Camice nere-saluti romani: 15 mesi di provocazioni e di silenzi governativi

Il saluto romano di Acca Larentia è solo l’ultimo episodio di una carrellata su cui interrogarsi. Da Pennabilli a Spilimbergo, dall’elogio della camicia nera alle divise delle Ss indossate da presunti figuranti in una sala cinematografica. Non ancora lo sdoganamento dell’epoca fascista che persino qualche imbarazzante ruolo istituzionale forse vorrebbe, «ma fa impressione rivedere questa nostalgia postuma, troppo poco stigmatizzata», annota persino il vescovile Avvenire.
Saluti romani ad Acca Larentia. Anche FdI all’adunata nera. Il ricordo dei tre missini uccisi nel 1978 è un ritrovo della destra italiana: dagli ex An agli estremisti.
Gli applausi di scherno alla condanna di Fiore, i figuranti di Spilimbergo: in quindici mesi di governo Meloni ci sono state tante, troppe occasioni perse per dare un segnale.

I fatti e i misfatti

Acca Larentia, la sede del Msi in un condominio del quartiere del Tuscolano davanti alla quale nel 1978 vennero uccisi tre giovani missini, ogni 7 gennaio da quarantasei anni l’occasione celebrativa della galassia fascista e post-fascista, un sacrario della memoria nera. «Ci vanno tutti, annota il Manifesto: dagli ex di Alleanza nazionale che sono passati dalla svolta di Fiuggi ai militanti dei gruppi più estremi. Fino a due anni fa era un’habitué anche Giorgia Meloni. In queste ore riemergono sue foto (correva l’anno 2008) in compagnia di Giuliano Castellino, fresco di condanna a più di otto anni per l’assalto alla Cgil del 2021».

L’estrema destra italiana e il filo nero del fascismo

Domenica scorsa, ad esempio, davanti alla gigantesca croce celtica di Acca Larentia si è presentato Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera che dall’inizio legislatura chiede una «commissione d’indagine sugli anni di piombo». Terrorismo rosso, ovviamente.
In mattinata si era presentato anche il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, in compagnia dell’assessore alla cultura del comune di Roma Miguel Gotor. Qualche saluto romano alla spicciolata, qualche gruppetto che ha intonato tre volte il «Presente» come da tradizione.
Tutto prima del raduno serale, quando il cortile si è riempito per la esibizione del saluto collettivo, braccia al cielo, al nome delle tre vittime del 1978. E che ci ha guadagnato, sulla Bbc l’immagine che ha fatto il giro di mezzo mondo e che, ad esempio, ha condotto il corrispondente da Roma della Bbc: «Italia, 2024: il saluto romano nel cuore della capitale. Un paese che non ha mai attraversato una ‘de-fascistizzazione’ postbellica come ha fatto la Germania, e dove la glorificazione del fascismo è in qualche modo ancora accettata».

Meloni ora assente ma silente

Le opposizioni (tutte: dai renziani fino alla sinistra) chiedono che Meloni si esprima e che la giustizia proceda. La Digos fa sapere che invierà un’informativa alla procura per ricostruire quanto avvenuto. A quel punto, una volta ricevuto il rapporto di polizia, i magistrati valuteranno se aprire un fascicolo sulla vicenda. Insorge anche la comunità ebraica romana. «Il saluto romano è un insulto e un oltraggio inaccettabile, in particolare alla memoria di tutte le vittime del nazi-fascismo – le parole del presidente Victor Fadlun – Quel gesto per noi significa lutti e sofferenze che si rinnovano attraverso le generazioni. È un controsenso ritenere che possa essere un omaggio adeguato a una commemorazione».

15 mesi di occasione perse

In quindici mesi di governo Meloni, troppe le occasioni perse per dare un segnale. A dicembre arriva la sentenza sull’assalto alla sede della Cgil che condanna Roberto Fiore e Giuliano Castellino e viene accolta da applausi di scherno e braccia tese. L’Anpi interviene parlando di «reati gravissimi, perseguibili d’ufficio non soltanto per le ostentazioni apologetiche, ma anche per il luogo dove esse sono state poste in essere». Il risultato? Nulla di fatto.

A Spilimbergo divise naziste a teatro

Pochi giorni prima, nel Comune friulano di Spilimbergo, una decina di persone, in abbigliamento da Terzo Reich, entra al cinema teatro Miotto. Si tratta di una rievocazione storica, con quattro figuranti vestiti da militari nazisti, presenti in pubblico durante la proiezione del film ‘Comandante’. «L’intento era di dare pathos al film» provano a giustificarsi. «Cultura e mondo dello spettacolo restano tra i mondi più permeabili al revisionismo in salsa post-fascista» annota Diego Motta, citando Enrico Montesano che, nell’autunno 2022, balla indossando la maglietta della ‘X Mas’ con il fascio littorio stampato sul petto.

Pessimi segnali dal Senato a scendere

Che il clima potesse cambiare già agli esordi di questa legislatura. «Sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera», scrisse il sindaco di Pennabilli, un paesino sull’Appennino romagnolo, due settimane dopo le elezioni del settembre 2022, mentre il segretario della Lega di Bologna si faceva fare un tatuaggio sul braccio, con simboli cari all’estrema destra. Per non parlare di qualche grave inciampo istituzionale del neo presidente del senato (e seconda carica dello Stato) Ignazio La Russa.

Il 25 aprile e la Liberazione

I gruppi di estrema destra si fanno notare alle celebrazioni del 25 aprile, rispondendo a provocazioni dell’estrema sinistra. Scritte capovolte da parte degli ultrà dei centri sociali che ricordano piazzale Loreto, a cui dall’altra parte si replica con slogan che parlano di «sangue versato per non tradire». Il linguaggio duro resta una costante. «Assieme al desiderio di tornare protagonisti, che si scorge tra le righe, ma gesti, parole e opere di tanti militanti sembrano aver dimenticato pezzi di storia»

Rimuovendo anche la rarissima dichiarazione della premier Meloni nell’ultimo anniversario della Liberazione, quell’«incompatibilità con le nostalgie del fascismo» a rassicurare sofferte alleanze interne e rapporti internazionali.

 

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