F16 all’Ucraina, non ‘l’arma miracolosa’: riciclo dell’usato a ripristino Usa e spese europee

Il capo di Stato maggiore della Difesa statunitense, generale Mark Milley, sui caccia F-16 all’Ucraina avverte: «Non saranno ‘l’arma miracolosa’».
Altro autogol economico strategico dell’Europa? Sulla carta 60/70 velivoli da combattimento potenzialmente cedibili all’Ucraina dopo almeno 18 mesi di addestramento di piloti e personale tecnico, oltre ad investimenti di miliardi per il supporto logistico a velivoli, motori e armi negli aeroporti ucraini oggi devastati dalla guerra.

La guerra, la politica e il Pentagono

Il capo di Stato maggiore della Difesa statunitense, generale Mark Milley, sui caccia F16 all’Ucraina, «Non saranno ‘l’arma miracolosa’». Il Pentagono smorza gli entusiasmi anche sul numero reale dei velivoli che arriveranno a Kiev. Un primo lotto di 12/16 macchine, assieme a grossi problemi tecnici. L’addestramento del personale addetto alla manutenzione più lungo e complesso di quello per i piloti. Come armarli, da chi e a quale prezzo? Piste da rinnovare facile bersaglio. Quindi gli F-16 non saranno ‘l’arma miracolosa’ che ribalterà le sorti del conflitto.

L’intento Usa, quello dichiarato

60/70 velivoli da combattimento in gran parte dismessi e di non facile messa a punto. Ma se accadrà, fatta la tara anche a metà, una fornitura che permetterebbe di convertire le forze aeree ucraine dai velivoli russo/sovietici di oggi ad aerei statunitensi e che -qui il primo trucco-, permetterà ad alcuni stati europei di liberarsi di vecchi aerei risalenti agli anni ’80 e in molti casi ‘con le cellule ormai a fine vita operativa’, con tempi lunghi e costi elevati per renderli efficienti.

Garanzia formali e volerci credere

Colpire la Russia in casa a quale rischio? Con i missili da crociera Storm Shadow, Londra fa finta di credere che mai sarebbero stati impiegati contro il territorio russo, anche il presidente Biden ripete «la netta assicurazione da Zelensky che non useranno F-16 su territorio geografico della Russia», facendo finta di crederci. Spiegazione più credibile, che l’eventuale fornitura di questi caccia è una prospettiva lunga nel tempo e negli obiettivi, e non avrà nessun ruolo in questa fase in cui si aspetta la controffensiva di Kiev.

Autogol per l’Europa

Kiev incontenibile ha chiesto ben 200 F-16, produzione americana, «ed è il secondo autogol per l’Europa e la sua industria della Difesa», denuncia Gianandrea Gaiani su Analisi Difesa.  Scambiare aiuti militari ed economici per una aviazione militare europea e non americana. Addestratori Leonardo M-346 e aerei da combattimento Eurofighter Typhoon e/o Dassault Rafale, «disponibili anche di seconda mano e già equipaggiabili con i missili Storm Shadow che la Gran Bretagna ha fornito a Kiev e che non sono mai stati integrati sugli F-16 di Lockheed Martin».

Guerra di mercato e mercato e perdere

Quanti F-16 e di chi saranno disponibili per venire ceduti all’Ucraina? Pochi. Sulla carta, decine gli F-16 in radiazione dalle aeronautiche danese, norvegese, olandese e belga, dove vengono rimpiazzati dagli F-35. Usato non troppo sicuro che a causa del numero di ore volate. molti saranno difficilmente impiegabili in compiti operativi. L’intera operazione, se e come avverrà, richiederà alcuni miliardi di euro per riconfigurare l’Aeronautica Ucraina e le sue basi su mezzi ed equipaggiamento standard NATO.

Angloamericani prendi tutto

L’Italia non dispone di F-16 ma offre l’addestramento avanzato sui velivoli Leonardo M-346 Master alla ’International Flight Training School’ di Lecce Galatina, in fase di trasferimento nell’aeroporto sardo di Decimomannu, già utilizzata (tra molte proteste locali) da piloti arrivati persino da  Gran Bretagna, Kuwait e Giappone. Di fatto, gli anglo-americani ‘maggiori azionisti’ della NATO e delle forze armate ucraine.

Con forte dubbio che le pressioni di alcune nazioni del Nord Europa per fornire gli F-16 all’Ucraina costituiscono un enorme autogol oppure, un enorme regalo all’industria della Difesa degli Stati Uniti.

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