Generale Inverno 1, guerra russo finlandese 1939-40

Nella guerra di maggiore attualità e peggiori conseguenze tra le molte altre quasi rimosse, quella in Ucraina, entra sul campo di battaglia il feroce Generale Inverno. Frenano le azioni militari classiche e inizia a colpire la micidiale arma del gelo dopo che la parte russa ha colpito gran parte delle centrali elettriche. E già la popolazione ucraina ne sta subendo pesanti conseguenze.
Anche per questo passaggio drammatico della tragedia in corso, abbiamo chiesto a Giovani Punzo di ricordarci altre più note e spesso più drammatiche situazioni di guerra nel gelo e contro il gelo.
‘Generale Inverno’ a puntate, sperando di venire presto sorpresi da un prossimo avvio di trattativa per far finire quella attuale. Di difficili guerre invernali ne sono state combattute molte in varie epoche. Per iniziare la serie di articoli, oggi la guerra russo-finlandese (1939-1940), che per tanti motivi più si avvicina a ciò che sta accadendo in Ucraina.

Guerra russo-finlandese (1939-1940), attacco a sorpresa

La mattina del 30 novembre 1939 Helsinki si svegliò sotto le bombe sovietiche. Fallite le trattative iniziate quasi un anno mezzo prima, Stalin aveva deciso di attaccare la Finlandia. Agli occhi del dittatore russo il problema era la sicurezza di Leningrado che si trovava a pochi chilometri dal confine finlandese. Le sue richieste di spostare concordemente i confini compensando i territori, erano stare però sistematicamente respinte dai finlandesi e si era passati alle armi, lungo un fronte di oltre un migliaio di chilometri che si stendeva dall’Oceano Artico all’Istmo di Carelia.
Dopo le prime offensive sovietiche, i finlandesi mantennero le posizioni infliggendo durissime perdite agli attaccanti. Ad esclusione della Carelia, che costituiva la parte meridionale del fronte, a nord i sovietici disponevano di un’unica linea ferroviaria da Leningrado a Murmansk e che – correndo quasi parallela – distava in media un centinaio di chilometri dal fronte: l’invio di rifornimenti era quindi oltremodo difficoltoso e il terreno impossibile, senza contare che ai sovietici poco interessavano ingrandimenti territoriali in quel settore. Restava quindi la parte meridionale nella quale si svolsero i principali combattimenti che provocarono perdite enormi soprattutto da parte sovietica.

Aiuti impossibili

Al momento dell’attacco sovietico, Unione sovietica e Germania nazista erano impegnate dal patto di non aggressione. La Germania aveva sconfitto e invaso la Polonia tra settembre e ottobre, ma anche l’Unione Sovietica era intervenuta nella guerra ad occupare ‘la sua parte’ di Polonia. Sebbene Hitler avesse già in mente una guerra contro l’Unione Sovietica, come poi avvenne nel giugno 1941, le forze non erano ancora pronte e Francia e Inghilterra ben lontane da una sconfitta: aiutare in qualche modo la Finlandia era pertanto l’ultima preoccupazione di Berlino. Per Francia e Inghilterra era addirittura impossibile: portare un sostegno militare concreto significava entrare nel Baltico forzando uno stretto ben presidiato dai tedeschi.
A difendere il piccolo paese accorsero una decina di migliaia di volontari: nella stragrande maggioranza dalla Svezia, paese neutrale dove però si manifestavano anche caute simpatie per la Germania nazista, o dagli Stati Uniti, con meno di un migliaio di volontari, tutti di origine finlandese. Dall’Italia, che aveva proclamato la propria neutralità dal conflitto europeo, giunsero a fatica una trentina di aerei via mare, in quanto la Germania non vedeva con soddisfazione il passaggio di aiuti militari destinati a combattere l’alleata Russia.

Il mito dell’eroica Finlandia

Date queste premesse dovute alle complesse relazioni internazionali e le condizioni climatiche estreme in cui fu combattuta la guerra, si comprende bene come in tutta l’opinione pubblica mondiale sorse in breve il mito dell’eroica Finlandia, del resto ancora una volta si riproponeva lo scontro tra Davide e Golia. Le immagini maggiormente diffuse furono quelle dei veloci sciatori finlandesi con tute mimetiche bianche che assaltavano i carri armati sovietici con bottiglie incendiarie o del soldato finlandese protetto da sacchetti di sabbia che, grazie ad una mira infallibile, abbatteva decine di aggressori.
In realtà, a parte le autentiche capacità militari dei finlandesi, i sovietici scoprirono amaramente che reclute prive di addestramento mandate allo sbaraglio o mezzi poco efficienti avevano prodotto altrettanti danni che le armi nemiche. Celebre, dopo la guerra, l’ammissione del comandante di un reparto corazzato che ogni mattina vedeva dimezzato il numero dei carri a disposizione per il freddo intenso che gelava gli ingranaggi o il malfunzionamenti dei motori. Fino al febbraio successivo si combatté una guerra di imboscate e colpi di mano, nei quali però di norma i finlandesi avevano la meglio.

Un famoso inviato di guerra italiano

Abbellendo i fatti o talvolta inventando particolari di sana pianta, a raccontare la guerra d’inverno per i lettori del «Corriere della Sera» ci fu un giornalista italiano destinato a diventare famoso: intuendo l’imminente scoppio delle ostilità, dalla città lettone di Tartu in cui si trovava, Indro Montanelli era infatti accorso in Finlandia. Celebre la sua descrizione del comandante finlandese Mannerheim come «un vecchio di settant’anni che ogni mattina si fa la barba in mezzo alla neve a trenta gradi sottozero» o che galoppa nelle foreste innevate su un cavallo bianco.
Altrettanto ricordato un telegramma al giornale a Milano in cui richiedeva cioccolata o altro per difendersi dal freddo o dalla fame. A parte le iperboli giornalistiche – che comunque furono molto apprezzate dai lettori italiani – Montanelli, anticomunista viscerale, descrisse sempre i soldati russi come vittime di un regime ottuso, brutale e totalitario, mandati a combattere senza preparazione, con un equipaggiamento scadente e peggio ancora senza alcuna volontà di farlo. Inconsapevolmente non poteva immaginare che un destino simile, più o meno un anno dopo, sarebbe stato quello di migliaia di soldati italiani tra i monti della Grecia o dell’Albania.

Sconfitta finlandese e perdite umane

Il 4 marzo i sovietici lanciarono un attacco attraverso la superficie ghiacciata del golfo e la 7ª Armata raggiunse la costa settentrionale della baia di Viipuri tagliando la strada verso Helsinki. La situazione dell’esercito finlandese era prossima al disastro e fu decisa la trattativa. Il trattato di pace di Mosca che pose fine alle ostilità fu firmato il 12 marzo 1940. La Finlandia dovette cedere 64 750 km² di territorio in cui abitava il 12% della popolazione, riportando in pratica la frontiera a quella stabilita da Pietro il Grande nel 1721.
Le perdite dei sovietici variano dai 50 000 morti e 160 000 feriti ammessi da Molotov, fino al milione di morti sostenuto da Chruščëv nelle sue memorie. Stime più attendibili dagli archivi militari dell’URSS danno le perdite sovietiche a 126 875 morti e dispersi, 264 908 feriti. Per la Finlandia, le perdite militari, rapportate alla popolazione, equivalevano a un milione di morti sovietici. Circa 400 000÷500 000 finlandesi, che abitavano nelle zone annesse dall’Unione Sovietica, lasciarono le loro case e si trasferirono in territorio finlandese.
Politicamente la guerra d’inverno fu alla base della cosiddetta ‘guerra di continuazione’ che, il 22 giugno 1941, vide la Finlandia schierata contro l’Unione Sovietica al fianco delle potenze dell’Asse nell’operazione Barbarossa.

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