Bersagli americani in Irak e Siria, rischio in tutto il M.O.

Le forze americane prese di mira in tre attacchi in Irak e Siria senza subire vittime, hanno detto fonti della sicurezza, ma segnale pericoloso. Gli attacchi geograficamente più mirati contro ‘risorse americane’ in un solo giorno dall’inizio del conflitto Israele-Hamas. Droni armati contro due basi aeree e ordigni esplosivi contro una pattuglia gli attacchi più gravi. 900 marines di rinforzo. 38 attacchi dallo scorso 7 ottobre, causando il ferimento di 45 militari, 20 in Iraq e 18 in Siria. Il segreto del numero delle basi e dove.

Escalation di attacchi a basi Usa in Siria e Iraq

Eravamo poco amati, e adesso ancora di meno’ la preoccupata presa d’atto. Le truppe guidate dagli Stati Uniti sono state attaccate almeno 40 volte in Iraq e Siria del devastante attacco rappresaglia israeliano a Gaza dopo il 7 ottobre. Quarantacinque soldati americani sono rimasti feriti, ammettono dall’ambasciata Usa a Baghdad. Washington attribuisce gli attacchi a gruppi sostenuti dall’Iran e afferma che Teheran ne è il responsabile politico ultimo. Un’affermazione che Teheran nega, definendo i fatti come iniziative spontanee.

Le milizie sciite e politicamente vicine all’Iran hanno dichiarato pubblicamente che le risorse statunitensi in Iraq continueranno a essere prese di mira finché gli Stati Uniti sosterranno Israele nella sua guerra a Gaza.

Bombardamenti Usa in Siria

Gli ultimi attacchi arrivano dopo che la Casa Bianca ha dichiarato giovedì che l’esercito americano ha colpito obiettivi in ​​Siria per distruggere armi e dissuadere i gruppi separatisti sostenuti dall’Iran dal prendere di mira il personale americano nella regione. Il segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, ha dichiarato in un comunicato che gli attacchi di mercoledì sono stati condotti da due caccia F-15 e erano in risposta ai recenti attacchi contro le forze statunitensi. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha affermato che l’attacco di mercoledì ha ucciso nove persone affiliate a gruppi sostenuti dall’Iran in Siria, un bilancio che non può essere confermato in modo indipendente.

Asserragliati in difesa

Reuters ha riferito che l’esercito americano sta adottando nuove misure per proteggere le sue forze in Medio Oriente, lasciando aperta la possibilità di evacuare le famiglie dei militari, se necessario. E da subito, altri 900 soldati americani in Medioriente per rafforzare i militari già presenti nell’area, aumentare le difese aeree– ha detto Patrick Ryder, precisando che si tratta principalmente di militari specializzati nella difesa aerea e missilistica. L’aumento delle misure di sicurezza, la limitazione dell’accesso alle strutture della base e il potenziamento della raccolta di informazioni, anche attraverso droni e altre operazioni di sorveglianza.

Pentagono confessa

Ieri il portavoce del Pentagono, generale Patrick Ryder, ha detto che le basi militari statunitensi in Iraq e in Siria hanno subito 38 attacchi dallo scorso 7 ottobre, causando il ferimento di 45 militari, 20 in Iraq e 18 in Siria. L’alleanza che riunisci i gruppi armati filo-iraniani in Iraq aveva precedentemente annunciato via Telegram che avrebbe lanciato presto una nuova campagna di attacchi ‘più dura ed estesa’.

Altri 900 militari per difendere le Basi

‘Il Pentagono, pertanto, invierà altri 900 soldati americani in Medioriente per rafforzare i militari già presenti nell’area, aumentare le difese aeree e salvaguardare il personale USA nel momento di altissima tensione per il conflitto tra Israele e Hamas, in attesa di un attacco israeliano nella Striscia di Gaza’. – ha detto Patrick Ryder, precisando che si tratta principalmente di militari specializzati nella difesa aerea e missilistica.

Attorno alle basi nebbia fitta

Non si sa quante sono, quanto costano, quanti militari ospitano. La fonte ufficiale sarebbe il Base Structure Report del Pentagono, ma elenca solo le proprietà del dipartimento della Difesa di valore superiore a 10 milioni di dollari e di superficie maggiore a 10 acri. Ciononostante, il conteggio arriva a 625, di cui 111 nei territori d’oltremare. La stima indipendente più affidabile, opera dell’antropologo dell’American University di Washington D.C. David Vine, ne somma circa 800, annotava tempo fa Limes. Sempre Vine fa una valutazione di 70 miliardi di dollari annui, circa un decimo del bilancio delle Forze armate, aggiungendo che potrebbe benissimo essere il doppio.

Personale americano all’estero

Stimato al ribasso è pure il personale di stanza all’estero: il dato più aggiornato (settembre 2019) è di 228.194 individui, di cui 33.117 civili. Ma il conteggio presenta vistose lacune, come Gibuti: 91 persone secondo il Pentagono, 4 mila secondo il sito ufficiale di Camp Lemonnier, la base locale. Tutte queste discrepanze sono dovute a vari fattori: qui figurano solo i militari stanziati in modo permanente oltre frontiera, non quelli in missioni temporanee.

Alcune (molte?) installazioni sono coperte da segreto per schermare operazioni sensibili; le istituzioni contano solo le basi appartenenti agli Stati Uniti e non quelle cui essi hanno accesso e che restano pertanto di proprietà del paese ospite.

 

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