
Da Limes, carta di Laura Canali
Per sopravvivere nell’attualità feroce, gli Stati sono divenuti, secondo la definizione di Hans Morgenthau, dei ‘mostri freddi’ che mirano – in modo pressoché esclusivo – alla conservazione dei propri privilegi. E le regole attuali non prevedono un mondo alla Rousseau, ma Hobbes ‘la fa da padrone’. Purtroppo, per come stanno le cose, bisogna giocare con le regole vigenti se si vuole sopravvivere. «Al massimo possiamo concederci il lusso di lavorare per un futuro diverso ben al di là da venire e che per decenni si tratterà soltanto di una visione profetica».
La tutela degli Stati Uniti – tanto benefica quanto asfissiante in molte occasioni – ha favorito l’infanzia politica europea. Lo slancio economico propiziato inizialmente dal Piano Marshall, poi mantenuto a regime dalla nostra capacità industriale e commerciale, ci ha donato una prosperità senza precedenti che ci permette oggi un invidiabile tenore di vita. Mentre più di tre generazioni di europei non hanno conosciuto gli orrori della guerra e, soprattutto, la necessità di rimanere sempre pronti a minimizzarne il rischio.
Sicurezza e benessere sono state indubbiamente due grandi conquiste. Avvenendo tuttavia sotto l’ombrello protettivo di un Grande Fratello, ci hanno estraniati dalle nostre maggiori responsabilità. Almeno sino allo scoppio della guerra d’Ucraina.
Gli avvertimenti di Limes. «La rinascita di un’identità collettiva nel mondo islamico, per buona parte a noi ostili, avrebbero dovuto convincerci della necessità di un urgente esame di coscienza che ponesse sotto accusa il passato per riprogrammare il futuro in maniera migliore». Un allarme simile è arrivato anche dalle popolazioni indigene dell’America Latina, palesemente più propense a condannare che a lodare i protagonisti delle conquiste europee, a partire da Cristoforo Colombo per arrivare all’attuale nord statunitense.
E nonostante questo siamo riusciti addirittura a stupirci delle recenti votazioni all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Buona parte del mondo, infatti, non ha condannato la palese aggressione della Russia a uno Stato confinante. Col dubbio solo apparente su quanto ciò sua stato dettato dalla simpatia per Mosca o dalla loro antipatia nei nostri confronti. Continuando inoltre a non capire che non ci possiamo considerare più ‘i migliori di tutti’, incapaci di renderci conto della realtà davanti i nostri occhi.
La democrazia quale migliore modello di governo possibile, con qualche problema di applicazione e forse di revisione. Primo tra tutti un farraginoso sistema di controlli multipli da renderla incapace di funzionare a dovere, «ormai inficiata dal costante prevalere dell’interesse privato su quello pubblico». Giuseppe Cucchi non fa sconti. «L’insistere a imporla dove non esiste un adeguato terreno di coltura. Non vogliamo ammettere come questa nostra semina di cosiddetta democratizzazione sia costata ad Africa ed Asia decenni di sangue ed instabilità fin dalla decolonizzazione degli anni Sessanta».
Non sarebbe meglio a questo punto fare i conti con la realtà è riconoscere che non siamo ‘i migliori di tutti’ in questo come in altri settori, comportandoci poi di conseguenza e lasciando ciascuno libero delle sue ragionate scelte?
È stato ripetuto per decine di anni che una guerra in Europa fosse del tutto impossibile. Eppure avevamo già alle spalle, tra gli anni Novanta e il 2000 il rosario delle quattro guerre jugoslave con gli orrori di Sarajevo assediata, di Srebrenica, di tre mesi di bombe Nato si Belgrado, non sono riusciti a risvegliarci dalle nostre illusioni. Poi siamo stati coinvolti in vari scontri minori alla periferia del nostro continente che hanno destabilizzato aree per noi di elevato interesse. L’esempio più rilevante nel caso dell’Italia è la Libia.
Oggi siamo in guerra, una guerra grande, la conclusione dell’analisi. Un conflitto dal quale può dipendere la struttura del mondo in cui dovranno vivere i nostri figli ed i nostri nipoti. Ed il consiglio a ripartire dall’inizio di questo spunto di ragionamento: svegliarci, rinunciare a tutte le illusioni ed attrezzarci contro gli inganni continui, con le responsabilità dell’età adulta per i nostri figli.