberazione ha dichiarato di aver ‘monitorato‘ il passaggio di un aereo da pattugliamento marittimo degli Stati uniti sullo ‘Stretto’, lo spazio tra l’isola e il continente cinese. Giochi pericolosi ed episodio che si inserisce, secondo le forze armate cinesi, in una serie di «azioni provocatorie», che comprendono anche il recente transito del cacciatorpediniere Uss Milius. Ma nulla accade per caso.
Nei prossimi giorni è in programma a Taipei il Taiwan-US Defense Industry Forum, prima edizione dopo quattro anni. L’evento, a cui saranno presenti importanti fornitori di armi americani, sarà aperto da un discorso di Steven Rudder, ex comandante dei marine nel Pacifico. Il tutto mentre si discute della possibile creazione di un deposito di armi statunitensi sull’isola, così come di un aumento della presenza di consiglieri e istruttori militari.
«Il governo taiwanese invita i lupi in casa», ha commentato Tan Kefei, portavoce del ministero della Difesa di Pechino, sostenendo che «il complesso militare-industriale statunitense cerca di esportare la guerra a scopo di lucro».
A Taipei è invece già presente John Bolton, detto ‘Stranamore’, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump poi licenziato e in lizza per le primarie repubblicane in cerca di qualche prebenda. Il falco anticinese è stato invitato a parlare a eventi organizzati da gruppi pro-indipendenza taiwanesi, su posizioni ben più radicali dell’attuale governo, ma incontrerà anche il presiedente Tsai che forse azzarda un po’ troppo.
A indispettire Pechino anche e forse soprattutto il rafforzamento della rete di alleanze militari di Washington in Asia orientale. Nel comunicato congiunto Usa-Corea del sud, risultato del vertice tra Yoon Suk-yeol e Joe Biden, i due paesi si dicono contrari a «qualsiasi tentativo unilaterale di cambiare lo status quo nell’Indo-Pacifico, attraverso rivendicazioni marittime illegittime, la militarizzazione di elementi rivendicati e attività coercitive». Messaggi trasparente a un solo destinatario.
Lunedì arriva alla Casa bianca anche Ferdinand Marcos Junior, a pochi giorni di distanza dalla conclusione delle più vaste esercitazioni congiunte di sempre tra Filippine e Usa nel mar Cinese meridionale, che hanno incluso anche un inedito attacco antinave simulato, arriva alla Casa bianca anche Ferdinand Marcos Junior. E si è già sfiorata la collisione tra una nave cinese e un pattugliatore filippino che stava entrando in una secca contesa.
La Corea del Sud rinuncerà allo sviluppo di un ordigno atomico, in cambio dell’assicurazione di avere voce in capitolo su un’eventuale risposta degli Stati Uniti a un possibile attacco della Corea del Nord. Detto più chiaramente, non atomiche proprie ma quelle americane in casa. Rivelazioni ‘Wall Street Journal’, con l’arrivo in Corea del Sud di un sottomarino lanciamissili balistici della Marina militare Usa, ad esibire la sua capacità di deterrenza nucleare per proteggere il territorio sudcoreano.
A Seul negli ultimi anni politici e osservatori avevano iniziato a esprimere sempre più frequentemente dubbi sulla reale disponibilità degli Usa a utilizzare armi atomiche in risposta a un eventuale attacco nucleare del Nord contro il Sud, vista la possibilità che Pyongyang reagisca attaccando anche il territorio statunitense.