
Notizia Euractive. Iniziativa ‘Nato Industrial Advisory Group’ a cui partecipano i rappresentanti di aziende che producono munizioni, sistemi missilistici e droni. Gli alleati occidentali dell’Ucraina stanno cercando di incrementare la produzione di armi e munizioni per le necessità delle proprie forze armate e per continuare a rifornire Kiev, mentre le aziende chiedono garanzie di domanda a lungo termine per giustificare gli investimenti necessari ad ampliare stabilimenti e produzione.
Dagli Stati Uniti dovrebbero essere presenti Raytheon Technologies e Lockheed Martin, mentre la lista delle società europee include Leonardo, Elettronica, MBDA, Bae Systems, la belga FN Herstal, la finlandese Patria, la tedesca Rheinmetall, la norvegese Nammo, il consorzio franco-tedesco KNDS (Nexter e Krauss Maffei Wegman), la francese Thales, le aziende turche Baykar e Roketsan, la rumena Romarm, la croata Duro DakoviÄ Grupa la portoghese Tekever, la estone Milrem Robotic, la bulgara Arsen e la ceca Excalibur Group.
Incontro preliminare alla nuova riunione del Gruppo di Contatto per l’Ucraina, per «coordinare gli sforzi ad aumentare la produzione di munizioni». «La pianificazione militare è competenza della NATO ed è dunque essenziale evitare duplicazioni, concentrando il lavoro sull’interoperabilità, lo sviluppo e le acquisizioni congiunte», precisa un diplomatico a conoscenza del dossier. L’Unione Europea ha invece competenze specifiche sulla politica industriale e il commissario per la politica estera e di difesa, lo spagnolo Josep Borrell parteciperà all’incontro.
I leader politici di Francia, Germania e Polonia si sono incontrati all’Eliseo per parlare di sostegno all’Ucraina. Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Andrzej Duda hanno cercato di elaborare una posizione comune sul ruolo che i paesi europei dovrebbero svolgere nel supporto al paese invaso, anche in vista del vertice Nato che si terrà a Vilnius l’11-12 luglio (e di cui parla Orteca nel pezzo precedente). Le incertezze sul campo di battaglia a rendere più pressante la necessità che i paesi europei scelgano una linea di azione condivisa sul rapporto che li legherà con l’Ucraina.
Negli ultimi mesi l’ipotesi più accreditata è quella del ‘modello Israele’ (forniture annuali di armi all’avanguardia, addestramento e condivisione di informazioni), ma il campo occidentale è spaccato al suo interno. Alcuni paesi sono riluttanti anche solo alla possibilità di tracciare un percorso verso l’adesione dell’Ucraina alla Nato (in particolare la Germania) e a qualsiasi tipo di approfondimento dei legami tra l’Alleanza e Kiev, per timore che tanto basterebbe a coinvolgere la Nato nel conflitto.
La Francia di Macron nutre riserve analoghe, anche se pubblicamente non esclude la possibilità dell’ingresso dell’Ucraina (pur collocandola in un futuro remoto), con iniziative diplomatiche per coinvolgere Kiev in un indefinito «concerto allargato di paesi europei». Il polacco Duda il solo a sostenere la necessità di garantire all’Ucraina «una chiara prospettiva di entrare nella Nato.
A sintetizzare il tutto la sibillina sentenza di Macron riportata da Limes: «La controffensiva è iniziata. Durerà per diverse settimane e forse per mesi. La sosterremo nei limiti che ci siamo dati», dove i limiti autoimposti differiscono però da attore ad attore.