Respiro. Di carta e di lotta, la raccolta di Polemos

Dopo tanto tempo, grazie alla cura e all’attenzione di una magnifica redazione aperta, ventuno pezzi tra i tantissimi scritti negli ultimi sei anni nella rubrica Polemos, su Remocontro, sono diventati una rivista di carta. Una piccola straordinaria rivista di carta a tiratura limitatissima che si chiama “respiro.”

Una minuscola raccolta che racconta, saltabeccando tra anni, incontri, emozioni, fatica, suggestioni e poesia, l’idea di residenza artistica e culturale che avevo (avevamo e abbiamo con mia moglie Vale) nel cuore prima ancora di cominciare con Vald’O. Anzi, possiamo dire che l’esperienza di Vald’O è proprio cominciata scrivendo Polemos, sei anni fa, in una notte di stelle a portata di mano, in un cielo senza luna, con il freddo che faceva fischiare le parole di Velimir Chlebnikov nel vento come desideri, come lacrime. “La libertà arriva nuda / gettando nel cuore dei fiori / e noi andando al passo con lei / al cielo diamo del tu”.

Oggi quei versi sono incisi sulla parete della Vineria Letteraria, dentro il borgo del paese di San Quirico d’Orcia, nel cuore della Val d’Orcia. Parole che ci hanno aiutato, anno dopo anno, a fare del pensiero un’azione, a costruire un avamposto culturale nel quale celebrare il dono dell’incontro. A considerare la libertà come valore, a credere nell’utopia concreta, a non togliersi il cappello di fronte a nessuno, a dare del tu al cielo. Un progetto no-budget, senza capitali illuminati né ricchi investimenti, nato dalla domanda: è possibile fare un progetto culturale sostenibile su un territorio che possa essere davvero indipendente? La risposta ce la stiamo dando ogni giorno, rimboccandoci le mani. Col lavoro, la fatica, la creatività.

Così siamo a arrivati a “respiro.”

E il momento è importante perché la raccolta dei testi, la scelta delle immagini, l’ostinata necessità di fare del pensiero un’azione e di non adeguarsi a rituali che non servono a far crescere la cultura del territorio, ma a renderla plastificata e insignificante perché tutta uguale, ha realizzato questa testimonianza di carta e di lotta. Un giornale vecchio stampo senza pubblicità, senza consigli per gli acquisti, senza il dominio assurdo del potere economico che imprime solo certezze assolute e modalità d’uso passive e conformiste. Una scelta. Discutibile e libera. Fuori dal mercato, fuori dalle patinate consuetudini che fingendo modernità asfaltano le differenze, schiacciano le diversità col disprezzo degli slogan funzionali a rendere la nostra democrazia una finzione, slogan ululati dagli schiavi che inconsapevoli ne subiscono le conseguenze.

“respiro.” fa parte del Progetto Magnifica Terra, arrivato al suo Volume 9. In un rapporto fertile con la redazione aperta, sempre attiva sul territorio, con le scuole, con l’università, con chiunque ha a cuore la costruzione di un cantiere di sovversione e creatività, di felice intromissione negli schemi troppo brutti e sempre uguali, che fingendo scintillante modernità ci rendono provincia arretrata dell’impero. E quindi  luogo di ricaduta dall’alto di scelte e di culture che non ci appartengono per vocazione libertaria, per risentimento antico, per il mare che continua a ruggire in queste terre battute dal vento e dallo spirito dell’eresia, dalla bellezza della semplicità, dal valore del poco e del niente, del dolore e della morte, del sublime e del sacro. Un luogo, ancora vero e luogo, non un non luogo in cui memorie e ricchezze comuni vengono dilapidate.

Serve ancora costruire avamposti di gentilezza e di libertà. Prima che la sciagurata potenza geometrica del progresso rada al suolo tutto, qui e altrove: memoria, spirito rurale, gentilezza, accoglienza, l’idea che i nostri incroci possano essere porti nel dono dell’incontro dove giungere dai confini del mondo, essendo qui un confine del mondo, dove al tramonto il sole residuo veste i paesaggi d’oro e giacinto e s’alzano voci che non si arrendono e continuano a narrare chi siamo, dove siamo, quale bellezza possiamo ancora realizzare. Con un groppo alla gola, come i balenti di Lussu, per esprimere valore anche se il successo non premia l’azione, anche quando tutto sembra perduto nella mediocrità dell’obbedienza e dell’indifferenza.

Concludo questo testo con una poesia di Giorgio Scheggi.

S’impone quel colle giallo di fieno
perché più vicino
dietro, soltanto un metallico azzurro
conosci il trucchetto

Tra tutti questi papaveri sbronzi
scava il sole gli occhi
e il sasso appuntito segna la schiena.
Sollevaci, mare.

Tags: Polemos
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