L’Irlanda del Nord ora a maggioranza cattolica sempre più lontana dal Regno

L’Ulster protestante legato alla corona l’Inghilterra diventa minoranza tra la popolazione e apre la strada a un non facile addio al Regno Unito verso una riunificazione irlandese con ritorno nell’Unione Europea. Ma Liz Truss è già pronta alla guerra

Parata degli Unionisti a Belfast

Anche problema Ulster per Liz Truss

La 47enne Liz Truss, nuova premier conservatrice del Regno Unito, dovrà affrontare molti nodi spinosi che ora vengono al pettine dopo le grandiose celebrazioni in memoria della Regina Elisabetta.
Uno di questi è sicuramente quello irlandese. Si ricorderà che in maggio i nazionalisti cattolici del Sinn Féin avevano ottenuto una clamorosa vittoria elettorale nell’Ulster, la porzione settentrionale dell’isola che fa parte del Regno Unito assieme a Inghilterra, Scozia e Galles.
Ora giunge una chiara conferma, giacché l’ultimo censimento demografico ha rivelato che la popolazione cattolica è in maggioranza rispetto a quella protestante.

Maggioranza della popolazione cattolica

I cattolici raggiungono il 45,7%, i protestanti il 43,8%. Detta così sembra poca cosa. Invece è una notizia molto importante, anche per Londra.
Alle sei contee settentrionali dell’Ulster, infatti, venne riconosciuto il diritto di restare col Regno proprio perché, in esse, la maggioranza degli abitanti era formata da lealisti protestanti fedeli al governo britannico.
L’ultimo censimento, tuttavia, rovescia la situazione, il che potrebbe condurre a un distacco dell’Irlanda del Nord dal Regno Unito e all’unificazione con la Repubblica irlandese (Eire).

Dalla Brexit, tutte le uscite possibili

Non è semplice. E’ necessario un referendum che veda la maggioranza assoluta dei votanti schierata a favore del distacco, e i numeri – come si è visto prima – sono risicati.
Non si deve tuttavia scordare che la tensione tra cattolici e protestanti ora è meno pronunciata, dopo decenni di scontri, attentati ad opera dell’IRA e pesanti interventi dell’esercito inglese.
Il fatto è che la Brexit ha di nuovo irrigidito il confine tra le due Irlande, rendendo più difficili gli scambi economici e commerciali. Proprio per questo molti lealisti protestanti cominciano a guardare con favore la possibile riunificazione con la Repubblica d’Irlanda, quasi totalmente cattolica.

Tra economia e religione

Non a caso, infatti, la richiesta di passaporti dell’Eire è clamorosamente aumentata del 65%, e molti protestanti si chiedono se non sia meglio vivere in un Paese cattolico pur di restare nell’Unione Europea.
Prima delle sue dimissioni forzate, Boris Johnson non ha fatto molto per risolvere il problema, anche se bisogna concedergli che la soluzione non è per niente facile.
Ora tocca a Liz Truss, che spesso si presenta come erede di Margaret Thatcher. Si sa soltanto che, come il suo predecessore, è nettamente contraria alla separazione dell’Ulster.

Intransigenza fragile e rischiosa

Occorre tuttavia trattare con Bruxelles sulla questione del confine e, finora, né la Ue né Londra hanno dato segnali di flessibilità sulla questione.
Per la nuova premier è un banco di prova molto importante, anche se non certo il solo. Dovrà infatti vedersela anche con le forti pulsioni indipendentiste della Scozia e con quelle meno marcate del Galles.
Il tutto mentre il Regno attraversa una situazione economica assai difficile, con inflazione a due cifre e aumento consistente della disoccupazione, soprattutto giovanile.

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