Groenlandia, la futura Kalaallit Nunaat, verso l’indipendenza

La Groenlandia è sotto il controllo politico e amministrativo della Danimarca, ma da tempo sta cercando di emanciparsi e oggi gode di una particolare autonomia che punta a trasformare in piena indipendenza. Lo Stato di Kalaallit Nunaat, il nome in groenlandese di quella enorme isola di ghiaccio e tanto altro. Dopo circa sette anni di lavori, esiste una bozza di costituzione destinata ad aprire ulteriormente la strada per l’indipendenza, proprio in un momento in cui Copenaghen vuole fare dell’Artico una priorità sul piano militare.

 

Groenlandia, cosa, dove, come

La Groenlandia, in groenlandese ‘Kalaallit Nunaat’, capitale Nuuk, è un’isola nell’estremo nord dell’oceano Atlantico tra il Canada a sud-ovest, l’Islanda a sud-est, l’Artide e il mar Glaciale Artico a nord. È l’isola più vasta del pianeta (se si considera l’Australia un continente) e assieme, con i suoi 57.695 abitanti, compresa tra l’85 e il 90% è di origine inuit, mentre i rimanenti sono in massima parte europei (danesi in maggioranza), ed è la nazione meno densamente popolata. La Groenlandia è ancora un territorio appartenente al Regno di Danimarca, assieme alle Isole Fær Øer, ma forse ancora per poco, essendo in corso l’elaborazione di una costituzione per farsi Stato in dipendente. Dal 1979 l’isola gode dell’autogoverno. Il sovrano di Danimarca rimane comunque il capo di Stato della Groenlandia.

Referendum di semi indipendenza

In seguito al referendum del 2008, alla Groenlandia è riconosciuto l’auto-governo e la gestione autonoma delle proprie risorse naturali (la Groenlandia è particolarmente ricca di petrolio, gas naturale, diamanti, oro, uranio e piombo). È stato riconosciuto inoltre il groenlandese come lingua ufficiale (variante delle lingue eschimesi) e la possibilità di avere una polizia autonoma. Possiede, inoltre, un’amministrazione autonoma delle Poste ed emette dei francobolli, ma non conia monete. La Danimarca mantiene ancora il controllo su finanze, politica estera e difesa militare e provvede a un sussidio annuale (circa 3,4 miliardi di corone, pari al 30% del PIL per il 2008).

Quando Trump voleva comprarsela

Nell’agosto del 2019 il presidente statunitense Donald Trump aveva ‘espresso interesse’ per l’acquisto della Groenlandia da parte degli Stati Uniti d’America. Ma l’allora ministra di Stato danese Mette Frederiksen, aveva definito la richiesta assurda, e che ‘la Groenlandia appartiene a se stessa, non alla Danimarca’. A seguito di ciò, Trump –nel suo stile-, aveva annullato un viaggio ufficiale a Copenaghen. Gli USA tentarono di acquistare la Groenlandia già nel 1867 e nel 1946 ritentarono l’acquisto offrendo 100 milioni di dollari.

Tundra e clima in Groenlandia

La Groenlandia ha un clima polare, ma, a causa dell’ampiezza del territorio, vi sono sostanziali differenze tra la zona più settentrionale e quella più meridionale dell’isola. La costa ovest e sudovest, rivolta al continente americano e ai venti più caldi che soffiano da esso, offre il clima più mite dell’isola. Dalla fine del secolo scorso, a causa di una serie di estati particolarmente calde, l’estensione della superficie ghiacciata si sta gradualmente riducendo. Inoltre, Nuuk è influenzata dal clima polare marittimo (temperatura media annuale -1,3 °C, marzo, il mese più freddo: -7,9 °C, luglio, il mese più caldo: 6,7 °C).

Isola ancora danese ma non nell’Unione europea

Il parlamento unicamerale è chiamato Inatsisartut (in danese Landsting). È composto da 31 rappresentanti eletti dal popolo con voto proporzionale che restano in carica per quattro anni. Sono eletti anche due rappresentanti presso il parlamento danese, il Folketing. Il capo del governo è il Primo ministro della Groenlandia, attualmente Múte Bourup Egede del partito di sinistra e indipendentista Inuit Ataqatigiit (Comunità Inuit).

Vescovo luterano e scuola

La religione dominante è quella Evangelica Luterana, della Chiesa di Danimarca (Den Danske Folkekirke), che ha eletto la Groenlandia a sede vescovile nel 1993. Dal 1995 la diocesi di Groenlandia è retta da Sofie Petersen, secondo vescovo donna nella Chiesa di Danimarca e primo vescovo Inuit. È presente anche una piccola comunità cattolica raccolta nella Parrocchia di Cristo Re a Nuuk (Krist Konge Kirke), della diocesi di Copenaghen. L’unica università presente nel paese è l’Università della Groenlandia che è stata istituita nel 1987.

In attesa della sua prima costituzione

Il lavori di stesura costituzionale furono proposti e discussi per la prima volta dal parlamento groenlandese nel 2007, quando i 31 parlamentari che compongono l’Inatsisartut, votarono a favore dell’elaborazione e della stesura della prima Costituzione groenlandese. I lavori però si bloccarono sul nascere. Nove anni più tardi, durante l’assemblea autunnale del 2016, la questione venne riproposta all’interno del parlamento, ma anche questa prima Commissione non ebbe vita lunga.  Altro rinvio a causa dell’epidemia Covid. Ora la bozza finalmente completata e resa nota.

Bozza di Costituzione del Kalaallit Nunaat

Il testo, in 11 capitoli e 49 paragrafi, ma per l’approvazione finale servirà ancora del tempo. «Noi, popolo della Groenlandia, esercitiamo i diritti sovrani nel nostro Paese, la Groenlandia, e con la seguente stabiliamo la Costituzione dello Stato sovrano del popolo della Groenlandia». O meglio, del popolo di Kalaallit Nunaat, qauella terra in groenlandese al posto dell’attuale Grønland danese. «Anche se ci sarà bisogno di tempo prima di una possibile data per il referendum, questo giorno costituisce un ulteriore passo verso l’indipendenza. Ci stiamo avvicinando al nostro obiettivo e dobbiamo lavorare tutti insieme per raggiungerlo».

Ruolo e bramosie delle grandi potenze

La richiesta di indipendenza dalla Danimarca è da sempre osservata con attenzione dalle grandi potenze mondiali –vedi la grossolanità di Trump-, che già da tempo si contendono lo sfruttamento delle sue terre e delle rotte polari adesso percorribili tutto l’anno a causa dello scioglimento dei ghiacci.

Sotto quei ghiacci si sospettano immensi giacimenti di materie prime come oro e platino, riserve di petrolio e di gas naturale. L’isola viene considerata il più grande ‘deposito’ al mondo delle cosiddette ‘terre rare’, elementi fondamentali per la produzione hi-tech.

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