Il Brasile ricomincia da Lula, piange Pelè e cancella Bolsonaro

Nella capitale amministrativa al centro dell’Amazzonia il presidente neo eletto inizia ufficialmente il suo terzo mandato. A 1200 km di distanza la camera ardente di “O Rei” che durerà 24 ore, domani i funerali.
Nuovo anno per un nuovo inizio, in centinaia di migliaia festeggiano a Brasilia l’avvio della presidenza di Luiz Inacio Lula da Silva. Con loro anche 17 capi di stato, 53 delegazioni straniere, 8mila agenti di polizia e mille federali, livello massimo di sicurezza, visto il tentativo di attentato di un bolsonarista, sventato pochi giorni fa.
Assenpre per spregio Jair Bolsonaro, presidente uscente, che rompe la tradizione: dopo mesi di silenzio. In viaggio per Mar-a-Lago, in Florida, dove ha il suo quartier generale l’amico Trump. Due sconfitti in un odio solo.

Il Brasile ricomincia da Lula l’alchimista e la sua ‘torre di Babele’

Prima dell’insediamento a presidente, Lula aveva completo la squadra di governo che lo accompagnerà nel prossimo quadriennio alla guida del Brasile. 37 ministri, tra cui undici donne, la presenza femminile più grande di sempre. Appartengono a nove partiti, e undici di loro sono indipendenti. La parte del leone la fa il Partito dei Lavoratori (Pt), il partito del presidente, con dieci dicasteri. Tra questi: le finanze, la Banca per lo sviluppo economico ‘Bndes’ (una specie di Cassa Depositi e Prestiti), lo sviluppo sociale (a carico dei programmi sociali simbolo del Pt, come ‘Bolsa Familia’), l’agricoltura familiare (un segnale per i lavoratori agricoli Sem Terra del Mst), l’istruzione e il lavoro, ci precisa Federico Nastasi da Brasilia.

Torre di Babele per le origini ma stessi intenti

Agli esteri, la nomina del ‘mandarino’ Mauro Vieira, diplomatico di carriera. Dovrà riportare il Brasile nella posizione classica di ‘neutralità attiva’, partner affidabile ed equidistante dalle grandi potenze. La difesa dell’Amazzonia sarà uno dei biglietti di visita del Brasile verso il mondo. In questa stessa ottica, sottolinea il Manifesto, vanno lette le nomine di Marina Silva all’ambiente e di Sônia Guajajara come ministra dei popoli indigeni. Quest’ultima, discendente dell’etnia Guajajara, occuperà un dicastero creato ex novo, una promessa fatta ai popoli originari, che sperano in un cambio di rotta nelle politiche industrialiste del Pt.

Rottura con il passato bolsonarista

Altre due nomine rappresentano una rottura con il passato. Anielle Franco, Ministra alla uguaglianza razziale, sorella di Marielle Franco, consigliera comunale di Rio de Janerio uccisa nel 2018. E il brillante avvocato afrodiscendente Silvio Almeida ai diritti umani. Il suo primo atto: la creazione della segreteria per i diritti delle persone Lgbt+. Il ministro della difesa, José Múcio, un messaggio di dialogo alle forze armate, per riportare la relazione sul terreno istituzionale, dopo le strumentalizzazioni bolsonariste. La relazione con gli uomini in divisa è un terreno minato per il nuovo governo. Per questo, va tenuto d’occhio il lavoro del ministro della giustizia e sicurezza, Flavio Dino.

Linea dura contro i golpisti e un po’ di centro per la pacificazione

Ex governatore di Maranhão, politico di sinistra di lungo corso, si è già distinto per le iniziative di sgombero degli accampamenti bolsonaristi, «incubatori di terroristi» li ha definiti. E ha già annunciato una stretta del mercato delle armi. Dino viene dal Partito socialista brasiliano (Psb), lo stesso del vice presidente e ministro dell’industria, Geraldo Alckmin, il ponte di Lula con i settori più conservatori. E poi ci sono i debiti da saldare con gli alleati dell’ultima ora. Nove ministeri ai partiti di centro e di destra indispensabili per governare il Congresso, dove il neo presidente è in minoranza. Tra questi, la nomina più rilevante è senz’altro quella di Simone Tebet, ministra della pianificazione economica. Tebet, ex senatrice, rappresentante dell’agrobusiness, si era opposta alla gestione del Covid di Bolsonaro. Il collega di partito, il ministro dell’agricoltura Favaro, viene da ‘Aprosoja’, associazione degli imprenditori della soia, uno dei principali prodotti di esportazione brasiliana.

Il ‘governo normale’, finalmente

Il bilancio? «È un governo normale – afferma il giornalista Lucas Rohan – Farà cose buone, decenti e pessime. Ma dopo quattro anni di Bolsonaro, tornare alla normalità è un sogno». «Lula dice che non è vendicativo. Ma certo non dimentica il passato -ragiona un funzionario di un’organizzazione internazionale, che preferisce rimanere anonimo- La nomina di Haddad alle finanze significa che non vuole cedere i cordoni della borsa». Quel ministero era in cima ai desiderata della parte centrista della coalizione. «La Borsa non ha gradito la sua nomina, la svalutazione del real che ne è seguita era un segnale chiaro», spiega l’economista.

I personaggi politici chiave

Haddad, ex sindaco di San Paolo e ministro dell’educazione nei governi Lula, intende difendere i programmi sociali del Pt. E una buona notizia è arrivata pochi giorni fa dal Supremo Tribunal Federal, che ha stabilito che ‘Bolsa Família’, i sussidi per le famiglie povere, una sorta di ‘reddito di cittadinanza’ alla brasiliana, non sarà conteggiata nei limiti di spesa imposti dal ‘teto de gastos’, una norma che limita la spesa pubblica fino al 2036 e che si può aggirare solo con il voto del Congresso. Ovviamente la relazione con il Congresso dove non ha la maggioranza politica, e la convivenza nella composita coalizione di governo sono le ‘pietre d’inciampo’ nel cammino di Lula.

«Alchimista della politica»

«Ma Lula è un alchimista della politica, troverà la formula magica per far convivere questa torre di Babele che è la sua coalizione. Che d’altronde, senza di lui, non sarebbe unita. Questa presidenza è il suo commiato dalla vita pubblica. Si preoccuperà più della storia che della contingenza o della scelta di un successore, come aveva fatto in passato», conclude Lucas Rohan e riferisce Federico Nastasi sul Manifesto.

Ignobile assenza e assaggio di fuga

Bolsonaro, due giorni prima della fine del mandato è volato negli Stati Uniti evitando il passaggio di consegne con Lula. Come Trump, suo ‘ispiratore politico’ e suo ospire americano, due sconfitti carichi di odio e voglie pericolose di rivalsa. La sua permanenza negli States potrebbe durare un mese, per vedere che qualche magistrato non indaghi un po’ troppo rapidamente sui suoi affari di famiglia. Nel dicembre 2021 la Corte suprema federale ha già aperto un’inchiesta per le sue affermazioni irresponsabi sul vaccino contro il Covid che avrebbe favorito la diffusione dell’Aids, e per i suoi collegamenti diretti con un gruppo che diffondeva fake news sui vaccini e chiedeva un colpo di Stato militare. Appena 15 giorni fa, Bolsonaro e il suo candidato vice, il generale Walter Souza Braga Netto, sono stati indagati per avere, nei mesi precedenti alle elezioni, anticipato sussidi ad influenzare il voto.

I figli ridiventano italiani

I figli di Bolsonaro intanto, per mettersi a loro volta al sicuro, chiedono la cittadinanza italiana. Sospetto decisamente fondato di una possibile via di fuga in caso di molto probabili condanne. Eduardo e Flavio, uno deputato e l’altro senatore, sono implicati in diverse inchieste. Da ricordare che l’ex presidente ha già la cittadinanza onoraria del Comune di Anguillara Veneta, concesso dalla allora sindaca leghista, e lui amico personale e ora forse imbarazzante del vicepremier Matteo Salvini. Due nuovi potenziali immigrati alle porte. O più semplicemente, due fuggitivi brasiliani che cercano un ‘passaporto ombrello’ per americhe più vicine.

L’addio a ‘O Rei’

Lunedì la veglia funebre, martedì 3 gennaio i funerali a Santos, la città della squadra in cui ha passato quasi tutta la sua immensa carriera. Per la veglia sarà aperto lo stadio Urbano Caldeira, «lì dove Pelé ha incantato il mondo», fa sapere il club. Il feretro sarà poi portato in un corteo funebre per le vie della città, prima della cerimonia religiosa in forma privata. Il campione verrà quindi sepolto in un cimitero verticale considerato come il più alto al mondo, nel municipio di Santos. Un cimitero affacciato proprio sullo stadio. “Non sembra un cimitero”, disse Pelé al momento dell’acquisto del loculo al nono piano della struttura, sottolineando che «non sembra un cimitero e trasmette pace e tranquillità spirituale».

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