
La Banca d’Inghilterra, costretta a intervenire, quasi quotidianamente, per evitare che la sterlina coli definitivamente a picco. Ma ieri è accaduto di peggio e l’Istituto centrale di emissione è dovuto intervenire per arginare “le vendite incendiarie di obbligazioni di Stato da parte dei Fondi pensione”, come riporta allarmatissimo il Financial Times. “La situazione ha creato un rischio di stabilità finanziaria per il Regno Unito”, prosegue l’analisi del giornale. Che poi, nel resto della storia, calca la mano e fa capire che il sistema già traballa paurosamente. Ma cosa è successo?
Chi deteneva titoli di Stato inglesi (molti Fondi pensione) ha pensato di svenderli perché ritiene la strategia del binomio Truss-Kwarteng la strada migliore per arrivare al fallimento o, comunque, per ritrovarsi con l’acqua alla gola. Per cercare di stoppare l’ondata di vendite catastrofica è dovuta intervenire, ripetutamente, la Bank of England. Ieri, ha annunciato che “comprerà fino a 5 miliardi al giorno di titoli indicizzati”, per tenere a galla una barca economica che ormai fa acqua da tutte le parti.
Ma il giorno prima aveva ufficialmente dichiarato di avere allargato, fino a 10 miliardi di sterline, l’acquisto giornaliero, comprendendo anche titoli diversi. Una presa di posizione che, secondo gli analisti, testimonia la gravità della situazione finanziaria britannica. Anche perché la Bank of England ha stanziato per questa operazione di salvataggio “solo” 65 miliardi di sterline. Troppo poco se dovesse essere confermato l’andamento e, soprattutto, se le aspettative e la fiducia degli investitori dovessero continuare a essere traumatizzate dalle scelte di Liz Truss.
Secondo il Fondo di protezione delle pensioni, oltre il 70% delle rendite di anzianità del settore privato, nel marzo 2021 avevano il loro patrimonio investito in obbligazioni statali. Vista questa proporzione, si capisce perché se l’ondata di vendite che c’è stata dovesse continuare e diventare una valanga, da “crash and panicking” per intenderci, il settore potrebbe entrare in una crisi irreversibile. I Fondi pensionistici per operare hanno dovuto alzare drasticamente i premi assicurativi pagati. Tutto in cash. E questo ha creato gravi problemi di liquidità, costringendo molti Fondi ad alienare immobili o a intaccare significativamente il patrimonio.
‘Una lezione per tutti’. Larry Summers, ex Segretario al Tesoro americano con Bill Clinton, giudica la crisi britannica come un caso-scuola: “Accade spesso che le crisi finanziarie abbiano più a che fare con asset che in precedenza erano percepiti come completamente sicuri, ma che poi diventano rischiosi. Anche se capita che asset “rischiosi” possano diventare più rischiosi di quanto ci si aspettasse in precedenza. Ed è ciò che è accaduto nel Regno Unito, con diverse scelte sbagliate che, combinandosi, hanno prodotto una catastrofe”.
Ma il grido d’allarme dell’ex Segretario al Tesoro Usa riguarda il “modus operandi” dei Fondi pensione e sul fatto che la crisi londinese possa essere presto seguita da “bolle” finanziarie in altre parti del mondo. Summers non lo dice chiaramente, ma quello dei Fondi pensione è un universo particolare, che gli americani conoscono bene, dalla crisi dei “sub-prime” in poi. Un mondo che dovrebbe innanzitutto tutelare i capitali dei suoi aderenti ma che, in qualche caso, puzza troppo di “hedge funds”, i titoli speculativi.
Ieri, il Wall Street Journal legava la situazione dei Fondi pensione inglesi dicendo che la loro crisi “si riversa sul debito spazzatura degli Stati Uniti”. Le prospettive, poi, in generale, per l’economia del pianeta, sono cupe. L’ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale, in questo senso, è deprimente: il 2023 sarà un anno di recessione o, nel migliore dei casi, di stagnazione.
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