Usa-Cina: dalla «Guerra fredda» alla «Pace fredda»

Xi Jinping e Joe Biden a Bali, quinto incontro personale, il primo da quando sono diventati presidenti e riprende il dialogo. «Non è tempo di Guerra fredda» si dicono i due tra forzati sorrisi da foto copertina, e alla fine riescono a mettere assieme una sorta di «Pace fredda», dove i problemi che c’erano alla vigilia, da Taiwan alla tecnologie strategiche, restano tutti o quasi, ma si litiga con sorriso e senza troppe minacce di guerra, che su quelle ha giù fatto il pieno la Russia con Putin grande assente.

Cina e Stati Uniti al minimo ma Putin è peggio

Cina e Stati uniti erano al minimo delle proprie relazioni dopo la crisi estiva provocata della visita della speaker della Camera Nancy Pelosi a Taiwan, che di fatto, azzardo politico tutto ancora da interpretare, aveva interrotto le comunicazioni tra Pechino e Washington, sottolinea il Manifesto. A mezzo stampa altri segnali alla vigilia del G20 di Bali. Sia il Financial Times sia il Wall Street Journal hanno riportato le parole di funzionari cinesi e americani, secondo i quali Xi Jinping non avrebbe avuto da Putin alcuna indicazione sulla sua volontà di invadere l’Ucraina. «Una sorta di riposizionamento cinese, tanto più importante perché arriva in un momento nel quale l’amministrazione americana sembra voler sottolineare in ogni modo la necessità di porre fine alla guerra», scrive Simone Pieranni. Aperture di Pechino anticipate già al cancelliere tedesco Scholz che, primo in Europa, aveva rotto le rigidità Usa prima dei sorrisi di Biden.

Aperture sul filo delle parole

Xi Jinping ha ribadito anche a Biden il No cinese a qualsiasi ipotesi di uso delle armi nucleari. E il riferimento a Putin e dintorni nazionalistici russi era decisamente chiaro. Massaggi. Come quello di Biden che in conferenza stampa ha detto che «un’invasione di Taiwan da parte della Cina non è imminente». Tra l’ennesimo inciampo nel dire del presidente Usa, al dover subito dopo spiegare che la posizione degli Usa verso il dossier Taiwan «non è cambiata». Ma, precisazione importante, «vogliamo che la questione venga risolta pacificamente». Nel comunicato dopo l’incontro, la Cina ha ribadito a Stati Uniti e mondo che esiste «un’unica Cina», esplicitando la sua «linea rossa», oltre cui nessuno deve azzardarsi ad andare. Non detta ma chiaramente sottintesa.

Il detto del poco raggiunto, il non detto del molto che manca

Una ripresa del dialogo che al momento, oltre queste parole distensive, non sembra capace di andare, perché la realtà della competizione per il primato economico nel mondo resta la sfida che l’America non è disposta neppure a considerare possibile, anche se molto reale e forse vicina. A tentare ancora con la diplomazia, la ‘Pace fredda’ dal titolo, l’annuncio che il segretario di Stato Blinken visiterà la Cina per proseguire il dialogo. Una specie di ‘Via della seta americana’ rivolta sopratutto verso l’Asia. Citata opportunamente da Pieranni, la produzione di microchip e la lavorazione di terre rare, «in una manifestazione di sovranismo digitale statunitense molto più determinata di quanto non fosse quello tanto decantato da Trump».

Quel ‘partito unico americano’, di democratici e repubblicani convinti che la sfida principale per il futuro degli Stati uniti sia proprio la Cina.

Dal G2 al G20, almeno oggi

«Il vertice G2 di ieri non era ancora il summit G20 di oggi», precisa Emanuele Giordana. Un summit dove il premier indonesiano Jokowi, dopo un viaggio a Kiev e a Mosca, avrebbe voluto portare sia Putin sia Zelensky. Così non è stato. Zelensky parlerà in video conferenza. Putin lascia la rappresentanza a Lavrov, salvo comparse a sorpresa anche lui ‘da remoto’. Lo spazio del silenzio meglio del troppo dire sin o a ieri, la vera svolta politica, dando tutti per scontato che sulla guerra non uscirà alcun comunicato congiunto, perlomeno una condanna aperta della Russia, scrive il Financial Times. «Chissà però che non ne esca almeno una volontà condivisa di «incoraggiare colloqui di pace, una frase attribuita a Xi e su cui un accordo potrebbe essere possibile».

Con Biden che, ‘dopo il sorprendente pareggio con i repubblicani’ –così lo descrive Federico Rampini sul Corriere della Sera-, «inaugura la seconda metà del mandato con una inattesa libertà di manovra in politica estera». Una tregua con la Cina e gentili ma sostanziali pressioni sull’Ucraina per l’apertura di un negoziato con Vladimir Putin.

Tags: Biden G20 Xi
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