Come era successo anche a fine gennaio, Salis era stata portata in aula per l’udienza con mani e piedi incatenati, accompagnata da una guardia che la teneva con una catena legata all’addome con una specie di cintura. La vicenda che la riguarda è diventata ormai un caso politico in Europa. La prossima udienza del processo è stata fissata per il 24 maggio. Altri 2 mesi di carcere preventivo, a fare 15.
Fuori dal tribunale, alcuni neonazisti hanno insultato e minacciato l’interprete di Salis, il suo avvocato Eugenio Losco e un gruppo di suoi sostenitori arrivati dall’Italia, tra cui il fumettista Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, che segue il suo caso da tempo e lo sta raccontando in una rubrica settimanale sulla rivista Internazionale. In aula anche una delegazione di parlamentari dei partiti di opposizione italiani. Ambasciata e governo non pervenuti.
Nelle ultime settimane gli avvocati di Salis avevano chiesto al governo italiano di fare pressione affinché l’Ungheria le concedesse gli arresti domiciliari in Italia, oppure nell’ambasciata italiana a Budapest, ma Il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro della Giustizia Carlo Nordio hanno sostenuto che i domiciliari in ambasciata non sono possibili, per motivi tecnici e giuridici, mentre fare pressione sull’Ungheria sarebbe «irrituale e irricevibile».
Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó e il portavoce del governo Zoltan Kovacs, invece, hanno criticato duramente il racconto che sui media italiani si sta facendo del caso e i tentativi di mediazione del governo italiano. A fine febbraio, al termine di un incontro con Tajani a Roma, Szijjártó si era lamentato del fatto che l’Italia stesse cercando «di interferire con un caso giudiziario ungherese».
Ilaria Salis, è accusata insieme ad altre persone di aver aggredito dei neonazisti fra il 9 e il 12 febbraio 2023 a Budapest, nei giorni in cui migliaia di militanti di estrema destra da tutta Europa erano in Ungheria per festeggiare il Giorno dell’onore (Tag der Ehre). La manifestazione, celebra un battaglione nazista che nel 1945 tentò di impedire l’assedio di Budapest da parte dell’Armata Rossa.
Salis, che ha denunciato in alcune lettere le pessime condizioni della sua detenzione, si dichiara innocente: dice di aver partecipato a delle contromanifestazioni pacifiche che si erano tenute nel corso della giornata ma di non aver aggredito nessuno.