Secondo quanto riportato dalla società di ricerca Kpler, nei primi sei mesi del 2022 le importazioni europee di GNL, il più costoso gas naturale liquefatto, sono cresciute del 60%. 53 milioni di tonnellate che hanno consentito di riempire i depositi di gas europei al 77%. Obiettivo, riempire l’80% degli impianti di stoccaggio entro novembre, sperando così di riuscire a neutralizzare l’eventuale/probabile ricatto energetico dalla Russia, o almeno di attenuarne gli effetti.
Fornitori di GNL in Europa, oltre il Qatar, gli Stati Uniti e la Nigeria, anche dalla Cina che è il più grande Paese acquirente di gas naturale liquefatto al mondo. E scopriamo (https://www.remocontro.it/2022/09/03/il-gas-russo-travestito-da-cinese/) che il gigante asiatico sta rivendendo alcuni dei suoi carichi in eccedenza per via della debole domanda interna, in parte creata dagli stop generati dai continui lockdown anti Covid. E Pechino acquista il gas che rivende anche all’Ue proprio dalla Russia, il gas che la stessa Ue avrebbe, almeno a parole, voluto evitare come la peste.
Si può dire che l’Unione europea sta passando dalla dipendenza russa a quella cinese? Una tendenza geopolitica che contrasta decisamente le intenzioni degli Stati Uniti e dei loro alleati. Secondo le dogane cinesi, nei primi sei mesi dell’anno il Dragone ha quasi accresciuto del 28,7% quantità di gas naturale liquido acquistato dalla Russia. 2,35 milioni di tonnellate di GNL russo, per un 2,1 miliardi di euro, quelli pagati da Pechino. Tre volte tanto quello che paga l’Europa per riacquistare il gas della cattivissima Russia.
Intanto in Cina continua la strategia zero Covid. 349 nuovi casi di Covid, il governo cinese ha deciso di prolungare i semi lockdown per quasi 40 milioni di residenti a Chengdu e Shenzhen. Negli ultimi mesi i ripetuti lockdown hanno aumentato le pressioni sulla seconda economia mondiale. Tra pandemia e l’aggravarsi della crisi immobiliare), gli ingranaggi cinesi sembrerebbero essersi inceppati. Ma per una Cina che rallenta c’è un’Europa che tira un sospiro di sollievo
Alla frenata dell’economia cinese corrisponde infatti un minor consumo di gas da parte di Pechino. E quindi più gas anche russo per il Vecchio Continente proveniente dalla Cina, come abbiamo appena visto. Altro lato della medaglia. L’economia cinese rappresenta quasi un quinto del PIL mondiale che diminuisce dello 0,3% per ogni calo di un punto percentuale del PIL cinese.
Complice la concomitante brusca frenata dell’economia americana e europea, una recessione globale è sempre più vicina?