
I primi dubbi geostrategici o semplicemente politici li pone Limes. La Germania ha rigettato le richieste di risarcimento (1,3 trilioni di dollari) del governo di Varsavia per l’occupazione nazista della Polonia durante la seconda guerra mondiale. In una conferenza congiunta col collega polacco Zbigniew Rau, il ministro degli Esteri Annalena Baerbock ha affermato che dal punto di vista del governo tedesco «la questione è chiusa». Ma il leader del partito di maggioranza Diritto e Giustizia e vice premier Jarosław Kaczyński, ala destra della destra nazional bigotta polacca, insiste: «La prima risposta tedesca è un tentativo di costruire una barricata; ora dovremo forzare questa barricata. Solleveremo la questione sia in Germania sia in un forum internazionale su scala globale, poiché questa risposta è insoddisfacente e completamente infondata».
Oltre la cronaca di Mirko Mussetti, sempre Limes, osserva come la Polonia stia sfruttando il momento di grave affanno economico (inflazione oltre il 10 per cento e rischio recessione) ed energetico (sabotaggi ai due Nord Stream) della Germania «per spuntare dividendi geopolitici e avvalorare il proprio imprescindibile ruolo di perno della Nato». E qui siamo ad una prima importante considerazione geostrategica. La partita in corso all’interno dell’alleanza militare Nato oltre l’unanimismo costretto della guerra in corso in Ucraina.
«Sebbene il mandante e l’esecutore non siano stati accertati, gli attacchi coordinati ai due gasdotti del consorzio Nord Stream nel Baltico aumentano sensibilmente il peso negoziale di Varsavia». Soprattutto nei confronti di Berlino, che di punto in bianco si ritrova a dover diversificare le forniture di gas per sostenere il proprio apparato industriale alle porte dell’inverno, costretta a litigare da subito sol resto dell’Europa comunitaria, Italia compresa.
L’alternativa a Nord Stream è il tubo Jamal-Europe che passa proprio per la Polonia. Le autorità di Varsavia non ne parlano, ma hanno di fatto la possibilità di negare l’approvvigionamento gasiero a Berlino o di aumentare considerevolmente le royalties per il suo transito. Ed era proprio per evitare quei pedaggi e quei possibili ricatti politico economici che le cancellerie tedesche approvarono a suo tempo le interconnessioni energetiche dirette con la Federazione Russa, principale spauracchio polacco.
«La contestuale attivazione del Baltic Pipe che porta gas norvegese sulle coste della Pomerania polacca dona un’ulteriore leva politica al governo sovranista di Mateusz Morawiecki, desideroso di rivalsa verso i nemici storici della Polonia: Russia e, appunto, Germania». Limes, sui fatti, rileva come il nuovo ruolo di ‘hub energetico’ che sta assumendo Varsavia le permette di alzare le richieste – il caso di un tardivo risarcimento di guerra – o addirittura e peggio, «di cercare di spostare il baricentro decisionale dell’Europa più a est».
Con ulteriori e non eccessivamente onerosi investimenti, la Polonia potrebbe decidere di rifornire di gas, anziché la Germania, i paesi baltici attualmente dipendenti dalle fonti energetiche provenienti dalla Russia. Recidendo dunque l’ultimo potente legame tra le capitali dei paesi B9 (fronte est della Nato) e Mosca. Ciò potrebbe danneggiare l’apparato industriale della locomotiva d’Europa, ma una Germania rimpicciolita economicamente non pare turbare i sonni delle élite polacche. Per le quali la potenza teutonica resta un vicino scomodo subito dopo quello russo, attualmente messo all’angolo.
E quei scatta una notizia chiave sino a ieri sottaciuta da gran parte della cosiddetta ‘Grande Stampa’. ll presidente della Polonia Andrzej Duda ha rivelato che il governo di Varsavia ha avviato negoziati con Washington per entrare nel programma di condivisione nucleare della Nato. Dunque aggiungendo il paese ospite dello scudo missilistico Aegis Ashore ai paesi già destinatari delle bombe nucleari americane in Europa: Belgio, Paesi Bassi, Germania, Italia e Turchia.
«La capacità di doppio impiego difensivo-offensivo dei lanciatori verticali Mk-41 installati nella base di Redzikowo (gli altri sono nella base di Deveselu in Romania) si tramuterebbe per la Russia in quella minaccia esistenziale che il presidente Vladimir Putin paventa da anni. Gli ordigni atomici potrebbero essere ospitati anche nella base aerea di Łask a pertinenza Usa, destinata a ospitare cacciabombardieri a capacità nucleare F-35 Lightning II».
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