Russia: non tutti i riservisti sono uguali. In guerra vanno le minoranze

Sproporzione etnica nell’ordine di mobilitazione: nelle regioni a maggioranza russa richiamato meno dell’1% degli uomini, nelle altre il doppio o il triplo. E monta la protesta, denuncia Luigi De Biase sul Manifesto. Coscritti, immigrati, mercenari. Chi combatte davvero per la Russia?

Mosca, scontri contro la mobilitazione e gli arruolamenti

Ordine di Mobilitazione 5 giorni dopo

Chi partirà dalla Russia per combattere in Ucraina? A cinque giorni dall’ordine di mobilitazione, il livello della protesta cresce. Quella più significativa sul piano politico, in attesa di capire se esista davvero un movimento contro la guerra, riguarda il delicato equilibrio etnico su cui il paese è fondato, analizza opportunamente Luigi De Biase. Sardana Avksenteva, ex sindaco della città di Yakutsk, nell’estremo oriente russo, e parlamentare del partito Novye Lyudy , «persone nuove», si è espressa con forza nelle ultime ore contro il sistema che le autorità stanno usando per reclutare i riservisti.

Dalla teoria alla pratica

  • In teoria, ha spiegato il presidente della Commissione Difesa alla Duma, Andrei Kartapolov, ogni repubblica e ogni territorio della Federazione dovrebbero contribuire alla chiamata «in base alle proprie capacità». Nella pratica, però, le cose vanno in modo molto diverso.
  • Nel territorio di Kursk, a maggioranza russa, il governatore, Roman Starovoit, ha fatto sapere che circa tremila dei suoi cittadini sono coinvolti nella mobilitazione. Significa lo 0,9 per cento degli uomini di età compresa fra i 29 e i 59 anni.
  • A Novosibirsk, altra regione in cui i russi sono la grande maggioranza, la quota scende allo 0,29 per cento. Ma già nella Repubblica di Calmucchia, sulle coste del Mar Caspio, torneranno sotto le armi un migliaio di riservisti, l’1,41 per cento del totale, la quasi totalità di etnia calmucca.
  • E nella Repubblica Sakha, o Yakutia, il numero arriva a 4.750, l’1,66 per cento degli uomini.

Un Vietnam etnico russo

Il solo precedente storico moderno è quello della guerra in Vietnam con la leva americana che ha mandato a combattere una stragrande maggioranza di afro e latino americani. «Guardo a queste cifre e non riesco a spiegarmi la sproporzione», dice la sindaca Avksenteva, che denuncia «l’enorme sproporzione fra il centro della Russia e le periferie» e cita il caso di interi villaggi nei distretti artici in cui tutti gli uomini hanno ricevuto la convocazione delle autorità militari. «So perfettamente che cosa significa vivere a meno 55 gradi», le parole della parlamentare, «se gli uomini dovessero partire, le famiglie andrebbero incontro a enormi difficoltà».

Yakutia e Buryatia serbatori di volontari

«La Yakutia, assieme alla Buryatia, è stata sino a questo punto uno dei serbatoi di volontari per la guerra in Ucraina», scrive De Biase-, Ma è anche una delle repubbliche in cui si sono registrati alcune fra le più importanti manifestazioni di dissenso, come quella dell’attivista Aikhal Ammosov, finito a processo per avere tentato di issare uno striscione che diceva «No alla guerra» nel giorno in cui il primo ministro, Mikhail Mishustin, era in visita nella capitale». E ora le rimostranze di Avksenteva spingono la discussione fra i banchi della Duma

Mobilitazione a rilento

Anche il Cremlino ha dovuto ammettere che la mobilitazione non procede secondo le attese. «La prima risposta è stata isterica», ha detto il portavoce del presidente Putin, Dmitri Peskov, diventato bersaglio di una feroce provocazione personale. In settimana due collaboratori dell’oppositore Aleksei Navalny si sono finti impiegati di un ufficio di reclutamento e hanno contattato al telefono il figlio, dicendogli che il suo nome era sull’elenco dei riservisti. «Forse non avete capito chi io sia – ha risposto lui – Risolverò la questione a livello più alto». Pessima figura per papà e figlio, lui da mandare davvero al fronte.

Patriarca alla crociata

Emulo forse involontario di papa Urbano II che nel 1095 lanciò la prima Crociata al grido di ‘Dio lo vuole’, il patriarca della Chiesa ortodossa, Kirill, che prima ha invitato i fedeli ad arruolarsi, e poi ha detto che la morte per la patria avrebbe garantito loro sicuro accesso al Regno dei cieli. Mancano le cento vergini del paradiso musulmano, ma la vergogna di simili appelli nel nome della fede c‘è tutta. Improbabile influenza di questo appello sui cittadini che già a migliaia, «forse addirittura settantamila persone, secondo alcune stime, avrebbero lasciato il paese questa settimana».

Chi combatte davvero per la Russia?

Chi sta combattendo davvero in Ucraina? Il 4 marzo al Consiglio federale la senatrice Lyudmila Narusova ha parlato per la prima volta di militari di leva mandati al fronte probabilmente con l’inganno e di sicuro senza la minima esperienza di combattimento. Nel suo intervento Narusova ha anche detto che i soldati di leva «sono stati costretti a firmare il contratto, oppure qualcuno l’ha firmato per loro». L’8 marzo, in un discorso pubblico in occasione della Giornata della donna, Putin ha dichiarato che «coscritti e riservisti non parteciperanno mai ai combattimenti».

Quartier generale della Difesa sulla Moscova

Il 10 marzo dal quartier generale della Difesa sulla Moscova il generale Igor Konashenkov ha ammesso per la prima volta la presenza di militari di leva sul territorio ucraino. «La maggior parte di loro è tornata in Russia», ha detto Konashenkov. Numeri non ne ha forniti, ma ha fatto sapere che alcuni dei coscritti facevano parte di una unità «catturata da un battaglione ucraino». Poche ore più tardi il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha parlato di «indagini e punizioni» per gli ufficiali che hanno disatteso le consegne sulla composizione del contingente.

L’intelligence occidentale

Secondo le stime dei servizi di intelligence occidentali alla fine di febbraio la Russia aveva schierato circa 130.000 soldati su tre confini terrestri con l’Ucraina: a nord, in Bielorussia, a est, a ridosso delle repubbliche ribelli di Donetsk e di Lugansk, e a sud, in Crimea. Difficile stabilire quanti di quegli uomini siano realmente sul territorio ucraino.

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