Accordo Ue: migranti rispediti fuori dalle frontiere

«Solidarietà obbligatoria ma flessibile»: nel caso un Paese di prima linea sia sotto pressione migratoria (che deve esser confermata dalla Commissione Europea), gli altri Stati dovranno o partecipare al ricollocamento di 30.000 richiedenti asilo, o pagare 20.000 euro per ogni migrante non accolto.
L’Italia si separa da alleati storici di Giorgia Meloni come Polonia e Ungheria, contrari alle sanzioni previste per chi non ricolloca (cioè loro), astenuti insieme a Slovacchia, Lituania, Malta e Bulgaria.
Una maratona negoziale durata oltre undici ore, con momenti di tensione soprattutto tra Italia e Germania.

‘Solidarietà obbligatoria ma flessibile’

Da decidere due testi chiave del Patto: il regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione, e il regolamento sulla procedura di asilo. Testi che costituiscono una riforma dell’attuale regolamento di Dublino sull’asilo, anche se non ancora pienamente superamento. Un accordo storico e insperato riconoscono protagonisti meno coinvolti. «Onestamente – ha ammesso in conferenza stampa per la presidenza di turno la ministra dell’Interno svedese Maria Malmer Stenergard – poche ore fa non avrei creduto che avrei detto: abbiamo un accordo». Adesso però andrà negoziato ciò che è stato deciso con il Parlamento Europeo, precisa opportunamente Avvenire.

‘Maggioranza qualificata’ a bloccare Polonia e Ungheria

L’intesa è arrivata a maggioranza qualificata, che ha sterilizzato l’opposizione ormai scontata di Polonia e Ungheria (da aggiungere le astensioni di Malta, Lituania, Slovacchia e Bulgaria). Al centro, l’Italia il cui assenso era ritenuto indispensabile come principale Paese di prima linea. L’ultimo intoppo è stata l’insistenza della Germania nel delimitare fortemente il concetto di ‘Paese terzo sicuro’ di transito in cui poter rinviare migranti irregolare (come l’Italia punta a fare con la Tunisia). La Libia ‘Paese sicuro’ dove rispedire famiglie e minori disperati in fuga?, per intenderci subito.

Rigidità formali tedesche

Berlino aveva fatto passare un testo in cui si indicava impossibile rinviare migranti irregolari in Paesi terzi con condizioni rigide, sostenendo anzitutto che il migrante in questione deve avere un collegamento diretto con quel Paese (anzitutto familiari). In pratica, sarebbe stato impossibile per l’Italia applicare un accordo con la Tunisia per rimandare indietro migranti irregolari passati attraverso il Paese nordafricano.

Le ragioni italiane a muso duro

«Un simile principio escluderebbe o limiterebbe fortemente le possibilità di gestire il fenomeno migratori con accordi con Paesi esterni all’Ue», le ragioni veementi italiane. Faccia a faccia tra i due ministri coinvolti con tradimento tedesco di incorporato. Alla fine la scorciatoia con il classico stratagemma all’europea: «il principio rimane, ma sta a poi allo Stato membro valutare come e se applicare questi criteri». Arzigogoli ad uso di piccole politiche interne dove ognuno potrà alla fine raccontarla come più gli conviene.

L’accordo di sostanza su altri punti chiave

Su tutto il resto l’accordo a maggioranza, Italia inclusa, era stato già trovato sugli altri punti chiave. Passato il concetto di ‘solidarietà obbligatoria ma flessibile’: nel caso un Paese di prima linea sia sotto pressione migratoria (che deve esser confermata dalla Commissione Europea), gli altri Stati membri dovranno o partecipare al ricollocamento di 30.000 richiedenti asilo, o pagare 20.000 euro per ogni migrante non accolto.

Capacità massima di accoglienza

L’Italia ha ottenuto anche un ammorbidimento sul fronte delle capacità massima di accoglienza oltre le quali decade l’obbligo di procedura alla frontiera (dunque vaglio accelerato della richiesta di asilo con accoglienza in prossimità dei confini esterni) per i migranti irregolari con scarse chance di asilo. Si parla di 30.000 posti letto l’anno per tutta l’Ue (circa 12.000 per l’Italia), ma il problema era il come fare il calcolo visto il via vai dei migranti che nel corso di un anno.

Salvataggio in mare

L’Italia ha ottenuto che nel caso il migrante sia arrivato attraverso operazioni di ricerca e salvataggio in mare, il Paese di primo approdo resterà responsabile (dunque obbligato a riprenderselo se si sposta in un altro Stato Ue con i movimenti secondari) per un solo anno, contro i due previsti per gli altri casi. Inoltre, Paesi di primo approdo potranno rifiutarsi di riprendersi migranti irregolari spostatisi in altri Stati Ue se questi non avranno rispettato le proprie quote di accoglienza (di fatto pochi, se non quasi nessuno).

Nessun Paese rifugio a pagamento

«Abbiamo scongiurato l’ipotesi che l’Italia e tutti gli Stati membri di primo ingresso venissero pagati per mantenere i migranti irregolari nei propri territori. L’Italia non sarà il centro di raccolta degli immigrati per conto dell’Europa», esulta la delegazione italiana.

Ora il parlamento europeo

Ora l’accordo all’esame del parlamento europeo che dovrebbero portare all’approvazione finale del Patto prima della fine della legislatura, prevista per la primavera del 2024. Naturalmente per quanti tentano di raggiungere l’Europa si tratta di una brutta notizia anche se non certo di una novità. Di paesi di transito non europei dove rispedire i migranti si parlava inutilmente dal 2006, accordo probabile poco meno di 20 anni dopo.

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