
L’ex presidente Jair Bolsonaro, rientrato in Brasile dopo aver trascorso tre mesi in Florida. Al suo arrivo qualche centinaio di sostenitori si sono recati all’aeroporto per riceverlo ed acclamarlo, ma l’ex presidente non è passato dall’uscita principale. La polizia federale infatti lo ha portato fuori dallo scalo da un passaggio secondario, per poi scortarlo via terra verso la sede del partito. L’ex presidente ritorna dopo tre mesi di permanenza negli Stati Uniti dalla sconfitta elettorale: lo attendono venti diverse indagini, ma ha ancora molti sostenitori che lui aveva già scatenato in un assaggio di colpo di Stato dell’8 gennaio.
Il ritorno di Bolsonaro avviene mentre l’attuale presidente Luiz Inacio Lula da Silva si trova attualmente a riposo nella residenza ufficiale e non nel palazzo di governo, a causa di una polmonite.
Dal rifugio il Florida con pessimi consiglieri
L’ex presidente di estrema destra continua ad avere un forte seguito in Brasile, e il suo ritorno può contribuire ad aumentare la tensione in una situazione politica che continua a essere molto polarizzata e tesa. Bolsonaro in Brasile è inoltre oggetto di venti diverse inchieste, di cui 6 penali: la maggior parte riguarda il condizionamento del processo elettorale, che l’ex presidente ha messo in dubbio per tutta la campagna elettorale, denunciando preventivamente brogli che lo avrebbero sfavorito, modello Trump, senza mai portare alcuna prova.
L’assaggio di golpe
Altre indagini riguardano il suo coinvolgimento e il sostegno all’assalto alle istituzioni dell’8 gennaio, quando i suoi sostenitori cercarono di provocare un colpo di stato, chiedendo l’intervento dell’esercito. Ma Bolsonaro è indagato anche per aver causato una crisi umanitaria per le popolazioni indigene Yanomami, in Amazzonia, e per aver tentato di portare in Brasile gioielli dal valore di 3 milioni di euro ricevuti in Arabia Saudita nel 2019 dal governo locale. Un suo assistente fu bloccato nel 2021 dalle autorità di dogana con i gioielli mai dichiarati: secondo alcuni esperti, questo è il caso più pericoloso a livello legale.
Indagini senza arresti
Tutte le indagini sembrano in fase iniziale (Bolsonaro ha perso l’immunità a gennaio, restando senza incarichi politici per la prima volta dal 1989) ma un suo arresto immediato è considerato improbabile. Bolsonaro aveva lasciato il Brasile due giorni prima della fine del suo mandato da presidente e il suo mancato ritorno per 89 giorni secondo molti era giustificato dal timore di un’incarcerazione. In quel periodo ha soggiornato a Kissimmee, in Florida, ha incontrato ripetutamente Donald Trump e ha anche partecipato a un convegno di sostenitori del Partito Repubblicano statunitense (la foto di copertina).
Mancato corteo
L’ex presidente avrebbe voluto un rientro in grande stile e aveva pensato anche di lasciare l’aeroporto su un’auto scoperta per salutare i sostenitori. Le autorità brasiliane hanno però previsto per questioni di sicurezza che l’ex presidente esca dall’aeroporto da un’uscita laterale, evitando ogni manifestazione pubblica. Bolsonaro si è lamentato della decisione, prima di imbarcarsi è stato intervistato da CNN Brasile e ha negato di voler essere il leader dell’opposizione a Lula, come detto in una precedente intervista al Wall Street Journal:
«Darò il mio contributo di esperienza al Partito Liberale, al momento sono un politico senza un incarico, ma non sono in pensione. Parlerete molto di me nelle prossime elezioni locali».
Promesse da bugiardo
L’influenza e il futuro politico dell’ex presidente è tutta da verificare, dopo la sconfitta elettorale e i molti limiti dei suoi quattro anni di presidenza. Il suo ritorno potrebbe comunque rianimare l’opposizione della destra più estrema: l’ex presidente continua ad avere una base agguerrita di sostenitori. Mentre il governo di Lula in questi primi mesi sta vivendo alcune difficoltà nell’ottenere risultati e far approvare alcuni punti del suo programma, soprattutto ritardi nei lavori parlamentari, dove la maggioranza progressista è molto limitata.
Interdizione per otto anni
Le indagini del tribunale elettorale sulla condotta di Bolsonaro in campagna elettorale e sugli attacchi non giustificati al corretto svolgimento delle operazioni elettorali potrebbero però portarlo presto a una interdizione dai pubblici uffici per otto anni, e quindi a non potersi candidare alle prossime elezioni presidenziali (2026).
L’indagine più avanzata è quella sull’abuso d’ufficio, che riguarda un evento dello scorso anno in cui il presidente convocò gli ambasciatori stranieri per esprimere i suoi dubbi sul sistema elettorale brasiliano.
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