
Il ritorno nel Paese ‘nel cuore dell’Europa’. Nel suo discorso alle autorità Bergoglio cita i padri fondatori dell’Europa e condanna gli ‘infantilismi bellici’, i ‘populismi autoreferenziali’ e mette in guardia dai ’ruggenti nazionalismi’. Papa Francesco non fa sconti di opportunità rispetto ai valoro morali predicati dalla Chiesa. Viaggio di tre giorni in Ungheria, il quarantunesimo del Pontificato e il secondo di quest’anno, dopo quello in Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan dello scorso gennaio/febbraio. Viaggio molto intenso, in un Paese che dista soli 166 chilometri dal confine ucraino.
Papa Francesco torna in visita in Ungheria dopo due anni dal suo precedente viaggio. Ci era stato nel settembre del 2021 per il Congresso eucaristico mondiale. L’incontro con il primo ministro Viktor Orbán è il momento di particolare interesse di questa visita pastorale. Di particolare interesse visto che tra i due non mancano certo gli argomenti di discussione, riflette Massimo Congiu sul Manifesto. Il premier chiama il governo che presiede ‘conservatore e cristiano’ e parla di ‘identità culturale cristiana europea’ che vede in pericolo e che a suo avviso va difesa.
Difesa dai flussi migratori di genti portatrici di culture diverse, ‘dai musulmani ad esempio’.
Proprio sulle questioni riguardanti l’accoglienza a migranti e profughi i punti di vista dei due protagonisti sono più divergenti. Per il papa l’accoglienza è un dovere morale che risponde al messaggio cristiano di carità e solidarietà. Per ‘l’uomo forte d’Ungheria’ e i suoi seguaci le cose stanno diversamente. Orbán ha più volte sostenuto di non riconoscere il diritto di migrare tra quelli fondamentali dell’uomo. Semplificando, la sua posizione è «aiutiamoli a casa loro, ognuno a casa sua, l’Europa agli europei, l’Ungheria agli ungheresi»
Per Orban il multiculturalismo è un’illusione, e il cosmopolitismo un ‘non valore’, un’invenzione di un mondo ‘intriso di liberalismo’ che non concepisce l’esistenza di interessi nazionali. Un mondo i cui riferimenti sono del tutto estranei, a suo avviso, ai valori più autentici della sua Ungheria che sarebbe tutta «Patria, Chiesa e Famiglia». Questo per la propaganda. La paura di chi è diverso per provenienza, religione, orientamento sessuale, propensioni politiche, etnia.
Orbán, non ha mai gradito l’esortazione del papa ad accogliere i migranti, gente che, fa notare Francesco, proviene da contesti di estrema sofferenza e che chiede aiuto disperatamente.
Analoga la reazione di alti rappresentanti della Chiesa ungherese – tendenzialmente nazionalista – a questo invito.