Della defunta Unione Sovietica l’Ucraina era non soltanto il granaio, ma anche il cuore industriale e minerario. E dove si concentra la maggioranza delle suddette risorse? Proprio nel Donbass, che non a caso costituisce il principale obiettivo dell’offensiva russa.
Nel Donbass, molto ricco di carbone, sono collocate in gran numero fonderie, acciaierie e centrali elettriche. Nella regione di Dnepr-Donetsk si trovano invece giacimenti di petrolio e di gas naturale, circa l’80% dell’intero patrimonio ucraino.
Qualcuno ha giustamente osservato che l’Ucraina è una superpotenza mineraria che, in alcuni casi, supera la stessa Russia. Finora non ha sfruttato appieno le sue risorse. Un “think tank” canadese ha calcolato che l’Ucraina è al quarto posto nel mondo per produzione annua di risorse naturali con 15 miliardi di dollari.
In passato i proventi di queste immense ricchezze andavano ad arricchire le casse degli zar prima, e poi quelle sovietiche. L’indipendenza è quindi giudicata necessaria affinché i suddetti proventi vadano a beneficio dei cittadini ucraini, pur sapendo che nel Paese esiste una corruzione endemica.
Non solo. L’Ucraina è il territorio europeo più ricco di cosiddette “terre rare” come lantanio, cerio, ittrio, neodimio, tutte indispensabili per le memorie dei PC, le batterie ricaricabili per automobili elettriche, e gli smartphone. Indispensabili anche per la transizione “green” che, nonostante gli entusiasmi suscitati, è molto più costosa di quanto comunemente si creda. Se aggiungiamo che l’Ucraina è al secondo posto in Europa per depositi di gas naturale, con circa 1,2 trilioni di metri cubi, il quadro è completo.
Occorre quindi smetterla con la retorica nazionalista, e comprendere invece che questo conflitto ha innanzitutto motivazioni economiche. Chi controlla l’Ucraina controlla anche risorse energetiche e minerarie tra le più vaste del pianeta.