Il mondo reale

Trovo geniale nelle info che la mattina Internazionale manda, attraverso la sua mailing list, il fatto che esista una categoria di notizie che si chiama “Il mondo reale”.

Un qualcosa che ci ricorda quanto sia utile conoscere, e quindi pensare alle cose della vita, alle informazioni che ci sono utili, alle narrazioni sui luoghi in cui abitiamo, alle scelte necessarie per rendere la nostra esistenza meno spiacevole di quanto lo sia in questa fase storica così buia. Meno da tifosi obnubilati più da cittadini attivi. Meno da spettatori passivi delle messe in scena dell’ipocrisia mediatica e politica, e più da esseri umani che partecipano culturalmente, e quindi politicamente, alla società civile.

Il mondo reale è quello spazio in cui possiamo agire. Per il poco e per il niente, ma mettendo in questione le conoscenze, le idee, riscoprendo il diritto all’ideologia e all’uso non ipocrita delle parole, tenendo presente con coscienza i territori dell’abitare e non rinunciando al diritto sacrosanto del dialogo, dell’ascolto reciproco, della partecipazione alla costruzione costante della nostra democrazia, quindi delle libertà che ne costituiscono le basi.

Il mondo reale delle nostre vite non ci chiama alla militarizzazione, alla guerra, alla ferocia, all’accettazione di un potere muscolare patriarcale. Ci chiama alla semplicità, alla bellezza, alle cose giuste, al vicinato, al rispetto per l’altro, al patrimonio di comunità in cui viviamo immersi, all’uguaglianza, alla lotta per le cose giuste.

Le persone, nel mondo reale, sono migliori dei narratori tossici di un mondo disegnato con ingiustizia e cinismo, in cui arrendersi all’evidenza delle cose brutte, della ferocia, della repressione, dell’annichilamento di ogni diversità. I nostri giovani del mondo reale sono migliori dei loro padri. Sono più coraggiosi, meno obbedienti, più ribelli. E questa è anche una speranza.

Il mondo reale è ciò che risponde alla frase: fare del pensiero un’azione. Anche piccola, nella misura delle possibilità, ma non cedendo al qualunquismo mediatico dominante che ci vuole seduti davanti a un qualche tipo di schermo. Ululanti o assuefatti, incapaci di leggere ciò che ci accade davanti agli occhi, ma pronti a osannare o demolire a colpi di clic da bravi analfabeti obbedienti del sistema. Di un sistema che è figlio della guerra culturale degli ultimi decenni in cui la realtà delle cose è stata sostituita da un gioco di prestigio in cui le cose non appaiono per quello che sono, ma per quello che conviene ad alcuni.

Quindi viva le notizie dal mondo reale. Sottile collegamento con la vita e con i nostri interessi di cittadini in una democrazia che vogliamo sia realizzata e non più ipocrita e falsificata.
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