La bomba demografica Nigeria, l’Africa e l’Europa strabica

Gli oltre 200 milioni di nigeriani d’oggi, tra 25 anni, saranno 400 milioni dice World Population Prospect, Nazioni Unite. In Nigeria si sta male e si continua a stare peggio, perché si è creata una situazione che gli economisti chiamerebbero ‘malthusiana’, spiega Piero Orteca. Le bocche da sfamare aumentano più velocemente delle braccia per lavorare. Entro il 2050 in Africa ci vivranno (chissà come) 2.3 miliardi di persone.

World Population Prospect

WPP, Nazioni Unite. Gli oltre 200 milioni di nigeriani d’oggi, tra 25 anni, saranno 400 milioni. Insomma, in Nigeria si sta male e si continua a stare peggio, perché si è creata una situazione che gli economisti chiamerebbero ‘malthusiana’. Nel senso che le bocche da sfamare aumentano più velocemente delle braccia per lavorare. Il sistema produttivo è sbalestrato e quello sociale e della previdenza sono da rifondare completamente.

Ordigno demografico a orologeria

Il ticchettio di un ordigno a orologeria nel cuore del continente africano: la Nigeria. Il gigante nero è in piena fibrillazione demografica. La sua popolazione sta aumentando in maniera vertiginosa e l’economia non riesce a tenere il passo di una domanda primaria di beni e servizi sempre più incalzante. E la Nigeria, secondo molte previsioni, potrebbe diventare presto il motore di un esodo migratorio biblico. Un serbatoio senza fondo di disperati, costretti a scegliere tra un salto nel buio della fuga o una vita fatta di sofferenze e di stenti inenarrabili. Le statistiche dell’Organizzazione per le migrazioni preoccupano, ma non fino a delineare scenari catastrofici. Sostanzialmente, i nigeriani ‘in uscita’ (legalmente) ogni anno sono circa 300 mila. Ma è una cifra che non dice molto.

Gli ‘Internally displaced’

Un numero più indicativo è quello degli ‘Internally displaced’, cioè dei rifugiati interni, che hanno abbandonato le loro case e che vagano nei campi di fortuna all’interno del Paese. Questo tipo di migranti, che potremmo definire «i più poveri dei poveri», perché non hanno nemmeno i soldi per pagarsi l’attraversamento del confine, sono già 3.700.000. Certo, il tasso migratorio è ancora basso, se rapportato al totale della popolazione nigeriana. Ma sono i grandi numeri che fanno le grandi proporzioni e, soprattutto, bisogna guardare alle dinamiche dei flussi, che non sono facilmente prevedibili.

Problema anche italiano?

Cosa potrebbe legare l’eventuale emigrazione nigeriana ai flussi verso l’Italia? Le direttrici di fuga dall’Africa centrale, da Est a Ovest, si fondono, come in un collettore ad ansa, a formare delle carovaniere, dal Sahel (la ‘Libyan Trail’). Parliamo di flussi che, potenzialmente, potrebbero corrispondere a cifre colossali (dagli oltre 200 milioni di nigeriani d’oggi, ai 400 tra 25 anni).

  • Dai dati del think-tank americano Stratfor, risulta che almeno 83 milioni di persone svolgano lavori ‘di bassa forza’, con una remunerazione media di un solo dollaro al giorno. Il Paese, come altri Stati africani, ha anche un serio problema di governance. Spesso accade, infatti, che il tribalismo alimenti non solo lo scontro politico, ma anche una devastante corruzione.
  • La Nigeria, poi, paga il fatto di essere una nazione frammentata, tra un Nord musulmano, un sud cristiano e animista e una parte orientale da sempre ostinatamente indipendentista. Il confronto è sfociato, ormai da anni, in scontri sanguinosi con il gruppo terrorista islamico di Boko Haram, attivo specialmente nella regione di Borno, specie nella capitale Miduguri.

Economia FMI e quella del sopravvivere

  • Un altro fattore, che ha contribuito a scatenare un clima di tensione nella Nigeria contemporanea, è stata una lotta politica all’ultimo sangue per la conquista della Presidenza. Il vincitore, Bola Tinubu, ha subito adottato alcune misure suggerite dal Fondo monetario internazionale, eliminando i sussidi sul carburante e intervenendo sulla leva fiscale. Si è trattato di interventi che hanno contribuito a esasperare ancora di più gli animi.
  • Il boom di natalità (il 46% della popolazione ha meno di 15 anni) pone delle sfide incredibili in diversi settori, dalla sanità, all’istruzione, alla formazione. Come abbiamo già detto, il governo di Abuja, però, non riesce a creare le condizioni per uno sviluppo del mercato del lavoro, che possa assorbire la crescente offerta di manodopera. Il risultato è una massiccia urbanizzazione, che mette in crisi città già al limite del collasso.
  • La cronica mancanza di infrastrutture di servizio, “facilities” e decentramento amministrativo, poi, rende progressivamente miserabile la qualità media della vita nei centri abitati più importanti. Nonostante ciò, continua il fenomeno che i sociologi chiamano di ‘ruralizzazione delle periferie’.

È la tappa intermedia di un ‘viaggio della speranza’, che per molti giovani nigeriani comincia nelle arse campagne del Nord, prosegue negli slums di Lagos e si conclude sulle sponde della Libia. Dopo la Libia c’è il mar Mediterraneo e l’Europa continentale che comincia con l’Italia.

Tags: Africa Ucraina
Condividi:
Altri Articoli
Remocontro