In Cina l’annuale Lianghui, Le due sessioni: Popolo e Partito sul futuro vicino

‘Lianghui’, Le due Sessioni, l’evento pubblico più importante della complessa architettura della politica cinese che quest’anno non si affiderà alle conclusioni del premier, troncando una consuetudine iniziata da Li Peng nel 1991. Perché?
La mossa risponde a un disegno politico, insinua la Cnn: quello di offuscare sempre più il ruolo del premier e del Consiglio di Stato. «Vogliono solo una voce, quella del Partito comunista cinese. Non vogliono altre voci che diluiscano quella del partito, controllato da Xi»

La forma del potere

Nella Repubblica Popolare Cinese, come ogni anno, ‘Lianghui’, le ‘due sessioni’: Conferenza consultiva del popolo cinese e l’Assemblea nazionale del popolo. In questi giorni a Pechino, nella Grande sala del popolo, 3000 dirigenti del Partito comunista e circa 2000 tecnocrati, intellettuali e imprenditori.

Lianghui, per capire cose bolla in pentola

Per quanto importante per capire ciò che bolle in pentola nel grande Paese asiatico, il Lianghui ha solo potere consultivo, poiché è chiamato soltanto a ratificare decisioni e linee strategiche già varate dai vertici del Partito, e in particolare dal Politburo. Dopo il trionfo di Xi Jinping nell’ultimo congresso, si è accentuata la prevalenza dell’ideologia su ogni altro aspetto della vita politica e sociale.

Lianghui e Politburo i luoghi del comando

In realtà i due organismi riflettono il totale dominio che il Partito comunista esercita sulla società del grande Paese asiatico. Dominio che non è mai venuto meno, neanche dopo le riforme economiche introdotte da Deng Xiaoping a partire dai tardi anni ’70 del secolo scorso. Quest’anno, tuttavia, lo scenario è diverso rispetto al passato.

Ora c’è l’economia che frena

Gli investimenti stranieri sono calati a 33 miliardi di dollari, il livello più basso dal 1993, e molte aziende preferiscono investire in altre nazioni, in particolare in Vietnam e nell’India di Narendra Modi. Inoltre il Pil, che aveva conosciuto una crescita costante negli ultimi decenni, ora arranca ben dal 5% annuo fissato dal gruppo dirigente del Partito.

Una difficile transizione

In realtà l’economia del Dragone è impegnata in una difficile transizione, che prevede il rafforzamento a lungo termine della domanda interna, e una minore dipendenza dall’export, settore sul quale la Cina ha costruito il suo successo sino a diventare la seconda potenza mondiale.

Innovazioni in casa

Si parla, per esempio, di “innovazione autoctona”, e della necessità di fabbricare prodotti – come le auto elettriche – ad alto valore aggiunto, destinati non solo all’esportazione ma anche al mercato interno. La transizione, ovviamente, è in pieno svolgimento e occorre del tempo per capire se avrà successo.

L’America mai amica

Restano piuttosto tesi i rapporti con gli Usa, anche sul piano commerciale. L’amministrazione Biden è riuscita a diminuire il deficit nei confronti della Repubblica Popolare, grazie a un calo significativo dell’importazione di prodotti ‘made in China’.

Da questo punto di vista, il Lianghui può certamente fornire indicazioni utili circa la strategia che Pechino intende adottare nel prossimo futuro.
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