«Lo sport è la continuazione della politica con altri mezzi», l’ironia di Leonardo Clausi sul Manifesto. I fatti noti: Gary Lineker, ex stella del calcio di club e nazionale nonché il più longevo presentatore di ‘Match of the Day’, il novantesimo minuto britannico, è stato indotto a fare «un passo indietro» dalla Bbc per una dichiarazione ovvia fatta passare come controversa. «Lineker, personalità squisita e liberale, in un tweet di martedì alla galassia di suoi seguaci aveva detto che la ministra dell’Interno Braverman che presentava ‘la nuova, tossica e disumana legislazione sui migranti del governo Sunak’, «usava un linguaggio che non è dissimile da quello usato dalla Germania negli anni Trenta». Nazista forse no, la ministra conservatrice, ma fascistella molto probabilmente si. Capita anche in Italia.
La Bbc ha risposto immediatamente sospendendo Gary Lineker, venerdì perché il criticare la politica sulla migrazione del governo lo vuole «reo di aver violato le adamantine norme di imparzialità dell’emittente sempre in prima linea nel custodire i nostri valori occidentali e faro dei perseguitati di tutto il mondo». Sparata demagogica e fuori misura soltanto l’aver pensato a simile risposta. Risultati immediato e a catena. In solidarietà col collega (chi sa se sarebbe accaduto in Rai?) una quantità di altri commentatori hanno rinunciavano loro stessi ad apparire e la seguitissima copertura serale delle partite del servizio pubblico televisivo nazionale rischiava di essere una sobria faccenda di immagini mute, «un film senza sonoro».
In solidarietà con il collega censurato, alcuni calciatori hanno addirittura annunciato che non si faranno intervistare dalla Bbc liberticida. E l’Affair Lineker, ‘boicottaggio nel nome della libertà di parola, diventa un ‘mediadramma’.
Da giorni continua la successione di dichiarazioni di solidarietà o critiche, a seconda degli schieramenti politici. Che probabilmente lascerà il servizio pubblico al servizio di qualche concorrente privato cui non importa un fico delle sue opinioni umanitarie. Molto critico della Bbc il Labour di Starmer, naturalmente, e sdegnata la replica di Braverman, la ministra, che ha definito il commento di Lineker un insulto agli ebrei solo dopo che un sopravvissuto alla Shoah le aveva rivolto la stessa accusa. «Solidarietà al compagno Lineker, che non ha fatto altro che dire ‘il re (non Charles) è nudo!’, è la battura a sinistra dei torry londinesi. sempre più tristi.
Ma di fatto questa storia getta luce su uno dei maggiori equivoci del liberalismo europeo, ovvero la vantata e molto supposta imparzialità della Bbc.
«L’ipocrisia del network in questa faccenda ha del paranormale», insiste Leonardo Clausi. Il suo attuale presidente, Richard Sharp è un donatore Tory che poco prima della nomina ha aiutato l’ex premier Johnson a trovare un prestito di 800mila sterline. Robbie Gibb, un Brexiteer ed ex direttore delle comunicazioni dei Tory, è nel consiglio di amministrazione. Jeremy Clarkson, giornalista di motori, inquinatore supremo ed ex presentatore di Top Gear (altro programma Bbc), ha per anni schizzato veleno fascistoide sui giornali di Murdoch senza subire alcun rimbrotto.
«Tra l’altro, anche la ‘national treasure’ – epiteto affibbiato a personaggi dell’arte e dello spettacolo un tempo interessanti che ne decreta la metabolizzazione da parte del sistema – David Attenborough – uno che solo dopo sessant’anni di documentari sulla natura in giro per il globo si è accorto che la stiamo distruggendo – sta subendo la scure della nuova Bbc: un episodio del suo canto del cigno documentaristico che descrive la drammatica cancellazione della biosfera britannica a babbo morto non andrà in onda».
Ma non è solo i pessimo Boris e seguaci. Già alla belle epoque del blairismo, la Beeb (la BBC) era stata colonizzata da amici degli amici dell’allora maggioranza. «Certo, non è mai stata la brutale lottizzazione cencelliana della Tv di stato nostrana, soprattutto nella sua strapaesana incarnazione attuale», il commento severissimo. Eppure, i segni del ‘cambio di passo’ risalgono al primo governo di coalizione tory-libdem, quello di David Cameron, quando cominciarono a proliferare programmi dal nemmeno troppo vago sapore nazionalistico.
Insomma, la Bbc non è mai stata imparziale. L’affair Lineker lo dimostra. È sempre stata filogovernativa, e oggi lo è solo più sfacciatamente. La sua obiettività e un mito culturale costruito dall’occhio invidioso e ammirato insieme dei moderati di tutto il mondo, come il «fair play» o l’«understatement». O come il «passo indietro» di Gary Lineker.
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