Zelensky è deciso a ‘resettare’ i vertici politici e militari dell’Ucraina, con un mega-rimpasto che potrebbe cambiare completamente la governance del Paese. Lo annuncia il Washington Post, che nelle ultime settimane sta monitorando tutto quello che avviene dalle parti di Kiev con sempre maggiore attenzione. Un segnale di quanto la politica estera già sia entrata nella infuocata campagna elettorale per la Casa Bianca. Un passaggio del commento fatto dall’autorevole quotidiano di Washington, invita alla riflessione:
«C’è la ricerca di una nuova strategia da parte della leadership ucraina in un momento precario, con le forze armate impoverite, sulla difensiva, e i leader di Kiev in attesa di vedere se gli Stati Uniti forniranno l’assistenza militare e finanziaria tanto necessaria».
Quei 61 miliardi di dollari, che Biden ha chiesto al Congresso e che per ora restano ancora bloccati. E ora la rivoluzione interna tra vertici del Paese, anticipato ufficialmente da Zelensky. Che le due cose siano collegate è molto probabile. La narrazione dei fatti che fa il Post solleva più di un sospetto in questo senso. «Con gli aiuti americani in stallo – spiega il giornale – gli analisti hanno suggerito che Zelensky potrebbe promuovere l’ambasciatore dell’Ucraina negli Usa, Oksana Markarova, a una posizione di rilievo a Kiev. Il governo degli Stati Uniti ha spinto per rafforzare le misure anticorruzione sui miliardi di dollari in aiuti finanziari e militari che l’Ucraina sta ricevendo». Detto così, sembra tutto abbastanza chiaro. Washington vuole garanzie. Che in questa fase, non possono essere militari, perché la controffensiva ucraina è clamorosamente fallita.
In questo momento, i legislatori americani temono prima di tutto un altro nemico politico: la corruzione. Finanziare uno Stato corrotto, ancorché alleato, non è giustificabile di fronte agli elettori-contribuenti degli Stati Uniti. Per questo, a Washington, hanno detto a Zelensky che forse non basta sostituire solo Zaluzhny. Il comandante in capo delle Forze armate di Kiev che, a un certo punto, si è stancato di mandare i suoi uomini al massacro con ripetuti attacchi frontali, in stile Prima guerra mondiale. Errori in cerca di colpevoli. Ma oltre a dare agli Usa generali più disponibili agli ordini, il Presidente dovrà mettere mano in molti altri settori della sua Amministrazione.
La corruzione, in Ucraina, era e resta diffusa e apparentemente inarrestabile. Per correggerla serve un approccio integrato di controlli, che però in periodo di guerra è molto difficile da organizzare. Principi alti ma non solo. Una possibile avversione personale di Zelensky contro Zaluzhny, che vede come un possibile rivale politico. Il rimpasto di tutto il vertice per non far sembrare la rimozione del generale una decisione ‘ad personam’. Comunque sia, la realtà sul campo dipinta dal Washington Post è senz’altro deprimente, per l’Ucraina e per l’Occidente in generale.
Agli sporadici attacchi di Kiev (l’altro giorno un drone ucraino ha colpito un panificio di Luhansk uccidendo 28 civili dell’Ucraina filo russa) fa da violento contrappeso la crescente aggressività dei reparti russi.
«Sul campo di battaglia – sostiene il Washington Post – le forze ucraine sono forse nella fase più critica dall’estate del 2022. A corto di munizioni e di personale, stanno lottando per trattenere le rinnovate offensive russe sul fronte, che come epicentro dei combattimenti ha la martoriata città di Avdiivka, nella regione orientale di Donetsk. I piani di Zelensky, di dare una scossa al Paese, arrivano dopo mesi di combattimenti, che hanno messo a dura prova l’umore della nazione e intaccato il suo stesso indice di popolarità».