Lula a Bolsonaro in Tv, ‘piccolo dittatore bugiardo e spudorato’

Lo sfidante di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva definisce il presidente uscente Jair Bolsonaro «un piccolo dittatore», «un bugiardo spudorato che ha scherzato con Covid causando una enormità di vittime», e «il re delle notizie false e della stupidità».
Dalla gestione della pandemia all’inchiesta Petrobras, i due candidati si sono scambiati colpi feroci. Ma il bilancio finale. Quello televisivo, è di quasi parità.
Luiz Inácio Lula da Silva, che ha quasi battuto Bolsonaro al primo turno delle elezioni presidenziali a settembre, tra due settimane dovrà dare i conti con la destra brasiliana ricompattata e dai forti supporti politico economici non solo statunitensi, come da storia antica.

Un piccolo vantaggio a sinistra, ma nulla di scontato

Qualche punto di vantaggio per il candidato socialista, il verdetto degli esperti dopo il primo faccia a faccia televisivo tra il leader di sinistra, Luiz Inacio Lula da Silva (Pt) e il presidente di destra Jair Bolsonaro (Pl), in vista del ballottaggio per le presidenziali del 30 ottobre (il primo turno si è chiuso con un 48-43 per Lula, che però sperava di chiudere già allora la partita). Il leader del Pt è partito all’attacco trascinando Bolsonaro allo scontro sulla cattiva gestione della pandemia e sui ritardi dei vaccini, costringendolo a rispondere a domande scomode, e definendolo più volte “bugiardo” e “faccia di bronzo“.

Gara di accuse di corruzione

L’affondo finale è toccato a Bolsonaro che, supportato dall’ex giudice protagonista della Lava Jato (la Mani pulite brasiliana) Sergio Moro, personaggio accusato ufficialmente di aver costruito le prove che hanno consentito a Bolsonaro di diventare presidente e di mandare Lula in carcere. Ma il brutto personaggio, già ministro e a sua volta quasi carcerato, ha obbligato Lula a parlare a lungo dello scandalo legato al gigante petrolifero Petrobras in cui era accusato di essere coinvolto.

La sostanza nella sceneggiata tv

Il primo grande tema affrontato è stato quello della crisi legata alla pandemia da coronavirus, che ha causato in Brasile 687 mila morti. Lula ha accusato Bolsonaro di aver sottovalutato i pericoli del coronavirus, mostrandosi scettico nei confronti dei vaccini e proponendo anche soluzioni non scientifiche: «Nessun governo al mondo ha giocato con la pandemia e con la morte come ha fatto il tuo», ha detto Lula, mettendo Jair Bolsonaro di fronte alla sua gestione assai discutibile e controversa della pandemia e all’emarginazione politica internazionale che quella stessa gestione gli aveva causato: «Nessun paese ti invita e nessuno vuole venire a trovarti. Io riaprirò il Brasile al mondo», ha detto Lula.

Cristianità ed Amazzonia

Bolsonaro ha attaccato Lula per i suoi presunti legami con alcuni regimi di sinistra di altri paesi. «Daniel Ortega in Nicaragua che Imprigiona i sacerdoti e i nostri fratelli cattolici e tu dici che è tuo amico», accusa Bolsonaro. Sull’Amazzonia alla povertà passando per il destino dell’azienda petrolifera pubblica del Brasile Petrobras, il vantaggio netto di Lula. Che con correttezza elettorale forse inattesa in quel clima elettorale spesso feroce, non ha fatto alcun riferimento esplicito alle accuse di pedofilia nei confronti di Bolsonaro, partite da una delle molte sbruffonaggini del presidente.

La potente comunità evangelica conservatrice

Ma diversi giornalisti ritengono che quanto accaduto («pintou um clima» con alcune ragazzine di 14,15 anni, espressione che in portoghese può suonare in modo molto ambiguo e che può suggerire un’atmosfera di seduzione) –vero, falso e montato che sia-, potrebbe avere ripercussioni su Bolsonaro e soprattutto all’interno della comunità evangelica molto conservatrice che lo ha sempre sostenuto. Bolsonaro si è tra l’altro sempre presentato come «campione della moralità» e ha impostato tutta la propria campagna elettorale sul tema del «bene contro il male», denunciando una «sinistra satanista», «demoniaca» e vicina alla criminalità.

Tom Phillips da Rio de Janeiro sul Guardian

«Lula è ancora il favorito per la vittoria, ma la prestazione migliore del previsto di Bolsonaro significa che è probabile che le elezioni rimarranno un tormentone fino all’annuncio dei risultati». Nei giorni scorsi entrambi i candidati hanno intrapreso una campagna blitz nei tre stati del sud-est che dovrebbero decidere l’esito, Minas Gerais, Rio de Janeiro e San Paolo. Insieme ospitano quasi 64 milioni dei 156 milioni di elettori brasiliani.

Colpi bassi e autogol

La scorsa settimana Lula ha visitato una delle più grandi favelas di Rio, il Complexo do Alemão, nel tentativo di conquistare gli elettori della classe operaia. Bolsonaro durante il dibattito ha suggerito che Lula avesse visitato la comunità per socializzare con i criminali. «Non c’era polizia intorno a te, solo trafficanti di droga», ha detto Bolsonaro, scatenando l’indignazione degli attivisti della favela.

A Bolsonaro non piacciono i poveri. A Bolsonaro non piacciono i neri. A Bolsonaro non piacciono quelli della favela”, ha twittato Rene Silva, l’attivista dei media del Complexo do Alemão che ha organizzato la visita di Lula alla favela.

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