
WPP, Nazioni Unite. Gli oltre 200 milioni di nigeriani d’oggi, tra 25 anni, saranno 400 milioni. Insomma, in Nigeria si sta male e si continua a stare peggio, perché si è creata una situazione che gli economisti chiamerebbero ‘malthusiana’. Nel senso che le bocche da sfamare aumentano più velocemente delle braccia per lavorare. Il sistema produttivo è sbalestrato e quello sociale e della previdenza sono da rifondare completamente.
Il ticchettio di un ordigno a orologeria nel cuore del continente africano: la Nigeria. Il gigante nero è in piena fibrillazione demografica. La sua popolazione sta aumentando in maniera vertiginosa e l’economia non riesce a tenere il passo di una domanda primaria di beni e servizi sempre più incalzante. E la Nigeria, secondo molte previsioni, potrebbe diventare presto il motore di un esodo migratorio biblico. Un serbatoio senza fondo di disperati, costretti a scegliere tra un salto nel buio della fuga o una vita fatta di sofferenze e di stenti inenarrabili. Le statistiche dell’Organizzazione per le migrazioni preoccupano, ma non fino a delineare scenari catastrofici. Sostanzialmente, i nigeriani ‘in uscita’ (legalmente) ogni anno sono circa 300 mila. Ma è una cifra che non dice molto.
Un numero più indicativo è quello degli ‘Internally displaced’, cioè dei rifugiati interni, che hanno abbandonato le loro case e che vagano nei campi di fortuna all’interno del Paese. Questo tipo di migranti, che potremmo definire «i più poveri dei poveri», perché non hanno nemmeno i soldi per pagarsi l’attraversamento del confine, sono già 3.700.000. Certo, il tasso migratorio è ancora basso, se rapportato al totale della popolazione nigeriana. Ma sono i grandi numeri che fanno le grandi proporzioni e, soprattutto, bisogna guardare alle dinamiche dei flussi, che non sono facilmente prevedibili.
Cosa potrebbe legare l’eventuale emigrazione nigeriana ai flussi verso l’Italia? Le direttrici di fuga dall’Africa centrale, da Est a Ovest, si fondono, come in un collettore ad ansa, a formare delle carovaniere, dal Sahel (la ‘Libyan Trail’). Parliamo di flussi che, potenzialmente, potrebbero corrispondere a cifre colossali (dagli oltre 200 milioni di nigeriani d’oggi, ai 400 tra 25 anni).
È la tappa intermedia di un ‘viaggio della speranza’, che per molti giovani nigeriani comincia nelle arse campagne del Nord, prosegue negli slums di Lagos e si conclude sulle sponde della Libia. Dopo la Libia c’è il mar Mediterraneo e l’Europa continentale che comincia con l’Italia.