
Atene preme da tempo il Regno Unito per la restituzione dei cosiddetti Marmi di Elgin (tra i più famosi la presa di Troia, la Gigantomachia, l’Amazzonomachia e la Centauromachia). Ma Sunak ha ritenuto intollerabile che ciò venisse ribadito di fronte alla Tv britannica a pochi giorni dall’incontro. Mitsotakis ha successivamente rifiutato un secondo incontro proposto da Downing Street.
Il dissidio diplomatico in realtà ha poco a che fare con la disputa di lungo corso artistico-culturale. Cela piuttosto un retroscena tutto geopolitico. Pochi giorni prima dello scontro Mitsotakis-Sunak, il segretario alla Difesa britannico Grant Shapps ha firmato con il suo omologo turco Yaşar Güler una dichiarazione di intenti sulla cooperazione militare.
Le attività previste dall’accordo riguardano una collaborazione tra le industrie della difesa dei due paesi, possibili esercitazioni congiunte nel Mediterraneo ‘per la sicurezza in Nord Africa e Medio Oriente’, che sa tanto di minaccia alle isole greche ancora contese. In particolare, l’accordo serve alla Turchia per accelerare l’acquisto di una quarantina di velivoli da combattimento Eurofighter Typhoon, prodotti da un consorzio di aziende di Regno Unito, Italia, Spagna e Germania.
La richiesta di Ankara rientra nel braccio di ferro con Washington, sull’impasse alla vendita degli F-16 Lockheed Martin, e all’esclusione americana della Turchia dal programma degli F-35. Accordo da 20 miliardi di dollari stipulato nel 2021 – ma bloccato dal Congresso Usa – con la minaccia turca di non ratificare l’ingresso della Svezia nella Nato. La proposta turca è stata dunque accolta dal Regno Unito, nonostante le titubanze della Germania.
Germania filo Israele di pentimento post nazista e di incertezza filo americana (Lockheed Martin). Per la commessa turca, la ‘Bae Systems’ capofila del consorzio, solo per la componente aerea, otterrebbe attorno a 4 miliardi di euro, di cui beneficerebbe anche l’italiana Leonardo con una quota del 21%. Contratto che gli americani potrebbero accettare a ridurre i toni con il ribelle ma fondamentale alleato anatolico delegando ad altri il suo armamento.
La Grecia è insofferente per l’approccio degli Stati Uniti verso la Turchia e da tempo sta facendo pressioni sul Congresso per bloccare la fornitura degli F-16 ad Ankara. Di qui lo sfogo con Londra, tra i più stretti alleati degli Stati Uniti. Atene teme che l’accordo turco-britannico finisca per riaccendere la tensione nell’Egeo.